Il fenomeno Pro Anoressia è oggi tornato a intrattenere l’interesse mass mediatico; le recenti tragedie legate alle sindromi anoressiche hanno richiamato l’occhio del mondo non specialista su un nodo dolente che affligge e deturpa la popolazione mondiale: il Disturbo del Comportamento Alimentare (DCA) che viene quasi sempre riconosciuto nell’Anoressia Nervosa ed in particolare nel suo sintomo distintivo del rifiuto del cibo.
Proprio il rifiuto del cibo causa una magrezza tanto ambita ed irraggiungibile quanto elusiva della sua vera causa: infatti su tale sintomo tanto si dice e nulla si comprende. Le patologie alimentari si manifestano in un terreno dove la logica corrente si ribalta e dove l’apparenza inganna anche lo spettatore portandolo a leggere l’amore-odio verso il cibo come una semplice ambizione alla bellezza (dettata dai canoni della moda).
A disconferma di tale iniziale e fuorviante interpretazione occorre sottolineare il fatto che per le persone con DCA, maggiore è il peso che si perde, maggiore è il desiderio di proseguire con le restrizioni, “percependosi” in obesità anche nelle condizioni di un corpo ridotto allo scheletro. Andrebbe quindi introdotto un concetto chiamato economia del sintomo, che forse insegnerebbe (dopo un po’) sia il significato più profondo che il rispetto verso quello che diviene “una costosa trovata, una dolorosa invenzione che persegue lo scopo di sconvolgere e, insieme, quello di conservare un assetto, un equilibrio personale e famigliare; un antieconomico tentativo di autocura” (Cuzzolaro, 2004). Infatti, è importante sottolineare come il sintomo non coincida con la “malattia” ma possa invece essere il riflesso di un disagio profondo che rende il sistema persona (e chi ne sta intorno) in grado di sopravvivere in determinate circostanze.
Così accettando e mettendo in evidenza l’inevitabile incomprensione che si instaura tra simili disturbi del comportamento e la società circostante (e riconoscendone un tratto distintivo di una patologia che vuole dare motivo di essere perseguita) anche una situazione di normale crescita, come l’adesione a gruppi amicali (gruppi dei pari), sfocia in controverse situazioni di devianza.
Un nostro studio svolto per l’Ausl di Reggio Emilia (Ricerca sul Fenomeno Pro Ana, Giovannini, 2006) rivela come sia proprio il classico passa-parola uno dei mezzi più utilizzati nella ricerca di questi siti web, incentivandoci a ipotizzare che la ricerca di un gruppo, la socializzazione e il timore delle etichette abbiano permesso l’esordio di quello che oggi ci pare una pubblicità dell’anoressia con le istruzioni per l’uso (il Fenomeno Pro Anoressia è, in realtà, ben altro).
Riteniamo corretto analizzare e riflettere facendo un parallelo tra le caratteristiche della normale fase evolutiva dell’Adolescenza ed il fenomeno della diffusione dei siti web Pro Anoressia: è infatti possibile individuare le fasi adolescenziali come quelle più a rischio sia per l’esordio di un DCA che per la ricerca di riconoscimenti e rapporti sociali, partendo dal presupposto che un impulso comune di adolescenti con o senza Disturbi del Comportamento Alimentare è proprio il bisogno di socializzazione.
Infatti, oltre ad essere il risultato di una probabile ricerca e creazione di gruppo dei pari, il fenomeno Pro Anoressia appare operare anche come un paradossale sistema di self-help (gruppo di auto-aiuto). “Nel gruppo, con il supporto di altri si può toccare più facilmente un pensiero doloroso: il gruppo, come un contenitore, accoglie e lavora offrendo con passione il suo contributo” (De Clercq, 1995). Ed è proprio quanto abbiamo potuto notare dalle nostre ricerche: come accade in un gruppo di aiuto dove l’obiettivo verte verso la guarigione, questi gruppi operano (al contrario) per il sostegno del sintomo.
