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L’Emilia-Romagna che verrà

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E' il principale strumento di programmazione territoriale della Regione. Il documento strategico con cui questa traccia la rotta di quello che dovrà essere il “sistema Emilia-Romagna” del futuro. Stabilendo precisi obiettivi di sviluppo e di qualità per l'Emilia-Romagna che verrà, all'interno del più generale contesto nazionale ed europeo. E' questo il Piano territoriale regionale (Ptr), il documento che definisce tra l'altro indirizzi e direttive alla pianificazione di settore, ai Ptcp provinciali e agli strumenti della programmazione negoziata. Parte tematica del Ptr è anche il Piano territoriale paesistico regionale.

A 15 anni di distanza dal primo Ptr, la Giunta della Regione Emilia-Romagna - su proposta di Luigi Gillli, assessore alla Programmazione e sviluppo territoriale, Cooperazione con le Autonomie ed Organizzazione - ha redatto le linee di indirizzo avviando così, formalmente, il percorso per la definizione del nuovo Piano. Si apre ora un'ampia fase di consultazione, che prevede una forte partecipazione delle istituzioni e della società emiliano-romagnola. Oltre a quanto strettamente previsto dalla normativa, saranno affiancate alle nove Conferenze di Pianificazione provinciali - che si svolgeranno contemporaneamente in tutte le Province della regione il 17 luglio - anche alcuni Forum tematici rivolti alle forze economiche, sociali e culturali dei diversi territori della regione.

Non un Piano urbanistico, né il Piano dei Piani di settore, dunque, ma il documento di programmazione con il quale viene disegnata, con la partecipazione dell'intera società regionale, l'Emilia-Romagna di domani e fissati alcuni obiettivi strategici.

Il primo di questi è la qualificazione dei sistemi territoriali, perché sempre più la competizione avviene, anche a livello internazionale, a questo livello. In questa chiave dovranno essere affrontati i temi della riqualificazione urbana, della localizzazione dei servizi, della innovazione e adeguamento delle reti di trasporto e comunicazione, della qualificazione ambientale, degli insediamenti produttivi. Passando da un approccio di rete, ad un approccio di sistema e andando oltre la scelta del policentrismo che ha caratterizzato gli ultimi anni di programmazione, al fine di valorizzare meglio le specifiche eccellenze e le naturali vocazioni dei singoli territori, a partire da Bologna città metropolitana.

A partire dalla rotta tracciata dalle strategie Ue di Lisbona e Goteborg sull'economia della conoscenza e della sostenibilità dello sviluppo, l'obiettivo è quello di accrescere la qualità, l'efficienza, l'identità dunque la coesione territoriale del sistema regionale.

A questo tema ne sono strettamente collegati altri. Quello dell'attrattività territoriale, innanzi tutto, come condizione per promuovere l'internazionalizzazione delle imprese. Ma, anche quelli dello sviluppo delle reti di conoscenza e dei poli regionali di innovazione. All'interno di una nuova governance regionale declinata su una maggiore cooperazione e semplificazione Istituzionale

Altro obiettivo forte sarà quello della sostenibilità ambientale. Un obiettivo trasversale che dovrà diventare dirimente in ogni scelta economica, insediativa, di sviluppo. Anche questo obiettivo richiede - di fatto - il superamento delle tradizionali politiche di settore, tali e tante sono le interdipendenze che esistono anche su questo versante e le specificità dei singoli territori.

Ridisegnare dunque i “luoghi dell'abitare e del produrre” dopo la dispersione insediativa degli ultimi decenni, puntando sullo sviluppo dell'economia della conoscenza, sulle nuove tecnologie e favorendo il più possibile la cooperazione tra sistemi urbani e produttivi. In questo quadro dovrà essere riorganizzato il sistema della mobilità di persone e merci, puntando soprattutto sulla plurimodalità e sulla salvaguardia ambientale.

Il Ptr delineerà anche un nuovo welfare in grado di sostenere le sfide poste dai mutati contesti sociali. Per costruire un messaggio forte di valori, di opportunità e di fiducia. Innanzi tutto per le nuove generazioni. Per dare risposte efficaci a bisogni vecchi e nuovi. I temi sono tanti: le nuove povertà, l'immigrazione, l'invecchiamento della popolazione, i giovani, la tutela della salute.