Riceviamo e pubblichiamo.
* * *
Le ricorrenti diatribe ai limiti della litigiosità politica dei responsabili della pubblica amministrazione di Villa Minozzo costituiscono senza dubbio una negativa cassa di risonanza per la visibilità, quella vera e concreta, già molto in questi anni diminuita, di questo Comune.
C’è chi si dimette, chi volentieri si dimetterebbe, chi chiede le dimissioni dell’intero organo esecutivo comunale, alla stregua di una brutta copia di quanto già tristemente avviene a livello nazionale; ma c’è anche chi rimane saldamente al suo posto con autorità ed anche con autoritarismo.
Tutti quanti, però, dimissionari in atto o in pectore o non dimissionari, procedono con lena encomiabile per mandare in porto con delibere esecutive i programmi delle opere che a loro interessano, anche se parte di queste in questo periodo di “difficoltà“ economica amministrativa, appaiono certamente inopportune o quanto meno rinviabili.
Da una parte ci si lamenta delle ristrettezze delle risorse economiche disponibili per la pubblica amministrazione con conseguente difficoltà a fare fronte alla spesa per i servizi essenziali della comunità (c’è stata invero quest’anno l’agevolazione costituita dalle maggiori risorse messe a disposizione della legge finanziaria per comuni con ragguardevole presenza di abitanti ultrassettantacinquenni anche se questo costituisce un indice negativo della precarietà del contesto socio–economico del comune), dall’altra parte si continuano a realizzare con solerzia i programmi che interessano il capoluogo o frazioni come Civago e Febbio che hanno goduto in settori diversi e per molto tempo di investimenti che hanno comportato ingenti ed esorbitanti spese, senza, alla lunga evidenti risultati proporzionali alla mole di denaro impegnato.
La più vistosa delle “abbuffate“ di opere eseguite o da eseguire a breve scadenza è rappresentato da quanto è avvenuto ed ancora avviene nel capoluogo. Appena poco più di due anni fa, nel gennaio 2005, è stato presentato il piano di interventi definito “Villa al Centro“ - Il nuovo volto del capoluogo del nostro Comune - che in questo periodo è stato già in buona parte realizzato, con scelte anche francamente discutibili come il recupero dell’ ex cinema e della sua area per la creazione di un centro di associazionismo e volontariato, con una previsione di spesa ingente rivelatasi in seguito, nonostante stia andando in porto un progetto in parte “mutilato“, decisamente più onerosa.
Si è proceduto con gli arredi urbani di diverse piazze, con l’intervento a sostegno della ristrutturazione della sede della Croce Verde; presto, si dice, inizieranno i lavori del nuovo intervento Peep e, ne siamo certi, in poco tempo andranno in porto altri arredi di altre piazze e di altre aree, un’ulteriore (già ce ne sono stati nel corso degli anni veramente molti) per l’impiantistica sportiva e altre opere in programma non ancora realizzate.
E le frazioni? A parte Civago, che con la gestione Magnani ha davvero fatto il pieno in ogni settore, e Febbio, che continua ad assorbire per la sua stazione sciistica cifre sempre ragguardevoli, ed altre frazioni che possono beneficiare del duplice intervento sia dell’Amministrazione comunale che del Parco Nazionale Tosco-Emiliano, c’è in giro tanta sofferente mancanza di fattivi interventi.
Ci pare davvero ambiguo questo comportamento dell’Amministrazione Comunale, che da una parte non manca di evidenziare la scarsa disponibilità di fondi necessari per i servizi essenziali e dall’altra macina l’esecuzione di progetti su progetti dispendiosi, discutibili o quanto meno frazionabili nel tempo, ma, tant’è, su tutto questo c’è la concordanza di amministratori dimissionari o non dimissionari, almeno di quelli che sembrano contare sulla scena pubblica , anche perché delle opere che a loro stanno a cuore molte sono già andate in porto e quelle rimaste, possono esserne certi, saranno anch’esse presto realizzate.
Appare facilmente cosa ovvia che ad essere danneggiato da questo singolare ed esclusivistico modo di amministrare la cosa pubblica sia soprattutto Minozzo, la prima frazione del Comune, non solo per il numero degli abitanti e per la vastità del suo territorio, ma soprattutto per la complessità del suo contesto sociale ed economico.
Si ha davvero l’impressione che gli amministratori del Comune abbiano un comportamento di rigetto a definire e portare in porto con idonee soluzioni una propria complessiva attenzione ai numerosi problemi ancora irrisolti, e sono molti, e riguardanti settori diversi di questa importante frazione.