DCA ED ESORDIO
Da un rapporto Eurispes e dal Ministero della Salute emerge come oltre due milioni di adolescenti (fra ragazzi e ragazze sempre di età compresa fra i 12 e i 25 anni) soffrirebbero di una qualche forma di disturbo del comportamento alimentare (soprattutto anoressia o bulimia). Sebbene siano in netto aumento i casi di bambine in fase pre-puberale, al di sotto degli undici anni, a soffrire di disturbi del comportamento alimentare così come di donne anche anziane (di età compresa fra i 60 – 70 anni), secondo tali dati è possibile affermare che l’età della popolazione di riferimento per quanto concerne i DCA sarebbe caratterizzata in prevalenza da soggetti adolescenti.
Un’altra importante caratteristica riguarda il sesso: infatti, sembra che il numero delle ragazze che soffrono di tali disturbi sia dieci volte superiore, rispetto a quello dei ragazzi (Davidson e Neale, 2000), nonostante negli ultimi anni, anche in Italia, il numero dei ragazzi che soffrono di tali disturbi abbia subito un notevole incremento.
Il fenomeno dello sviluppo e dell’utilizzo dei siti web Pro Anoressia rispecchia i dati statistici della popolazione di riferimento: si è infatti registrato che lo strutturarsi dei siti web Pro Ana è nato proprio da diari on-line di ragazze adolescenti.
LE CARATTERISTICHE DELL’ADOLESCENZA
L’adolescenza rappresenta il periodo di transizione dall’infanzia all’età adulta in cui entrano in gioco sia fattori biologici, sia fattori sociali e psicologici e in cui assume un ruolo cruciale il contesto in cui avviene questo processo. Inizia, infatti, con la pubertà, caratterizzata da grandi cambiamenti a livello biologico-fisico, ed è associata ad intense esperienze emozionali che impongono la ricerca di nuovi equilibri con il mondo, con la società e con il proprio sé. L’adolescente comincia ad essere trattato in modo diverso dal contesto in cui vive e contemporaneamente modifica il proprio atteggiamento verso se stesso e verso il mondo circostante, non accettando di essere totalmente dipendente dalla propria famiglia e dalle forme di sostegno sociale-affettivo che la famiglia gli ha fornito.
Il progressivo distacco dalla famiglia e l’acquisizione, anche parziale, di autonomia si accompagnano ad una maggior attenzione nei confronti del mondo dei coetanei, percepito come luogo di sperimentazione ed incontro con valori nuovi ed originali dove l’adolescente ha la possibilità di sperimentare nuovi ruoli e di verificare le scoperte che sta facendo circa la realtà.
Palmonari (1991) ha proposto una classificazione riferita a quelli che vengono considerati i fenomeni universali dell’adolescenza:
- compiti di sviluppo in rapporto con la problematica dell’identità (o della riorganizzazione del concetto di sé);
- compiti di sviluppo in rapporto con l’esperienza della pubertà ed il risveglio delle pulsioni sessuali;
- compiti di sviluppo in rapporto con l’allargamento degli interessi personali e sociali e con l’acquisizione del pensiero ipotetico - deduttivo.
La costruzione dell’identità assume un valore cruciale in quanto si può affermare che racchiude al suo interno gli altri compiti di sviluppo tipicamente adolescenziali.
Nell’adolescenza si attiva, infatti, una vera e propria riorganizzazione del sistema del sé, resa possibile anche grazie all’acquisizione di nuove e più complesse abilità sul piano cognitivo (Piaget, 1932). L’adolescente comincia così a compiere in modo sempre più approfondito la riflessione su se stesso ed inizia ad immaginarsi in una prospettiva non solo attuale, ma anche futura e/o ideale, pensandosi in termini più astratti e mettendo in primo piano il problema della coerenza, della continuità e del riconoscimento sociale di quella nuova immagine che egli sta costruendo di sé.
L’adolescenza, come momento di transizione dall’infanzia all’età adulta, può quindi essere vista anche come un percorso attraverso il quale i ragazzi acquisiscono una propria identità. Per gli adolescenti acquisire una propria identità significa “considerarsi come persone uniche e coerenti nonostante la molteplicità e la diversità di ruoli giocati nei propri contesti di vita, sentire che gli altri riconoscono la propria unicità e specificità e percepire di essere in grado di autodeterminazione nelle proprie scelte (responsabili dei propri destini)” (Mancini, 1999).
