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Sulla situazione dell’agricoltura in montagna

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Sulle pagine di Redacon del 14.7.07 troviamo riportata l’opinione sullo stato dell’agricoltura espressa dal responsabile zona montana della Confederazione Italiana Agricoltura (C.I.A.), che inizia col far presente che la situazione del settore latte in provincia è sempre più allarmante per evidenziare che le relative difficoltà colpiscono in particolare la montagna.

Aggiunge poi altre considerazioni, che vanno a concludere auspicando un piano nazionale che affronti i gravi problemi del settore e dia nuove prospettive di sviluppo ai produttori. Un piano che deve coinvolgere istituzioni nazionali e territoriali e tutti i vari protagonisti della filiera lattiero – casearia in una strategia condivisa di indirizzi e di interventi…

Non è certo la prima volta che i rappresentanti delle diverse associazioni agricole espongono le loro preoccupazioni per il futuro della nostra agricoltura, e a tali voci si sono spesso unite anche quelle di tecnici e professionisti impegnati in questo comparto. Peraltro anche noi ci siamo ripetutamente occupati di questo argomento, stante l’importanza che vi attribuiamo e non potendosi nel contempo ignorare il continuo aumento degli incolti, una tendenza che sembra inarrestabile e che viene stimata per la nostra zona sull’ordine del 3% annuo, dato tutt’altro che irrilevante per le conseguenze che si vanno profilando (e che già oggi si fanno sentire).

Ora le parole dell’esponente della C.I.A. possono essere lette come un rinnovato allarme per una condizione di crisi che si va ulteriormente aggravando, senza che si riesca ad individuare la giusta via di uscita.

Visto cosa ha significato l’agricoltura per l’ambito montano, e cosa sta ancora rappresentando - vuoi sul piano economico, anche per la mole di lavoro indotto e per il connesso livello occupazionale, vuoi sul piano sociale per i valori positivi che custodisce e propaga, cui va sommato il ruolo svolto nella tutela dell’ambiente - non dovremmo lasciar cadere la chiamata in causa delle istituzioni territoriali, in funzione appunto del piano nazionale avanti menzionato ma non solo.

Il primo passo in tal senso potrebbe essere un incontro promosso dalla Comunità Montana, quale ente/istituzione comprensoriale, e rivolto alle organizzazioni del mondo agricolo, e magari dell’agro-alimentare nel suo insieme, e a tutti i consiglieri comunitari, e anche comunali, che fossero interessati alla materia.

Il problema è certamente ampio e complesso, ma le organizzazioni agricole sono certamente in grado di fornire indicazioni e proposte per delineare quegli strumenti normativi che possono aiutarci a superare (e magari invertire stabilmente) la crisi in atto nel settore agricolo, indicazioni e proposte che potrebbero trovar posto in un documento comune destinato intanto a Provincia e Regione, così da fornire uno stimolo e un contributo verso l’adeguamento della legislazione e dei provvedimenti riguardanti la montagna, ovvero verso la formulazione del piano in discorso.

(I consiglieri di opposizione: Riccardo Bigoi, Paolo Bolognesi, Luigi Cagni, Fernando Cavandoli, Marino Friggeri, Giuseppe Moncignoli, Davide Morani, Alessandra Zobbi, Leonaardo Ruffini)