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Disinformazione scientifica e salute

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Vanità delle scienze.
Quando saremo afflitti, la scienza della realtà fuori di noi non ci consolerà dell’ignoranza morale, ma la scienza morale ci consolerà sempre dell’ignoranza delle scienze oggettive.

Blaise Pascal, Pensieri (Garzanti Editore, 1994)

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Negli ultimi anni stiamo assistendo ad una esplosione informativa e divulgativa che, in nome della libertà di informazione e di espressione, permette a molti di dire (quasi) tutto e il contrario di tutto. L’eccesso di informazione, tuttavia, rischia di riportarci paradossalmente ad una condizione di confusa ignoranza o a credere di sapere e apprendere sulla base di informazioni divulgate in modo talmente chiaro, convincente e rapido da togliere spazio alla riflessione e valutazione critica di quelle che ci vengono proposte come delle verità assolute. Questo può causare non pochi equivoci e problemi, soprattutto se riguarda argomenti delicati ed importanti come la nostra salute.

Ciò che spesso dimentichiamo, quando ci poniamo di fronte ad una notizia, è che quello che ci viene detto non sempre è la verità assoluta ed unica che risolverà tutti i nostri problemi e disagi. Siamo portati a credere che quello che ci viene detto, magari in modo particolarmente convincente e da persone autorevoli, sia una verità certa e non una ipotesi o un punto di vista. Quello che credo sia importante ricordare è che l’informazione è sottoposta a due fenomeni, tra gli altri, che in qualche modo ne influenzano il destino. Da una parte, le notizie possono nascere non da evidenze certe e documentate, ma dall’idea di un singolo che attraverso un percorso di diffusione esponenziale le fa arrivare a molti (soprattutto con le nuove fonti di informazioni come internet). Dall’altro, esistono molteplici ragioni che possono portare ad una strumentalizzazione, più o meno consapevole, delle informazioni, che possono arrivare a noi in modo parziale o esagerato.

Ma anche noi, gli ascoltatori, coloro che dovrebbero apprendere e capire, non sempre ci comportiamo correttamente di fronte alla notizia. Aggiornarsi ed informarsi sulla salute è una operazione non semplice: a volte siamo troppo poco critici e non ci diamo il tempo per riflettere e approfondire quello che ci viene proposto, a volte non abbiamo gli strumenti e le competenze per comprendere completamente quello che ci viene detto e ci fidiamo del parere di esperti in modo passivo. Perchè? Probabilmente perchè in questo modo cerchiamo di colmare il nostro bisogno di verità, certezze e rassicurazioni, sostituendo l’incertezza legata al nostro problema o disagio con una soluzione certa e rapida.

Cosa possiamo fare, quindi, per apprendere al meglio ed utilizzare correttamente le informazioni sulla salute che ci vengono trasmesse? Per prima cosa è importante che le fonti d’informazione che decidiamo di utilizzare siano fonti affidabili: le figure sanitarie rimangono delle figure di riferimento rilevanti per ricevere consigli e suggerimenti sulla nostra salute. Se scegliamo di utilizzare strumenti come riviste, radio, tv o internet cerchiamo, prima di tutto, di distinguere le fonti istituzionali ed indipendenti da quelle sponsorizzate e con interessi commerciali. Un recente sondaggio riferisce che il 78% dei “naviganti” utilizza internet anche per cercare informazioni riguardanti la salute (soprattutto per problemi legati all’obesità e al peso, seguiti da mal di schiena e testa, disturbi stagionali e dermatologici). Si cercano soluzioni rapide per le patologie più lievi, ed informazioni e documentazione per quelle più gravi (Google, Edra e la salute on-line). Una ricerca condotta in Inghilterra qualche tempo fa ha mostrato come la rete viene utilizzata da parte dei cittadini: i siti più autorevoli e patrocinati dalle Autorità Sanitarie Nazionali vengono scartati perchè difficili da comprendere mentre i siti delle case farmaceutiche vengono scartati perchè la pubblicità eccessiva li rende poco affidabili. I siti più visitati sono, invece, siti di facile accesso e che si rapportano al cittadino in modo chiaro, semplice ed umano, oltre ai forum dove, però, si corre il rischio di non essere certi dell’affidabilità delle informazioni (lo studio mette in evidenza la possibilità che qui possano entrare degli esperti delle case farmaceutiche che sotto anonimato indirizzano gli utenti verso i loro prodotti; E. Sillence et al, New York, ACM Press: 663-670).
Una volta individuate le fonti che ci sembrano più attendibili e degne di credibilità, è importante pesare l’informazione che ci viene data, che dovrebbe essere affidabile (basata su delle evidenze e obiettiva), comparativa (in grado di evidenziare i rischi e i benefici di tutte le opzioni terapeutiche disponibili, compresa la possibilità del non trattamento della patologia se appropriata e in grado di spiegarci in modo chiaro la malattia), adatta a noi (comprensibile, accessibile ed adeguata al nostro livello culturale).

