Nel corso del 2006 sono state incontrate al Centro di Ascolto della Caritas di via Adua, a Reggio, complessivamente 1.925 persone, registrando una diminuzione del 5,5% rispetto all’anno
precedente (valore del resto molto vicino a quello del 2004, quanto erano state conosciute 1.952).
Contrariamente, il numero dei colloqui, che rende maggiormente l’idea della dimensione del lavoro svolto nel corso dell’anno, aumenta, anche se di poco, passando da 5.344 a 5.385 (con un leggero incremento dello 0,8%, dovuto principalmente alla componente maschile).
Continua il trend di sostituzione osservato negli anni precedenti, anche se con una sensibile diminuzione, in quanto il 64% delle persone incontrate nel 2006 hanno avuto il loro primo contatto con il Centro di ascolto nel corso dello stesso anno di riferimento (nel 2004 e nel
2005 erano rispettivamente il 75,0% ed il 68,6%).
Prima di passare all’analisi delle singole variabili è opportuno fare una precisazione di metodo su come i dati vengono presentati.
Dopo una prima lettura degli stessi si è ritenuto opportuno dividere in cinque parti l’esposizione con l’intento di poter far risaltare al meglio le peculiarità delle persone incontrate. Le cinque parti prevedono:
1- presentazione di tutte le variabili incrociate con il genere;
2- presentazione della situazione degli italiani;
3- ulteriori variabili rilevabili solamente negli stranieri;
4- bisogni individuati dagli operatori;
5- richieste ed interventi attivati dal Centro di Ascolto.
Nel 2006 gli uomini hanno registrato percentualmente un aumento sensibile rispetto agli anni precedenti, portando ad una divaricazione rispetto alla componente femminile di oltre 16 punti. Tale trend, in controtendenza rispetto a quello registrato nel 2005 e nel 2004 laddove si era visto
invece un assottigliamento nel confronto fra i due sessi, è principalmente dovuto ad un forte calo in termini quantitativi della componente femminile (passata da 973 a 804 presenze).
La necessità di incrociare d’ora in poi ogni variabile con il genere è motivata dalla considerevole incidenza di tale condizione nelle percentuali osservate.
In riferimento all’età, l’andamento a campana osservato gli scorsi anni trova conferma con quasi l’80% delle persone che si collocano fra i 25 ed i 54 anni. Diversamente, però, da quanto accaduto nel 2005 dove si era osservato uno spostamento verso l’alto nella distribuzione appena descritta (che avevamo chiamato effetto invecchiamento), nel 2006 il massimo tende a scendere al di sotto anche del valore del 2004.
Tale effetto può essere collegato ancora una volta all’andamento generale della componente maschile rispetto a quella femminile. Infatti nel 2006 il massimo si ha per gli uomini (sia in termini quantitativi che percentuali)fra i 25 ed i 34 anni, mentre l’anno precedente lo stesso massimo era presente fra le donne nella classe dai 45 ai 54 anni.
Centro di Ascolto delle Povertà, via Adua, 83/c, Reggio Emilia, tel. 0522 921351, fax 0522 921023, mail: [email protected],
internet: www.caritasreggiana.it.
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In riferimento alla condizione familiare ciò che osserviamo è una riduzione della condizione “coniugato” he, pur rimanendo quella maggioritaria, passa dal 48,8% del 2005 al 44,0% del 2006. Al contrario salgono un po’ tutte le altre condizioni in ordine: “celibe/nubile” +2,8; “separato/a legalmente” + 0,8%; vedovo/a +0,8%.
Ancora una volta è la componente maschile che spiega la variazione rispetto all’anno precedente dell’andamento generale di questa variabile.
Infatti, mentre nel 2004 e nel 2005 le donne, sia a livello percentuale che quantitativo si trovavano maggiormente nella condizione di coniugate, ciò che è venuto a mancare è stato proprio questo valore che, accompagnato all’aumento della condizione “celibe/nubile” per gli uomini, ha fatto sì che in un solo anno si registrasse un calo così elevato.
Le relazioni intrafamiliari sembrano essere quelle messe più alla prova fra coloro che si sono rivolti al nostro Centro di Ascolto. Infatti delle 1.925 persone incontrate solamente 397 (pari al 19,6%) vivono con un parente o un familiare (dato che conferma il trend registrato nei due anni precedenti). Ma anche la condizione di “coabitante con amici o conoscenti” vede un sensibile calo da 1.057 a 850 persone (rispettivamente dal 51,9% al 44,2%). Tale decremento va a riversarsi nella condizione “solo” che passa dal 12,8% al 17,5%, manifestando come vi sia un crescente collegamento fra le povertà economiche e quelle relazionali.
