Si è svolta questa mattina, alle 11,30, a Cervarezza, l'intitolazione ufficiale della piazza al Dr. Giovan Battista Galassi.
La cerimonia è stata molto partecipata, nonostante la pioggia, a dimostrazione che la scelta effettuata ha interpretato il desiderio di tante persone che lo hanno conosciuto apprezzato e stimato.
Sono intervenuti il sindaco, Alessandro Govi, che ha ringraziato i presenti per la partecipazione ed ha ricordato brevemente la figura del Dr. Galassi, e l’assessore Daniela Pedrini, che ha ripercorso, attraverso la lettura di alcune note biografiche (che riportiamo più in basso), gli aspetti più significativi della vita e dell’operato di Giovan Battista Galassi.
L’assessore Pedrini ha affermato: “L’Amministrazione comunale di Busana, interpretando il desiderio delle tante persone che lo hanno conosciuto apprezzato e stimato, per ricordare e ringraziare il Dr. Giovan Battista Galassi, che con umiltà e lungimiranza tanto si adoperato per il suo paese, e che ha contribuito a far diventare Cervarezza una stazione turistica fra le più apprezzate della provincia di Reggio Emilia, dedica questa piazza, situata vicino al luogo che lui ha contribuito a far nascere e prosperare, alla sua memoria”.
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Note biografiche
Giovan Battista Galassi nasce a Cervarezza il 3 ottobre 1914 da Adolfo e Albina Pagani. Il padre, partito per la guerra nel 1915, muore al ritorno dall’Albania nel 1919 ed egli rimane con la madre e una sorella di pochi mesi che il padre non ha potuto nemmeno conoscere. Per una banale malattia infantile a soli due anni muore anche la sorella Irma e si ritrova solo con la madre.
Frequenta la scuola elementare a Cervarezza e la sua maestra è la signora Teresa Romei Correggi, che ne riconosce l’intelligenza e l’amore per lo studio e convince la madre a fargli proseguire gli studi presso il seminario di Marola.
Sono anni di sacrifici, accompagnati però da belle amicizie che proseguiranno tutta la vita con i coetanei e con gli insegnanti: l’arch. Enea Manfredini, mons. Prospero Simonelli, il cardinale Pignedoli, mons. Francesco Milani, per citarne alcuni.
All’età di 15 anni muore anche la madre e, rimasto solo, si prenderà cura di lui la nonna paterna Assunta Picchietti. Per gli studi lo aiuta dalla Francia lo zio Alberto Galassi, fuoriuscito dall’Italia per ragioni politiche, che con il fratello Olinto ha a Lione un’impresa edile. Durante le vacanze dalla scuola va a lavorare presso di loro, anche se ben presto anche lo zio Alberto partecipa alla guerra civile spagnola contro Francisco Franco e, ferito in uno scontro, muore a Parigi.
Si diploma maestro all’età di 18 anni e i suoi primi incarichi sono in montagna. Ricordava spesso quando si recò a Civago passando il Secchia a piedi, accompagnato dallo zio Adolfo, con i bagagli su un asinello.
Nel 1939 si sposa con Lina Malagoli e viene accompagnato all’altare dalla sua maestra: Teresa Romei Correggi.
Vince un concorso nazionale e si trasferisce a Marmirolo, dove nel 1941 nasce il figlio Gian Maria. Nel 1942 si laurea in pedagogia presso l’Università di Torino.
Scoppia la seconda guerra mondiale e, dopo varie vicende, finisce in un campo di concentramento a Dusseldorf. La sua conoscenza delle lingue gli permette di superare questa terribile esperienza facendo l’interprete, un ruolo che gli consente di aiutare anche i compagni di prigionia.
A fine della guerra torna a casa distrutto fisicamente, senza però aver perso la voglia di vivere e di agire.
Nel 1946 nasce la figlia Renata e nel 1948 si laurea per la seconda volta, sempre a Torino, in lettere moderne.
Diventa direttore didattico, un'attività che ha molto amato, perché gli permette di stare in mezzo ai ragazzi. Al suo ufficio di Busana fanno capo le allora numerose scuole elementari dei comuni di Busana, Collagna, Ligonchio e, per un lungo periodo, anche Villa Minozzo. Con la sua direzione sperimenta strade nuove che precorrono i tempi.
Frequenta spesso per convegni il Ministero della Pubblica Istruzione a Roma, come testimoniano i suoi tanti articoli pubblicati sui volumi di aggiornamento del Ministero stesso.
Riceve tanti riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro per meriti in campo didattico.
Negli anni ’50, nel fervore delle attività che segue la fine della guerra, vuole fare qualcosa per il suo amatissimo paese e gli nasce l’idea di sfruttare le acque che scendono dal Campestrino, uniche per leggerezza e purezza e l’acqua sulfurea conosciuta da sempre come “acqua di S. Lucia”.
Visita le terme italiane per vedere cosa potesse servire, cerca finanziamenti nel mondo dell’imprenditoria reggiana; diventa amico di Adelmo Lombardini e più tardi del figlio Franco e del genero Maramotti, di Giulio Crotti, di Rino e Renzo Ficcarelli e di tanti altri che riesce a coinvolgere in quella avventura dove lui stesso investe tutti i suoi risparmi. Anche i paesani di Cervarezza lo seguono e lo affiancano con entusiasmo, comprando azioni in rapporto alle loro finanze.
Nel 1953 viene inaugurata la SA.MI.CER : a S. Lucia delle Fonti c’è uno stabilimento per l’imbottigliatura delle acque, una casa per il custode, un parco molto curato e pieno di fiori con un laghetto dove si pescano le trote, un bar e un grande campo con i giochi per i bambini. Un parco che diventa ben presto meta di un gran numero di visitatori. Giovan Battista Galassi fu presidente di questa società dall’anno della sua fondazione fino alla sua morte avvenuta nel 1980.
Ha fatto parte del Consiglio Provinciale del Turismo di Reggio Emilia e si è adoperato in tutti i modi per far conoscere Cervarezza e l’Appennino, convinto già da allora che sarebbe diventata una vera e propria necessità per chi vive in città cercare l’aria pura delle nostre montagne.
Ha creato la pro loco di Cervarezza, la prima in tutta la provincia a darsi uno statuto.
Ha aiutato i paesani nelle pratiche per ottenere mutui per le migliorie agli immobili.
Negli anni ’60 l’Ente Provinciale per il Turismo lo manda più volte in missione attraverso l’Europa per far conoscere la realtà naturalistica, culturale ed economica del reggiano, a testimonianza di quanto fosse apprezzato e stimato.
Il Dr. Galassi era un appassionato studioso della lingua italiana e apprezzato scrittore e poeta; ma era solito dire che pensava e sognava in dialetto per non dimenticare mai le sue origini.
Il 2 giugno 1960, con decreto del presidente della Repubblica Gronchi, è stato nominato “Cavaliere della Repubblica”, e successivamente, il 27 dicembre 1972, con decreto del presidente Leone, gli viene conferita anche l’onorificenza di Ufficiale della Repubblica.
Gli ultimi anni della sua vita sono caratterizzati dalla malattia, affrontata con coraggio, serenità e fede.
Muore il 12 febbraio 1980.