Riceviamo un contributo di Alessandro Carri su Nello Lusoli, deceduto lo scorso 22 giugno, già sindaco, come lo scrivente, di Carpineti; poi sindaco di Ramiseto; quindi senatore della Repubblica. Volentieri pubblichiamo.
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Mi è venuta più di una sollecitazione a ricordare Nello Lusoli, scomparso poche settimane fa. Qualcuno, per altro, si è anche rammaricato che ciò non sia stato fatto come sarebbe stato necessario; ciò è sicuramente vero se si pensa alla sua statura, a quello che ha fatto e rappresentato per la montagna.
Ci sarà tempo per approfondire questo ultimo aspetto, soprattutto da parte di quei giovani ricercatori che - mi auguro - vorranno indagare sulla storia del nostro Paese e, più specificamente, della nostra provincia.
Come tanti altri concittadini, con la moglie Liduina e i suoi famigliari, ho partecipato alla cerimonia solenne delle esequie del sen. Lusoli, in piazza Matilde di Canossa a Carpineti, in un clima di generale commozione di quanti vi erano presenti. Oltre al sindaco Montemerli ha preso la parola il presidente provinciale dell’ANPI Giacomo Notari che ha ricostruito il profilo politico di Nello, con particolare riguardo al suo inestimabile contributo dato nel corso della lotta di Liberazione. Innumerevoli, poi, le bandiere delle formazioni partigiane e dei gonfaloni dei Comuni di Carpineti e degli altri della nostra montagna presenti a testimoniare l’impegno di Nello Lusoli nella difficile opera di rilancio della nostra montagna.
Vi è da dire che la cerimonia, in sè commovente sulla figura del sen. Nello Lusoli, non è stata adeguatamente ripresa dai media. Anche per questa ragione ho sentito il dovere di scrivere questo breve ricordo in sua memoria.
Nello Lusoli è stato uno di quei valorosi partigiani (e sono stati tanti) che dopo la Liberazione si è “rimboccato le maniche” per costruire la nuova Italia. Assolvendo questo compito è stato ben presto eletto sindaco di Carpineti.
V’è da dire che quello non era certo un “mestiere” facile, soprattutto in rapporto alle condizioni di vita dei montanari costretti in quegli anni all’emigrazione, alla ricerca disperata di un qualsiasi lavoro. Milano, Genova e, per i più fortunati, a Reggio Emilia, le destinazioni più frequenti dei nostri montanari.
La popolazione in montagna quasi si dimezzò e con essa anche le risorse del Comune si assottigliarono. Assicurare anche i servizi più elementari alla gente, dando vita alla realizzazione delle più importanti infrastrutture, era sempre più problematico.
Erano quelli periodi in cui si verificavano momenti di lotta molto intensa ed aspra tra le forze politiche e Nello Lusoli, per la montagna, rappresentava per i comunisti, dei quali faceva parte, una bandiera in contrapposizione a quella autorevole dell’on. Pasquale Marconi, sindaco di Vetto.
Sì, una bandiera, fatta di programmi, di cose concrete da fare, anche di quelle più elementari, di assistenza, di aiuto, di mantenimento dei rapporti tra chi era rimasto in paese e chi aveva scelto, di necessità, l’emigrazione.
Non fu certo per lui impresa facile, ma assolse al suo impegno con buon senso, stabilendo un rapporto cordiale e di stima con tutti (oggi si direbbe di dialogo e di unità di intenti). I responsi elettorali confermarono del resto la validità della sua azione e, naturalmente, di profondo rammarico quando si pose la sua sostituzione. In virtù del prestigio, della conoscenza dei problemi della montagna e delle sue indubbie capacità politiche, Nello Lusoli venne eletto responsabile dei comunisti di tutta la montagna. In quella funzione mi capitò di collaborare con lui per qualche anno come responsabile dei giovani comunisti (FGCI), appunto, della montagna.
Tanti sarebbero gli episodi da ricordare ma, tra tutti, quelli più intensi sono da collegare alla sensibilità che egli aveva di tenere conto dei problemi dei giovani, di come potere garantirgli una prospettiva attraverso la scuola e il lavoro. Divenne poi – come è ben noto – parlamentare e di questa sua attività si è ricordato troppo poco.
Nello Lusoli era uno di quei parlamentari preziosi, che lavoravano molto (nelle commissioni e in aula) per migliorare la legislazione e garantire il rapporto più stretto possibile con i problemi reali dei cittadini senza l’ambizione di apparire più di tanto. E’ stato uno dei principali protagonisti dell’elaborazione della legge per la costituzione delle comunità montane che allora rappresentò un fatto particolarmente significativo per sottolineare l’importanza di un territorio, in gran parte prevalente del nostro Paese, troppo spesso abbandonato economicamente e socialmente. Le comunità montane, non dimentichiamolo, imposero una politica per la montagna che, quantomeno, riuscì a contenere se non ad arrestare l’esodo degli anni precedenti.
Nel contempo Nello Lusoli divenne sindaco di Ramiseto e artefice di quel programma che divenne legge, di trasferimento dell’abitato di Succiso investito da un fenomeno franoso di straordinarie proporzioni.
Successivamente, la malattia che lo colpì e le cure intensive cui dovette a lungo sottoporsi lo tennero lontano dall’attività politica, ma non è mai venuto meno in lui l’interesse verso le questioni della montagna e la sua porta, per amici e compagni, era sempre aperta.
Così, quando a me venne proposto di fare il sindaco di Carpineti, è a lui che pensai subito di rivolgermi. Si trattava di riconquistare il comune per le forze di sinistra e lui mi parlò della sua esperienza a Ramiseto e del dovere che assolse in quella esperienza per dare una nuova direzione politica all’Amministrazione; ciò che avrei dovuto fare anch’io a Carpineti.
Per questo mi assicurò tutto il suo sostegno e rivolse a tutti i carpinetani un appello (di cui conservo ancora il manoscritto) con il quale ricordando la sua esperienza di sindaco invitava i cittadini a votare per me, per la lista del Castello che rappresentavo, nel nome delle migliori tradizioni del comune, di libertà e giustizia sociale e per fare sempre più di Carpineti la cerniera più importante tra il monte e il piano.
(Alessandro Carri, già sindaco di Carpineti)