Una parte rilevante della disinformazione nella salute riguarda i farmaci. A questo proposito ricordo che il farmaco va inteso sempre come un aiuto, una alternativa e non come la soluzione unica, immediata e completa a tutti i nostri problemi (come spesso ci viene proposto). Va utilizzato correttamente e consapevolmente da parte del cittadino, che deve essere messo nelle condizioni per utilizzarlo al meglio in modo da trarne il maggior giovamento possibile limitando eventuali errori e rischi, soprattutto per le classi di sostanze più a rischio, come i farmaci salvavita e gli psicofarmaci (vd. Psicofarmaci: antidoti o veleni?, Chiara Roni).

4 COMMENTS

  1. Risponde l’autrice / Serve anche una buona base di conoscenza
    Voglia di capire e buon senso albergano sicuramente almeno in una parte di coloro che si pongono positivamente e con curiosità verso le informazioni e la nuova conoscenza. Il problema sta in come questa voglia e questo buon senso si adattino ai ritmi e ai modi di trasmissione delle notizie di oggi (sempre più dettagliate, ricche di termini tecnici e costruite in modo da non farci dubitare). Anche se ne siamo dotati è importante non dimenticare che le informazioni possono essere trasmesse e diffuse per interessi e motivi che non conosciamo e ci sfuggono. Per questo il buon senso dovrebbe essere sempre arricchito da una base di conoscenze personali fondate e certe, unico modo per permetterci di difenderci da questo bombardamento continuo.

    (Chiara Roni)

  2. Disinformazione: illusione virtuale
    Ave. Le UNICHE fonti di dati attendibili sono i risultati! Il resto sono vuote chiacchiere… Nel campo degli psicofarmaci i risultati parlano da soli: la si dovrebbe smettere di drogare le persone e tentare di ridurle a degli “zombie” affermando così di “averli curati”. CHIUNQUE altro affermi cose diverse, non importa quante lauree ha o quante multinazionali del farmaco ha alle spalle che lo finanziano, dice solo inutili chiacchiere. Ricordiamoci delle TRUFFA del tabacco.
    A presto.

    (Nicola Loconte)


  3. Concordiamo con Nicola nel dichiarare che le uniche fonti attendibili sono i fatti (e che il tabacco sia una truffa colossale!!). In linea di massima i fatti sono la base di ogni teoria scientifica attualmente condivisa.
    Ciò che però non condivido, personalmente, è che la psico-farmacologia detenga risultati (e fatti) che possano dichiararne in automatico il fallimento; lo psicofarmaco infatti è un medicinale alle volte male-somministrato, ma lo è come ogni altro tipo di farmaco, e non si tratta di rendere zombi e drogare le persone (giudizio poco approfondito): spesso la gravità di alcune patologie, come la schizofrenia e le sindromi bipolari, richiede l’intervento farmacologico per la stessa sopravvivenza della persona.
    Ad oggi disponiamo di studi che dimostrano la più o meno correttezza delle varie categorie di psicofarmaci, in relazione al luogo di studio, all’impronta fornita allo studio, ecc. (le ricerche in fondo sono sempre parziali.. ). Ciò di cui non disponiamo, però, sono fatti e dati scientifici e indiscutibili che determinino l’esigenza di non trattare farmacologicamente le sintomatologie psichiche.
    Appunto: non si tratta di multi-lauree o di pressioni economiche, ma di dati (e fatti concreti) e di esperienze sul campo, nè tanto meno di chiacchiere, ma di studi e orientamenti incentrati sul benessere psichico della persona.
    Dichiarare tutto una truffa si presenta come un pratico modo di aggirare il problema.

    (Agostino G.)