Il gruppo dei coetanei costituisce un punto di riferimento fondamentale nel superamento dei diversi compiti di sviluppo e nel processo di costruzione dell’identità adolescenziale. I dati di ricerca dimostrano come è possibile stimare attorno al 75% la percentuale di adolescenti che fra i 15 - 17 anni frequenta con regolarità un gruppo di coetanei formatosi in modo spontaneo (Maurizio, 1994). Il gruppo funziona come luogo d’apprendimento, di sperimentazione e di controllo delle azioni individuali e di confronto e valutazione delle diverse componenti che concorrono a costruire il concetto di sé dell’adolescente. Questo deve attribuire un valore nuovo a regole e ideali, non più connessi al bisogno infantile di approvazione ma ad una scelta autonoma fra buono e cattivo, giusto e ingiusto.
In questo processo è spesso disorientato e confuso, spaventato e attratto dalla trasgressione, ansioso di sperimentare se stesso aldilà del recinto di sicurezza infantile e il gruppo dei pari assume allora un’importanza fondamentale come riferimento normativo: atteggiamenti e comportamenti vengono uniformati a quelli dei coetanei, cui è rivolta la stessa obbedienza e fedeltà riservata agli adulti.
CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DELL’ADOLESCENTE CON DISTURBO ALIMENTARE
Esistono dei fattori psicologici individuali che sembrano predisporre al disturbo alimentare. Fra questi fattori, Todisco segnala depressione, ansia, disturbi di personalità, disturbo dell’immagine corporea, deficit emotivi e cognitivi, storia di abuso, problemi di autonomia (difficoltà del processo di separazione-individuazione), deficit di autostima e difficoltà interpersonali, perfezionismo, paura di diventare adulti.
Sono rilevanti anche le caratteristiche di personalità: per quanto riguarda l’Anoressia Nervosa sono rilevanti i tratti ossessivi, aspettative esasperate, perfezionismo, eccessiva accondiscendenza, sentimento di inefficacia; nella Bulimia Nervosa hanno invece rilevanza clinica i tratti di impulsività, intolleranza alle frustrazioni e tono dell’umore alterno.
Le caratteristiche predisponenti sono anche quelle che caratterizzano i tratti di comorbilità: fra queste sono comuni l’ansia, la depressione, i disturbi nella sfera della sessualità, l’isolamento sociale e la bassa autostima.
LE CARATTERISTICHE PSICOLOGICHE DELL’ADOLESCENTE IN RELAZIONE ALLE CARATTERISTICHE DELL’ADOLESCENTE CON DCA
Avendo analizzato le caratteristiche dell’adolescente privo di DCA e le caratteristiche di quello con DCA possiamo operare una utile sintesi delle caratteristiche in comune:
1. Riorganizzazione del proprio sé.
2. Confronto fra sé ideale - sé reale.
3. Tensione verso nuovi valori, credenze.
4. Valore e attenzioni dati al proprio corpo e all’esteriorità.
A differenza dei loro coetanei tuttavia gli adolescenti con DCA, in particolare con Anoressia Nervosa, secondo il DSM IV – TR (2002, Masson S.p.a.) hanno una tendenza ad avere:
- Isolamento sociale
- Euforia, depressione, ansia fino agli attacchi di panico
- Comportamenti ossessivi e/o compulsivi
- Disturbi nell’ambito della sessualità (assenza-diminuzione del desiderio sessuale, promiscuità)
- Deficit dell’identità
- Perfezionismo
- Bassa autostima
- Bisogno di conferme esterne.
Mentre un adolescente senza disturbi alimentari può frequentare il gruppo dei pari ed in esso ricercare identificazioni nuove, confronti e con essi costruire una nuova identità, l’adolescente con disturbi alimentari è un adolescente tendenzialmente isolato, perfezionista e con una bassa autostima. La bulimia e alle volte l’anoressia sono accomunate anche da una condizione di segretezza: una situazione permanente, in cui molti dei loro sforzi sono rivolti alla riservatezza, e alla protezione del sintomo (Giovannini, 2005). Molto spesso è il disturbo stesso a tenere l’adolescente lontano dalle attività che normalmente accomunano gli altri adolescenti (molte adolescenti con DCA temono l’incontro con i pari per evitare l’obbligo di mangiare).
