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Per la strada… a Cervarezza…

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Se ti va di ripercorrere le strade del paese ci si può incontrare e scambiare quattro chiacchiere. Si può parlare del tempo, della salute, del fatto del giorno, del futuro, di quanto simpatico sia Caio o di quanto odioso sia Sempronio; dei fatti di ieri e dei fatti di molto tempo fa.
Il vecchio "Minghin ud Maran", emerito sagrestano, ricorda così il suo servizio militare ed a chi, con curiosità, lo interroga racconta:
"Mah, ud vint i mu scarten ed quaranta im tûleu"!
"Dove vi mandarono, Domenico?”
"A Salunicco, fera dl'Italia, in scima a una nava".
"Fu un viaggio faticoso?"
"Atru che! A vens anch la tumpesta, cun di zanzarun da cuaciar una cà. In tla spianada ud la nava, un veûnt cal pûrteva via, alura al comandante al dis: Giacuatevi! Quand Dio vos, tut al fnì".
A noi ragazzi sembrava di assistere al racconto di una favola; di navi e mare se n’era sentito parlare ma pochi di noi li avevano visti.

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Se si scende nel centro del borgo si trova l'Albergo Ventasso, noto come "Cà ud Madìo”. Davanti al locale una piccola figura, non bella a dire il vero; la sua è una faccia rugosa, segnata dal tempo e dalla fatica. In testa un cappello sgualcito, giacca e pantaloni non sono della sua taglia; ai piedi un paio di scarpe, facili al sorriso, dalla suola apribile. Non mi sono mai spiegato come mai fosse chiamato "Battistun", quel Battistun immortalato da “Ciucin” in una splendida fotografia. E’ il campanaro del paese, studiato su misura col campanile: per arrivare alle campane è sufficiente un minuscolo sgabello. Sparisce durante la giornata, per riapparire la sera con il solito fascio di legna sulle spalle, umile e silenzioso, brutto fuori ma tanto bello dentro.

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"Lo so che lana cerchi!" Questa la risposta che la Venezia ebbe alla sua innocente richiesta.
"Ditemelo, ditemelo!" continuava a ripetere Iufun ud Carsciun. Parlava in modo tranquillo, sereno, perfino gentile ed in perfetto italiano, trattenendo e nascondendo la sua rabbia verso il colpevole di averlo bagnato dalla testa ai piedi, durante le frequenti battaglie con l'acqua.

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"Stasera niente remle!"
disse Giuseppe del Tenente al proprio somaro che lo aveva scalciato.

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"A me, a me; a te, a te, io buioun!"
Queste le indicazioni che il gran navigatore Beppone suggeriva al proprio autista per una più corretta e sicura direzione della vettura sulla strada.