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Viviamo tempi volgari, tempi senza dignità?

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Chi ci salverà dal diluvio di volgarità, da tante stupidaggini urlate o cantate, che rendono irrespirabile l’aria del mondo giovanile, inquinandolo e frastornandolo, allontanandolo sempre più da quello degli adulti? Guardando all’orizzonte, che prospettiamo ai giovani, appare sempre più terrestre, più ristretto e avvilito, senza dignità.

Chi ci salverà dalle cronache di questi giorni, dove i giovani sembrano tutti drogati, dopati, spinellati, violenti, irresponsabili, distratti dalle cose serie della vita?

Rincorriamo i pareri degli psicologi e dei sociologi di turno, ci appassioniamo agli interventi delle varie tavole rotonde, dove esperti approfondiscono i vari temi del giorno, che non sono quelli del quotidiano ma della violenza gratuita e irrazionale di fatti criminosi, oggetto delle chiacchiere da bar o da salotto; si cade talvolta nel fango della mediocrità; ci si sente vittime di chissà quali forze del male, quando basterebbe fermarsi qualche minuto per riflettere sulle sue origini, sulle sue radici, legate a educazione mancata o alla solitudine di cuore, create attorno ai giovani, ai quali anche la scuola non sa più rispondere.

Siamo volgari ma non ne vogliamo sentire il rimorso, rifuggiamo dal senso di colpa di questa situazione, nella quale anneghiamo pure noi insieme alle istituzioni. Da dove ricominciare? Ce lo dicono quei giovani, che stanno vomitando il nostro tempo, con scelte di vita nel servizio civile, nazionale o internazionale, in quello dell'educativo negli oratori o nelle comunità di accoglienza, e rifiutano il messianismo del benessere, misurando se stessi nella capacità di amare in grande. Non sono pochi ed alimentano la nostra speranza in un futuro meno volgare!

3 COMMENTS


  1. “Ci si sente vittime di chissà quali forze del male, quando basterebbe fermarsi qualche minuto per riflettere sulle sue origini, sulle sue radici… ”. Questa frase mi vede molto concorde con don Chiari, la vedo infatti ogni giorno in innumerevoli sfaccettature.
    Don Chiari sottolinea giustamente che i nostri giovani (noi scriventi compresi) siamo tutti devianti, drogati, ecc., senza speranza. Ed è un poco quello che molti giovani sentono per davvero: un’assenza nel presente e nel futuro. Forse è così perché per la società e per chi ci ha allevato, tutti nel delirio di creare cittadini modello di cui talvolta vantarsi, fermarsi a riflettere sulle proprie colpe e sulle proprie mancanze è realmente difficile e sofferente, come non comprendere..
    Ed è più facile dare la colpa ai “giovani d’oggi”, tanto siamo tutti uguali o siamo tutti il frutto di compagnie sbagliate (una favola fin troppo perdurata).
    Poi abbiamo un numero consistente di giovani che ruotano direzione verso attività e ambienti salubri e non nocivi; don Chiari menziona ad esempio il servizio civile, e ben sappiamo che (fortunatamente) non sono le uniche versioni di giovani che decidono di non lasciarsi travolgere, ma sappiamo anche bene che restano scelte limitate e che l’attenzione va comunque rivolta in maggior misura al deficit di chi non opera simili virate.
    Ma anche qui mi pare quasi un sottolineare il “bravo” dell’uno e il “non si fa” dell’altro, piuttosto che guardare e apprendere dal cosa ha permesso queste differenze.
    Io credo fermamente che ogni disagio e atto violento sia, in se stesso, un urlo e una richiesta implicita. Un obbligo morale alla società di rivedersi e di dare risposte a chi di risposte non ne ha ed è stato abituato che le hanno gli anziani… Insomma gira e rigira si sottolinea (pure) un passarci tutti la palla come al gioco della patata bollente (o come si chiamava, non mi ricordo.. ) nel vaneggiamento che scoppi lontano e le cose cambino, magicamente.
    La realtà è che pochi di Noi (grandi e piccini) si fermano DAVVERO a riflettere a porsi delle REALI domande: poiché è solo con le domande giuste e le successive risposte che si può cercare una o più soluzioni; e (forse) poiché solo con cambiamenti rilevanti, e non confinati nella psiche dei singoli, si può sperare in un futuro migliore.

    (Agostino G.)


  2. Io credo che ciascuno di noi (o quasi) si porti dentro la forza e la capacità di salvare se stesso. Quello che forse sarebbe importante fare è mettere tutti (giovani e adulti) nelle condizioni di potersi salvare e riscattare, e questo è possibile solo attraverso strumenti come il tempo, la riflessione e il confronto: spesso ci affanniamo a voler trovare delle soluzioni che noi riteniamo giuste per gli altri, per cercare di risolvere subito il male che vediamo attorno a noi, ma in questo pecchiamo di superbia. Quello che possiamo e dobbiamo fare è, forse, permettere e spingere alla vera riflessione, affinché le scelte e le decisioni di ciascuno siano frutto non di una imposizione ma di una convinzione profonda e maturata (che potrebbe anche esplicitarsi con modalità diverse da quelle che ci attenderemo, ma che non per questo ha meno valore).

    (Commento firmato)

  3. Condizioni ok ma niente passività
    Sottoscrivo e aggiungo: mettiamo in condizione di aiutare le persone (società) ma mettiamoci anche in condizione di ricevere gli aiuti (come singoli individui). Se abbiamo veramente in Noi tutte le forze e risorse per salvarci/aiutarci (ed è vero!) la prima mossa spetta alla società o ai singoli? Spetta ad entrambi!
    La passività spesso è male ed è uno dei primi motori che creano il disagio e ne permettono il dilagare (e il permanere).

    (Agostino G.)