Home Cronaca SPECIALE RADUNO DEGLI ALPINI / “Italiani invasori ma non nemici”

SPECIALE RADUNO DEGLI ALPINI / “Italiani invasori ma non nemici”

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CASTELNOVO NE’ MONTI - Appena messo piede nel foyer del teatro Bismantova si rimane quasi basiti dalla “densità” di una mostra costituita da immagini e testi che raccontano la triste vicenda della ritirata degli alpini dalla Russia durante la seconda guerra mondiale.

L’allestimento, che si situa nel quadro delle iniziative del raduno delle penne nere, il 51^ provinciale, in corso nel capoluogo della montagna reggiana, è curata dall’alpino Pasquale Corti, arzillo 85enne originario della modenese Montefiorino ma da tempo residente a Reggio Emilia.
Ci fermiamo con lui per qualche impressione. Ci racconta volentieri qualche frammento della sua storia, a tratti, comprensibilmente, anche commuovendosi.

“Abbiamo fatto 1200 km nella nostra ritirata, in una situazione talmente difficile che è probabilmente impossibile da spiegare ad un giovane di oggi. Abbiamo lasciato là tanti morti di cui non sappiamo più nulla… Temevamo più di rimanere feriti e non essere in grado di proseguire la marcia che di morire“. Un omaggio al generale Luigi Reverberi, originario della nostra provincia, precisamente di Cavriago: “E’ stato lui, comandante della Tridentina, a tenerci uniti ed a condurci alla salvezza. Chi è rimasto in vita lo deve a lui”.

“Sono partito nel ’42, a 19 anni. Ricordo esattamente che era domenica, il 2 di agosto. Allora non c’era molta scelta circa l’arruolarsi o meno: o partivi o ti fucilavano (come ho visto che è capitato). Il sentimento di patria allora era comunque certamente più forte che ora. Potrà capire: nati e cresciuti sotto il regime fascista… “.

“L’esperienza di Russia? Ha completamente cambiato la mia vita, com’è facile immaginare. Al ritorno ero un uomo diverso. Le tragedie, le sofferenze… La guerra: non si può trasmettere cosa significhi, bisognerebbe solo provare (ma ovviamente non lo auguro a nessuno)… Ma ricordo anche lo spirito di corpo che si creava tra noi commilitoni… “.

"Anni dopo siamo tornati in uno di quei luoghi per noi tragici per una visita ad un cimitero. In tutt'altre condizioni rispetto a quelle del '42-'43, abbiamo avuto modo di assaporare un'ospitalità, accordataci dal sindaco locale, che ci ha impressionato. Egli ci ha offerto un pranzo e uno spettacolo di balletto, che abbiamo accettato con piacere. Ma la cosa più importante sono le parole pronunciate - dopo che ero uscito dalla sala, emozionato, e dopo che lui mi aveva raggiunto - che ricordo ancora: 'Voi italiani - ci disse - siete sì stati invasori ma non nemici'".

“Una volta rientrato in Italia devo dire invece che da reduci ci hanno trattato male”. Come mai? “Perché avevamo combattuto contro i compagni russi… “.

"Questa mostra, che ho voluto mettere insieme per far capire che le guerre vanno assolutamente evitate perché non portano mai niente di buono, documenta una storia che ho vissuto personalmente. L’ho portata in giro per mezza Italia, da Rieti in su. Ovunque è stata apprezzata. Solo a Reggio hanno avuto qualcosa da ridire; l’unico posto in cui mi facevano notare questo, mi chiedevano quest’altro… “. Non esplicita di più il suo pensiero. Non ce n’è bisogno. Guai purtroppo ne hanno fatti e ne fanno, e non pochi, pure le cieche ideologie.

Prima di salutarci ci fa notare sul suo cappello, accanto alla penna e ad altre mostrine, il distintivo di coloro che hanno combattuto sul fronte russo.

Salutiamo e ringraziamo della disponibilità e cordialità l'alpino "reduce di Russia" (come si evince dal cartellino che penzola dalla giacca, che naturalmente viene mostrato con orgoglio) Pasquale Corti. Ai lettori, invece, rivolgiamo l'invito a farci un giretto, a questa interessante mostra itinerante. Crediamo che, oltre ad essere un gradito gesto di attenzione e rispetto, qualche spunto di riflessione lo possa dare.

(Agenzia Redacon)

1 COMMENT

  1. Davvero un bello spettacolo!
    Nel giro di poche ore il nostro paese, è stato invaso pacificamente da centinaia di penne nere, che, in gran parte, mostravano, sotto il cappello, barbe e capelli BIANCHI!
    Ho visto addirittura alcune vecchiette castelnovesi, festanti, con fazzoletti tricolori al collo. E’ così che mi piace vedere il nostro paese! Davvero un bello spettacolo!

    (Umberto Gianferrari)