Home Cronaca Il lupo è una risorsa. Ma non ammazzatelo, anche in collina

Il lupo è una risorsa. Ma non ammazzatelo, anche in collina

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La presentazione della settimana “Nella mente del lupo” a Cervarezza, promossa dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, in collaborazione col Comune di Busana e i Civici Musei di Reggio, si apre con non poche novità.

“Vorremmo che il lupo diventasse una risorsa per il nostro ambiente e la nostra economia – ha introdotto il sindaco di Busana, Sandro Govi, ai giornalisti intervenuti - In passato era vissuto come un animale nocivo, ma così non deve essere. Cervarezza ha, assieme a Civago, una vocazione turistica tra le più antiche dell’Appennino e, in questa direzione, può rivalutarsi. Ecco perché abbiamo accettato il ripensamento urbanistico della piazza come agorà, una gigantografia sul castagno che accompagnerà la sede delle ex scuole per un anno, e l’allestimento della sala civica”.

“E’ il nostro sforzo per portarci all’altezza di un Parco nazionale e di un territorio che si deve ancora preparare questo status – spiega Fausto Giovanelli, presidente del Parco Nazionale, che dimentica di offrire ai giornalisti l’aperitivo promesso - Si faccia attenzione alla storia dell’ultimo lupo ucciso a Succiso nel ’49. Pareva una vittoria dell’uomo sulla natura. Ma assieme al lupo sono scomparse le pecore, e poi l’uomo. Si è rotto un equilibrio”.

Ed ecco questa settimana di appuntamenti tra natura (il lupo, appunto), cultura (le letture dei versi di Giovanni Lindo Ferretti di martedì sera, il video documentario e il seminario di mercoledì) e… economia all’insegna del lupo (di cui si è parlato nella serata di apertura col direttore del Touring Club Italia, Guido Venturini o di cui si parlerà anche giovedì col documentario ‘Una scomoda verità). C’è attesa per il dvd sul ‘Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano’ realizzato dal ministero per l’Ambiente che si proietterà in anteprima venerdì.

“Il Parco non ha soldi”, rileva Giovanelli, che replica a chi gli chiede strade e sentieri dicendo: “mi farò fautore di un progetto ‘zero cemento’ che presenterò in via Emilia”. Chissà se lo ascolteranno gli amministratori di laggiù intenti a lottizzare anche le aiuole.

E il lupo? Da 25 anni c’è eccome: ora sono sette branchi in Appennino (a cavallo di quattro province) e che, da dieci anni, sono scesi anche nella media collina. Sì sì avete capito bene, anche nella media collina. Non tanti per la verità, perché dalle analisi delle cacche, ogni gruppo è composto da circa quattro esemplari. E poi c’è la mortalità.

Ne sa qualcosa Willy Reggioni, che al lupo (e non solo) ha dedicato buona parte della sua vita. E’ pronto a rispondere ad ogni domanda: di cosa muore il lupo in Appennino?
“Per cause naturali – risponde l’esperto - come malattie o cattive condizioni fisiche legate all’alimentazione, o per morte violenta da incidenti stradali o da bracconaggio”.
Da bracconaggio?? C’è chi ammazza queste bestie?
“Sì, nell’ordine con armi da fuoco, lacci, bocconi avvelenati e bocconi”.
Ma con quale scopo?
“C’è chi lo ritiene un atto di virtuoso, c’è chi pensa di eliminare un competitore nella caccia”.
E’ davvero auspicabile, a insaputa del lupo stesso, che questi animali possano allora diventare motore di economia e quindi promuovere un cambiamento culturale per percepirlo come specie preziosa.

“Anche questo è uno dei progetti col quale il Parco vuole riportare qui la gente” spiega Giovanelli prima di congedarsi all’intervista all’inviata della Rai dove, serenamente, dice “all’amico Vasco Errani ribadisco che il turismo non è solo nell’impegno verso la riviera, ma anche verso l’Appennino che rappresenta grande parte del territorio regionale”.

Il programma completo delle iniziative.

(Agenzia Redacon, Studio Arlotti Notizie)