L’incrocio fra lo stato civile e le relazioni intrafamiliari ci permette di fotografare con maggior precisione, ma al tempo stesso maggior allarme, la condizione familiare. Infatti solamente una persona su cinque (delle 2.781 che hanno dichiarato di essere coniugate) vive con il proprio partner. Per quanto riguarda invece i figli il dato del 2006 lascia ben sperare poiché oltre il 35% delle persone che hanno dichiarato di vivere con gli stessi (nel 2004 e nel 2005 erano rispettivamente il 26,1% ed il 23,5%).
Da rilevare che il dato sulla convivenza con i figli aumenta percentualmente nelle donne incontrate dove sale al 40,4%. Riguardo poi la situazione alloggiativa dai dati emerge che 330 persone (pari al 17,1%) hanno dichiarato di essere senza fissa dimora. Rispetto all’anno precedente si registra un aumento di quasi due punti percentuali di tale condizione. Inoltre come era stato anche negli anni precedenti si ha la conferma che tale disagio investe in misura molto superiore gli uomini rispetto alla donne (si pensi che nel 2006 solo il 2,6% delle stesse hanno manifestato di trovarsi in tale condizione).
Sempre soffermandoci su questo aspetto abbiamo rilevato nel corso dei colloqui che oltre la metà delle persone incontrate sono in affitto da un privato (58,2%), seguite poi da coloro che sono temporaneamente alloggiate da qualcuno che non li fa pagare (10,8%). Ci preme sottolineare che un seppur esiguo numero di persone che si rivolgono al nostro centro dichiarano di possedere l’abitazione presso cui vivono (sono 19 persone pari al 2,1%).
L’ultima condizione che rileviamo prima di passare ad un livello diverso di analisi è la condizione occupazionale delle persone incontrate. Complessivamente la condizione altro è quella che registra il valore più elevato (974 persone). Tale dato è riconducibile principalmente alla confluenza in questa condizione di quelle persone straniere che, trovandosi irregolarmente sul nostro territorio, non possono lavorare. Se scorporiamo tale dato dal resto delle condizioni osserviamo che il 65,5% sono disoccupati, seguiti poi dagli occupati (15,4%) e dai pensionati (4,0%).
Da notare che entrambe queste due categorie sono in aumento rispetto agli anni precedenti e a tale riguardo si rimanda alle considerazioni sui lavoratori poveri fatte negli anni precedenti. La necessità di fare un breve focus sugli italiani è dettata dal fatto che essi rappresentano solamente il 14,5% delle presenze complessive, per cui nella maggior parte delle considerazioni sulle variabili fatte in precedenza possono sfuggire le peculiarità che li riguardano.
Innanzitutto è importante sottolineare che il valore complessivo del 2006 (280 persone) è lo stesso che si era registrato nel 2004, dopo che nel 2005 c’era stato un calo sensibile del 12,1% (246 persone). Incrociando tale valore con il genere possiamo osservare un andamento interessante che spiega l’aumento del divario fra i due sessi. Infatti, nel passaggio dal 2004 al 2005 la componente femminile è stata quella che ha spiegato maggiormente il calo generale, diminuzione che poi nel passaggio dal 2005 al 2006 è stata recuperata interamente dalla componente maschile. Ciò spiega in termini percentuali come si possa essere arrivati in questo ultimo anno ad una situazione dove gli uomini (194, pari al 69,3%) sono il doppio delle donne (86, pari al 30,7%).
In riferimento all’età quello che si osserva è un effetto molto curioso dove le classi 35-44 anni e quelle che si trovano oltre i 55 anni aumentano sensibilmente, mentre diminuiscono quelle dei 25-34 anni e dei 45-54 anni. In generale si ha la conferma di quanto osservato nei due anni precedenti, dove si vedeva che le donne presentavano mediamente valori inferiori rispetto agli uomini.
Contrariamente a quanto si è visto in precedenza relativamente alla condizione familiare, la maggioranza della persone incontrate sono celibi/nubili (146 pari al 52,1%) mentre quelle coniugate sono solamente una ogni 5)con un calo di quasi tre punti percentuali rispetto all’anno precedente).