L’elencazione delle opere è certamente lungo:
LA VIABILITA’: con il ripristino della strada di accesso alla zona del Parco di Stracorada, davvero entrato nel pubblico dimenticatoio, con la razionalizzazione di diversi tratti della strada comunale Minozzo–Razzolo e della strada provinciale n. 59 che dal capoluogo porta a Minozzo ed oltre.
L’ARREDO URBANO: fino ad ora sono stati realizzati solo due stralci, il primo nel 2001, nella zona del viale che porta all’antica Pieve, però ancora perfettibile; il secondo nel 2003 nella zona antistante la Rocca, peraltro non ultimato secondo il relativo progetto; per il terzo stralcio si parla del 2008; è davvero un ritmo molto strano, certamente molto più discontinuo e improduttivo dei diversi e molti stralci di arredo urbano realizzati nel capoluogo già prima e poi nel corso del progetto “Villa al Centro”.
L’AREA ARTIGIANALE: certamente è poco visibile per essere tale, per la mancanza di un po’ di riordino per le sterpaglie seminate, per l’assenza di qualsiasi cartello indicativo dell’area medesima e meglio ancora che stia ad indicare i diversi lotti, quelli già occupati e quelli ancora da occupare.
L’IMPIANTISTICA SPORTIVA: è auspicabile ormai dopo diversi anni il termine dei lavori di costruzione, per iniziativa del comitato dei beni di uso civico frazionale, della struttura che sarà adibita a spogliatoi e ad altra destinazione ancora ben non definita; rimane però ancora il problema del terreno di gioco, della sua illuminazione e della sistemazione di tutta l’area circostante.
IL CIMITERO: con il suo muro di cinta in gran parte sgretolato da ripristinare e con la necessità di ampliamento con la costruzione di nuovi loculi ed ossarietti.
IL DEPURATORE: il paese ne è ancora sprovvisto anche se altre frazioni ne sono già dotate da tempo; si parla di un primo stralcio che Enìa dovrebbe realizzare nell’anno in corso e si confida che questo avvenga.
L’elencazione sarebbe ancora lunga, soltanto una sola considerazione sui
LAVORI DI RECUPERO DELL’ANTICA ROCCA: una vicenda che è oltremodo significativa, per molti aspetti, della cronica ritrosia della pubblica amministrazione al recupero della “Sua Memoria Storica“; non soltanto in ben dodici anni non si è raggiunta la metà delle opere necessarie, anche se si sono avuti notevoli risultati, soprattutto a mezzo delle opere di scavo archeologico, ma addirittura si sta verificando un’ulteriore beffarda e dannosa sosta ai lavori da parte dell’Amministrazione comunale, che, come in molti anni ha dato scarso ascolto alle disposizioni della Soprintendenza Regionale ai Beni Architettonici e Monumentali e al contenuto di un duplice intervento della Prefettura di Reggio Emilia che sottolineava “la necessità della messa in sicurezza dell’antica Rocca di Minozzo, ed ancora alla sollecitazioni plurime dell’associazione culturale ed ambientalistica “Italia Nostra“, parimenti adesso non si rende nemmeno conto dell’urgenza di alcuni interventi, destinati almeno a proteggere tutti gli ambienti già venuti alla luce con le opere di scavo archeologico.
Personalmente preferisco non dilungarmi su questo problema; sugli aspetti positivi delle opere di recupero hanno redatto apposite relazioni i responsabili del settore architettonico, arch. dr. Giuliano Cervi e del settore archeologico, dr.ssa Anna Losi, trasmesse anche agli uffici del Comune; su quelli negativi parla l’evidenza dei fatti succedutisi in tanti anni.
Voglio soltanto permettermi di citare una frase espressa da una persona che è stata importante nelle sue attività di Politico, di dirigente dell’Amministrazione pubblica e dell’Amministrazione sanitaria, ma che è anche cultore di ricerche storiche, alla quale proprio Villa Minozzo ha dato i natali: “L’ignorare le eccellenze significative di un’area storica comporta non soltanto disconoscere, ma soprattutto trascurare il territorio in cui si vive, e, con esso, gran parte delle sue potenzialità” (Danilo Morini).
Penso che un sopralluogo degli amministratori del Comune sulle realtà sopradescritte potrebbe servire ad abbandonare un atteggiamento di preclusione ad interventi divenuti ormai più che necessari.
Non si può certamente farsi scudo se gli attuali rappresentanti del paese nel Consiglio comunale non risultino essere molto propositivi; chi lo è stato nella passata legislatura per la coerenza del suo impegno ha dovuto rinunciare al suo mandato per il solo torto di avere reclamato più volte una maggior attenzione per i problemi della propria frazione.
L’ascolto delle persone singole, dei rappresentanti dell’associazionismo e di chi ha un vissuto come amministratore comunale non può che essere considerato come segno positivo di democrazia partecipativa.
(Giuliano Corsi)