Eccoci giunti al capolinea.
Proprio così , la “Febbre del sabato sera”, per questa stagione, è giunta al termine.
Andiamo in vacanza ed approfitteremo del riposo per escogitare qualcosa di nuovo e divertente da proporvi.
I progetti sono tanti, ma ancora tutti piuttosto vaghi; solo una cosa è certa : la “Febbre” non può morire così.
Non possiamo permettere che le esperienze, i batticuori ed i successi guadagnati in un anno di dirette vadano perduti.
Io e Marco torneremo insieme, più carichi che mai, pronti a parlare al microfono, pronti a mandare canzoni.
L’atmosfera dei nostri studi radiofonici, ovattata, rarefatta nelle serate invernali oppure splendente, chiara, in quelle primaverili inizia già a mancarmi…
Spero che qualcosa sia rimasto anche a voi di questa nostra esperienza radiofonica; un sorriso al ricordo di una battuta, una riflessione riguardo ad una opinione…
Fatevi sentire, l’indirizzo [email protected] è ancora funzionante.
Vi attendiamo numerosi e mi raccomando: sintonizzatevi sui 94.350 Mhz; potreste forse udire, oltre alla vastissima varietà di musica ed al notiziario flash in onda due volte al giorno, uno spot che annuncia il nostro imminente ritorno!
La puntata di oggi è stata magnifica, sia per quanto riguarda la musica che l’ha caratterizzata, sia per le battute, sia per gli attimi di riflessione.
Abbiamo aperto la trasmissione, alla grande, con un brano di Eros Ramazzotti: “Una storia importante”.
Siamo passati da brani di famosi artisti, come “Somebody to love” dei Queen e “La donna cannone” di Francesco De Gregori, a brani un po’ meno conosciuti, ma che valeva davvero la pena di ascoltare: “Che fantastica storia è la vita”, di Antonello Venditti, “Il vento dell’est”, di Gian Pieretti e Ricky Janko e, per finire, “Lady Madonna”, dei Beatles.
Tra i brani che abbiamo trasmesso, particolarmente toccante è stato “Let the sunshine in”, tratto dal musical “Hair”.
Quando il protagonista viene mandato, per errore, in guerra, in Vietnam, intona questa canzone in cui esprime la sua fiducia in Dio e la speranza che Dio creda in lui.
La scena di quest’uomo che si incammina verso la morte, senza nemmeno conoscere gli ideali per i quali è destinato a combattere, è commovente.
Questa canzone, secondo me, esprime, appieno, l’inutilità della guerra, il sacrificio inutile di giovani vite…
Termino la puntata con un pensiero poetico, che ora voglio riportare in questo articolo:
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