Da rilevare inoltre che quasi il 20% delle persone incontrate vivono una situazione di disgregazione familiare (separazione o divorzio) con le inevitabili conseguenze che ciò comporta. Le relazioni familiari tengono ancora in riferimento alla convivenza (93 persone pari al 33,2%) anche se il calo di sette punti percentuali rispetto all’anno precedente getta delle ombre sul futuro. Al contrario aumentano coloro che vivono da soli (105 persone, pari al 37,5%), condizione che da quest’anno diventa maggioritaria. Fra coloro che sono coniugati (54 persone) più della metà (31 pari al 57,4%) vivono con il proprio partner, rovesciando il dato osservato in precedenza.
Colpisce, in merito alla situazione alloggiativa, che una persona su cinque di quelle incontrate abbia messo in evidenza un problema legato alla dimora. Tale dato conferma l’andamento evidenziato nei due anni precedenti, facendo pensare ad uno zoccolo duro, a livello percentuale, che pur ricambiando al suo interno si conferma negli anni.
I dati relativi alla condizione professionale rilevano come accanto ad un numero maggioritario di disoccupati(56,8%) vi sia un numero consistente di persone complessivamente quasi il 30%) che, pensionate o lavoratrici e quindi con un reddito alle spalle, si rivolgono al nostro Centro di Ascolto.
Passando ad osservare gli stranieri, che ricordiamo sono 1.645 (pari all’85,5% delle persone complessivamente incontrate), possiamo considerare alcune variabili specifiche non rilevabili negli italiani. Ma prima di fare ciò analizziamo la provenienza di queste persone, comprendendo a livello percentuale anche gli italiani. In primo luogo osserviamo che nel corso del 2006 sono state incontrate persone provenienti da 62 paesi diversi (nel 2005 erano 69), dato che conferma le considerazioni fatte negli anni passati sul caratteristico policentrismo migratorio.
L’Ucraina pur rimanendo il paese che registra il maggior numero di presenze (396, pari al 20,6% del totale) è allo stesso tempo quello che vede il maggior calo nel passaggio dal 2005 al 2006 (un saldo negativo di 90 persone). Seguono poi il Marocco che al contrario del paese precedente sale in tutti e tre gli anni passando da 236 del 2004 a 280 persone (14,5%) del 2006.
Stesso valore, come già detto in precedenza, presentano anche gli italiani nel 2006, con un percorso nettamente diverso che vede il minimo nel 2005 per poi tornare in questo ultimo anno al valore del 2004. Il paese successivo è la Tunisia, che vede un costante aumento nei tre anni dove il risultato finale è il doppio di quello iniziale (si passa da 90 persone del 2004 a 183 del 2006). Al contrario la Moldavia, pur rimanendo al quinto posto, con una percentuale dell’8,1%, diminuisce nel passaggio da un anno all’altro. Seguono poi la Georgia e la Romania, entrambe con 90 presenze (pari al 4,7%), che nei tre anni hanno fatto pressappoco lo stesso percorso aumentando il 2005 e tornando a scendere nel 2006. Diverso percorso per il Ghana che scende nel triennio assestandosi al 3,6%, mentre la Nigeria si mantiene piuttosto stabile, affermandosi al 3,2% nel 2006. Queste sono le presenze maggiormente significative, seguono poi tutte le altre con differenze nel corso degli anni non particolarmente significative. Possiamo tuttavia ritenere che i due grandi bacini di migrazione osservati al Centro di Ascolto rimangano anche nel 2006 l’Est Europeo e l’area del Maghreb, dove il primo rispetto al secondo, pur mantenendo una presenza significativa, registra un netto calo.
Passando ora alle variabili specifiche degli stranieri osserviamo che 954 persone pari al 58,6% non possiedono il permesso di soggiorno (in aumento di poco rispetto al 2005). Allo stesso tempo però diminuiscono coloro che possiedono il permesso di soggiorno che passano dal 38,4% del 2005 al 31,6% del 2006. Questo perché raddoppiano coloro che sono in attesa di regolarizzare la propria posizione (nel 2006 sono il 6,3%). Delle 519 persone che possiedono il permesso di soggiorno abbiamo provato a registrare anche il tipo di tale permesso. Va preso atto che in un terzo dei casi non è stato possibile identificarne la modalità, per il resto circa la metà delle persone incontrate (260) lo hanno ricevuto per lavoro subordinato, mentre una persona ogni dieci lo possiede in seguito ad un ricongiungimento familiare (in aumento di due punti percentuali rispetto al 2005). Da rilevare, infine, che il valore dei richiedenti asilo raddoppia in termini percentuali passando dal 3,2% del 2005 al 6,6% del 2006.
