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Il recupero di Rossenella

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Sabato 14 luglio il Comune di Canossa presenta l'intervento di recupero della torre matildica di Rossenella acquistata dal Comune di Canossa il 6 marzo del 2001 dai vecchi proprietari.

Dopo il necessario e laborioso intervento di consolidamento e restauro la torre di Rossenella sarà aperta al pubblico all'interno della riserva naturalistica di Campotrera, in un territorio ricco di storia, natura e cultura.

Il pomeriggio si aprirà alle ore 17,30 presso la torre con il taglio del nastro e l'inizio della visita guidata e continuata. Ci si trasferirà poi al vicino castello di Rossena, dove dalle ore 19,00 verranno pronunciati gli indirizzi di saluto delle autorità presenti: Enzo Musi, sindaco del Comune di Canossa, Marco Barbieri, consigliere Regione Emilia-Romagna, Sonia Masini, presidente Provincia di Reggio Emilia, Nilde Montemerli, presidente Comunità Montana dell'Appennino Reggiano, Ivo Gibertini, assessore ai lavori pubblici del Comune di Canossa, Gino Badini, presidente Istituto Superiore Studi Matildici.

A seguire lo studioso di castellologia Gianmaria Labaa, consigliere scientifico dell'Istituto Italiano dei Castelli e la progettista Franca Manenti Valli presenteranno l'opera di recupero della torre.

Al calare della notte sarà quindi possibile ammirare la torre di Rossenella illuminata per la prima volta grazie al progetto realizzato in accordo con la Soprintendenza con il sostegno del dott. Rodolfo Bellentani della ditta F.lli Bellentani e Osram Spa e con il patrocinio del Rotary Club Reggio Emilia, che sarà rappresentato dal suo presidente, Lauro Sacchetti.

La serata sarà accompagnata dalle note del sestetto d'archi "Voces Intimae", che sul piazzale del castello di Rossena proporrà alcuni brani di F. Bridge, G. Faurè e J. Brahms.

Il progetto di recupero e restauro è stato realizzato dal Comune di Canossa in cofinanziamento con Unione Europea (Obiettivo 2), Regione Emilia Romagna, Provincia di Reggio Emilia e Comunità Montana dell'Appennino Reggiano.

Patrocinano l'iniziativa di sabato 14 luglio l'Istituto Superiore di Studi Matildici, l'Istituto Italiano dei Castelli e il Rotary Club di Reggio Emilia.

Saranno presenti personaggi in costume storico della Rievocazione Storica Canossana.

PER INFORMAZIONI:
Comune di Canossa, piazza Matteotti, 28, tel. 0522 248413, fax 0522 248450, e-mail: @lmailto:[email protected]" target="_blank">[email protected].

Ufficio Informazioni ed Accoglienza Turistica "Terre Matildiche", via Rossena, 83, 42026 Canossa, tel. e fax 0522 872225, [email protected] www.matildedicanossa.it.

DESCRIZIONE

I rilievi appenninici reggiani dalla metà del X secolo all'inizio del XII hanno costituito le soglie di difesa naturale dove si è venuto organizzando il nucleo primario del sistema fortificato degli Attonidi, la dinastia di Matilde di Canossa, la più grande dinastia feudale in Italia, al pari con le maggiori in Europa.
La loro crescente potenza rese necessaria un'adeguata organizzazione militare a tutela dei domini acquisiti: i castelli, con la fitta rete di elementi interattivi alla funzione di difesa, diverranno allora strumento esecutivo del potere e la loro immagine simbolo visualizzato della potenza dinastica.
La particolare orografia dell'Appennino reggiano, che per un lungo tratto è delimitato a levante dal fiume Secchia e a ponente dall'Enza, ha suggerito ad Atto l'iniziale e organica predisposizione di un sistema difensivo in un tempo che precedeva il massiccio sviluppo dell'incastellamento.
Costruzioni esistenti da aggiornare alle nuove tecniche fortificatorie, secondo il naturale avvicendamento in luoghi già attivati, o insediamenti di nuovo impianto avrebbero dato origine a un piano strategico con strutture reciprocamente correlate, e in diretto contatto attraverso un sistema di comunicazioni visive: un circuito di notevole ampiezza che, superando i confini naturali tracciati dai due fiumi, si poteva allertare in un tempo di stretta misura.
A sud-ovest di Rossena che, imponente nella complessa struttura di macchina da guerra come presidio avanzato di Canossa, si affaccia sulla valle dell'Enza, al limite di una scoscesa e bruna roccia vulcanica, la torre di Rossenella. Il suo ruolo era di avvistamento e di segnalazione agli altri manufatti della stessa funzione.
Manufatto essenziale e, per la sua limitata dimensione planimetrica - circa 8 x 9 m - Rossenella propone dimensioni, forma, organizzazione degli spazi, elementi costruttivi analoghi a quelli di costruzioni parallele nella stessa area incasellata sullo scorcio del X secolo.
La struttura della torre è a canna; il paramento è in conci squadrati di pietra calcarea posati a filaretto. L'orientamento è esattamente stabilito secondo le coordinate cardinali con i lati lunghi rivolti a nord e sud. La torre era articolata su tre piani.
Il piano terra, adibito a magazzino per armi e viveri; al secondo livello, a cui si accedeva dall'esterno, era l'alloggio diurno per la guarnigione; al terzo livello i giacigli per chi doveva rimanere anche a lungo all'interno della torre; al piano di copertura, concluso da un camminamento merlato, la funzione di avvistamento.

RESTAURO

Oltre al doveroso consolidamento delle murature per la salvaguardia di quanto rimane dell'originario assetto, il manufatto si presta a un riuso perfettamente integrato al più ampio programma di valorizzazione del comprensorio matildico e, parallelamente, a un recupero funzionale che ne esalti le caratteristiche e ne richiami la funzione prima.
L'esigenza di visitare la torre, anche in senso verticale, per leggere ogni elemento e ogni traccia dell'iniziale connotazione, per osservare il paesaggio intorno, come da precipuo ruolo segnaletico, ha suggerito di predisporre una struttura metallica non invasiva, che risolvesse la duplice funzione portante e restituiva.
Il collegamento tra i piani è realizzato da una scala elicoidale, che adombra verticalità e giacitura delle scale a pioli iniziali. Il notevole sviluppo di interpiano ha richiesto due brevi momenti di sosta a mezza quota, con possibilità di osservare le mensole in pietra sulle quali poggiavano le scale lignee.
Il dislivello tra la quota del secondo ballatoio e l'affacciamento alla sommità è superato da una scala in ferro alla cappuccina a ridosso della muratura.
La copertura, montata in corrispondenza del perimetro interno della torre, è realizzata in vetro trasparente per permettere l'illuminazione naturale durante il giorno.