PRO ANA: UN GRUPPO DEI PARI?
Come abbiamo visto, gli adolescenti che fra i 15 ed i 17 anni frequentano un gruppo dei pari sono pari o superiori al 75 %. Analogamente, i DCA insorgono principalmente intorno ai 12 anni, con un picco fra i 14 ed i 17 anni.
Le caratteristiche del fenomeno virtuale Pro Ana consentono di ipotizzare che in esso si realizzino le dinamiche del gruppo dei pari che mancano agli adolescenti con DCA. Come altri gruppi di pari, infatti, i gruppi Pro Ana rappresentano uno strumento di sostegno affettivo, emotivo in grado di incidere sulla costruzione della propria reputazione e visibilità sociale da parte dell’adolescente. Quando si fa riferimento al processo di costruzione dell’identità, si usa il termine gruppo in rapporto ad un nucleo specifico di coetanei con cui l’adolescente intrattiene “una relazione intensa e continuativa, fondata su una serie d’esperienze comuni, di interessi e di valori considerati importanti per il singolo e per il gruppo” (Pombeni, 1996).
Regole di accesso (iniziazione) e di uscita dal gruppo: esistono dei criteri di selezione per poter accedere ai gruppi Pro Ana e per poterci rimanere. Secondo alcuni studi (Aronson e Mills, 1959), al crescere delle severità dell’iniziazione cresce la preferenza per il gruppo stesso (quanto più un gruppo è selettivo tanto più è desiderabile appartenervi). Fra le regole interne esistono anche dei comportamenti specifici legati ad esempio a particolari accessori o capi vestiari. Un marchio dei gruppi Pro Ana è costituito da braccialetti distintivi. Segno di riconoscimento che le distingue dalle folle e rinforza così il loro deviante senso di appartenenza alla Filosofia di Ana.
Distintività interna positiva (Tajfel, 1973): basta appartenere ad un gruppo per discriminare sé stessi dagli altri in modo positivo.
Obiettivo comune: la magrezza assoluta. Seguire la Filosofia di Ana consente di essere guardate come persone che mirano ad un obbiettivo non conforme alla società circostante.
Cultura del gruppo: I gruppi Pro Ana sposano una filosofia, chiamata Filosofia di Ana. Tale filosofia si oppone rigidamente alla visione di Anoressia e Bulimia come patologie psichiatriche, o comunque dovute a una condizione di sofferenza e disagio, disarticolata dalla condizione sintomatologica, del rapporto col proprio corpo (e con il cibo). La Filosofia Pro Ana mira, infatti, a proclamare uno stile di vita alternativo, dove si promuove l’obiettivo antibiologico della liberazione, totale, dalla dipendenza da cibo: l’Anoressia Nervosa.
CONCLUSIONI
Ancora privi d’ulteriori dati scientifici, non possiamo concludere accreditando o disconfermando quanto detto. Certamente i dati a nostra disposizione, così come le ricerche effettuate durante lo studio del fenomeno Pro Anoressia, c’invitano non solo a non dimenticare ma a porci ogni giorno nuovi interrogativi. Il fenomeno Pro Anoressia si può (anche) leggere oggi come una diversa e sconosciuta elaborazione dei sintomi già noti e propri dei Disturbi del Comportamento Alimentare. L’invito ai servizi a non sottovalutare l’importanza di questo fenomeno è stato forse il principale propulsore delle nostre ricerche e rimane come un messaggio ripetitivo e sempre presente in noi. Per il futuro ci proponiamo di sviluppare una migliore conoscenza dei risvolti psicologici e sociali del fenomeno, poiché solo comprendendolo (e non incidendolo chirurgicamente) potremmo portare avanti la battaglia preventiva e terapeutica contro questa forma di disagio umano.
(fonte: http://www.progettouomo.net)