In ultimo abbiamo rilevato il tempo di permanenza in Italia delle persone incontrate. Operando un confronto sui tre anni osserviamo che il valore relativo all’anno considerato evidenzia come l’incontro con il Centro di Ascolto non avvenga necessariamente (o comunque avvenga meno frequentemente con il passare degli anni) con lo stesso anno di ingresso in Italia. Infatti si passa dal 35,6% del 2004 al 27,9% del 2005 al 22,9% del 2006.
Importante è rilevare che l’effetto picco registrato nei due precedenti anni, in prossimità della sanatoria del 2002 tende ad affievolirsi, questo principalmente perché ci si sta allontanando da quel periodo, ma anche perché è ipotizzabile che le persone entrate in quel periodo, o comunque che hanno usufruito di quel percorso di regolarizzazione, siano riuscite a sistemare la propria posizione.
I bisogni individuati dagli operatori sono stati complessivamente 5.999; si tenga presente che per ogni persona incontrata è possibile riscontrarne più di uno. Provando a scorrerli in ordine decrescente vediamo che a livello di macrovoci la problematica più rilevata è quella relativa al reddito (1.771), seguono poi i bisogni legati al lavoro (1476) e collegati al fenomeno migratorio (920). Al quarto posto troviamo difficoltà legate all’abitazione(661), al quinto posto problemi di tipo scolastico o linguistico (612), seguono poi con percentuali inferiori tutte le altre problematiche.
Visti così a livello aggregato questi dati possono non rendere bene l’idea del quadro complessivo delle necessità individuate fra le persone che sono accedute al Centro di Ascolto. La presenza così massiccia di certi valori è riconducibile principalmente al fatto che uno straniero che non può lavorare in quanto clandestino, da poco in Italia e quindi presumibilmente con una conoscenza limitata della nostra lingua, condiziona fortemente il dato generale. Possiamo provare a temperare parzialmente tale effetto scendendo nello specifico della macrovoci. In particolare, relativamente ai problemi di natura economica, nella stragrande maggioranza dei casi (77,0%) si tratta di persone che non presentano alcun reddito, ma anche di coloro che, pur in presenza di un reddito, non riescono attraverso questo a soddisfare esigenze di carattere ordinario (10,4%) o straordinario (3,0%).
In riferimento al lavoro, accanto a coloro che per i motivi detti in precedenza, non possono lavorare (56,0%), troviamo persone disoccupate (38,5%) o persone che lavorano irregolarmente (3,0%). Riguardo poi al fenomeno dell’immigrazione si ha la conferma del problema molto forte dell’irregolarità giuridica (868 persone), seguito a molta distanza dalle difficoltà legate alla richiesta di asilo politico (16 persone). All’interno del gruppo “abitazione” ritroviamo principalmente persone a cui manca un alloggio (336, pari al 50,8%), seguite da coloro che pur possedendone uno, tale dimora si presenta precaria (da amici) o inadeguata (188 pari al 28,4%).
Nel settore istruzione ritroviamo ancora una forte incidenza della componente straniera poiché nel 98,7% si identificano coloro che hanno una scarsa conoscenza della lingua italiana. In riferimento alla famiglia le difficoltà maggiormente riscontrate sono quelle della mancanza del coniuge, per vedovanza (43,7%), per divorzio/separazione (15,0%) o per maternità nubile (8,1%).
Seguono poi problemi legati a gravidanze a rischio (5,7%) e ai conflitti interni alla famiglia fra genitori e figli(4,9%). Nella macrovoce generica “altro” sono comprese voci più specifiche quali i problemi psicologici e relazionali, (39 persone, pari al 42,9%) e difficoltà legate alla solitudine (25, pari al 27,5%). In riferimento ai problemi di salute, spiccano le malattie mentali (14) e le condizioni post-trauma (11) le quali spesso portano con sé un carico di disagio che investe chi già vive sulla linea della precarietà facendolo cadere sotto la soglia dell’autosufficienza. Abbiamo inoltre rilevato che fra le persone incontrate erano presenti delle disabilità che interessavano ugualmente sia il fisico (28 pari 49,1%) sia la mente (sempre 28 pari al 49,1%).
Osservando le dipendenze, emerge come un numero considerevole di persone presentino una problematica legata all’alcool (20, pari la 42,6%) oppure si identifichino come ex-dipendenti (15, pari al 31,9%). L’effetto indulto viene messo in evidenza nella voce “post-detenzione” in cui rientrano 19 persone (46,3% della macrovoce).
Passando ora ad analizzare le macrovoci delle richieste e degli interventi vediamo che complessivamente sono state registrate 9.962 voci, con quest’ultimi che superano le prime con uno scarto di 782. Tale dato è per certi versi la cartina di tornasole del lavoro svolto presso il Centro di Ascolto nel 2006. Provando ad osservare nello specifico vediamo che delle 4.590 richieste, più della metà (2.661, pari al 58,0%) si riferivano alla ricerca di beni materiali di prima necessità.
All’interno di questo gruppo, come era stato anche negli anni scorsi, la parte più forte la gioca la richiesta della tessera della mensa (2.412 volte, pari al 90,6%) seguita dalla necessità di reperire viveri (70 richieste, pari al 2,6%) e dalla necessità di vestiario (40, pari all’1,5%). La seconda voce che troviamo fra le richieste è quella di un alloggio (727 richieste complessive), che nella maggior parte dei casi si concretizza in un dormitorio (668 richieste, pari al 91,9%), ma che trova riscontro anche in un’accoglienza di lunga durata (25 richieste pari al 3,4%). In riferimento all’ascolto abbiamo osservato che ciò è stato richiesto 603 volte e, nella maggior parte dei casi, si è trattato di un ascolto generico (507 richieste pari all84,1%).
Un buon numero di richieste si sono incentrate sulla ricerca di un lavoro (219), il più delle volte a tempo pieno (114) ed in alcuni casi anche part-time (7). L’allargamento del target di accesso al nostro ambulatorio e la conseguente necessità che il Centro di Ascolto ne consentisse l’accesso ai non clandestini tramite una certificazione, ha fatto sì che nel corso del 2006 pervenissero 158 richieste di ciò, nella maggior parte dei casi concretizzatesi in visite mediche (86 richieste pari al 54,4%). L’ultima voce rilevante che presentiamo sono le richieste di tipo economico (complessivamente 146) che hanno riguardato principalmente un aiuto per pagare bollette (28), visite mediche o farmaci (23), alloggio (23).
In riferimento agli interventi (complessivamente 5.372) osserviamo che si ha piena corrispondenza su certe cose con le richieste. Infatti, al primo posto in ordine di numerosità troviamo interventi di carattere materiale (2.479 pari al 46,1%), anche se è importante ricordare che il Centro di Ascolto direttamente non svolge tale funzione ma consente l’accesso attraverso le varie opere segno sparse sul territorio. Detto questo, osserviamo che 2.397 volte si è fatta la tessera che permette l’accesso alla mensa, mentre sono stati fatti 29 buoni per le docce e 16 segnalazioni di accesso al servizio di pacchi alimentari per famiglie.
L’ascolto (2.264) è stato poi il secondo intervento in ordine di importanza, e contrariamente a prima si è trattato in molti casi anche di un ascolto di tipo progettuale con la persona (470 volte, pari al 20,8%). Grazie all’orientamento (224 interventi) è stato possibile aiutare le persone a conoscere meglio i percorsi nella ricerca di un lavoro (86, pari al 38,4%), per l’accesso ai servizi sociali territoriali (65, pari al 29,0%) o per ricerca di un alloggio (27, pari al 12,1%). La richiesta di un alloggio ha trovato una parziale, ma molto significativa, risposta nelle accoglienze che sono state realizzate nel corso del 2006 (oltre un centinaio di casi), ma che nella maggior parte dei casi hanno visto l’accoglienza diretta presso il nostro dormitorio di via Agosti. Una voce molto sensibile nel lavoro del Centro di Ascolto e che indica la bontà dello stesso è quella relativa alla capacità di coinvolgere altre realtà in un’ottica di rete e di collaborazione.
Ciò che emerge dai dati è che complessivamente 105 volte ciò è avvenuto, con modalità e soggetti diversi, solitamente i servizi pubblici (63, pari al 60,0%) e con le parrocchie (34, pari al 32,4%). Grazie ai servizi ambulatoriali presenti accanto al Centro di Ascolto è stato possibile evadere un buon numero di richieste di prestazioni sanitarie (complessivamente 94), principalmente richieste di visite (51, pari al 54,3%). Le richieste economiche hanno trovato risposta solo in alcune occasioni (49), ma ciò non deve apparire come un dato negativo, in quanto andando ad osservare nello specifico ogni singola voce si è preferito concederle solo nei casi in cui si è agito seguendo un’ottica progettuale e non assistenzialistica. In particolare si è trattato di sostegni per il pagamento dell’alloggio (22) (che per la precisione consiste nel pagamento delle sette notti in Casa Albergo comunale) e spese sanitarie (13).