C’è chi crede nell’apparenza, chi coltiva l’illusione, chi ricerca il clamore.
C’è chi a questo preferisce altro, c’è chi vuole spingersi più in profondità, fino al midollo in cui vita e pensieri possono trovare le loro spiegazioni.
In Zadie Smith, tutto è bellezza.
Ogni distinzione si confonde, ogni possibile gerarchia si dissolve, per Zadie-che-vive-di-bellezza.
Per cominciare, lei stessa è una bellissima giovane donna: alta, slanciata, con occhi profondi come acqua che dilata, una pelle al velluto, sfumature gentili in ogni tratto. 32 anni portati con stile e candore. È una bellezza vigorosa, la sua, delicata ma non debole, sensibile ma non cadente.
Bella è la vita che vuole: il suo matrimonio con un poeta, la devozione per i romanzi di Forster, i lunghi soggiorni tra gli ulivi alla ricerca di nuove parole. Il modo in cui festeggia l’ultima pagina dei suoi romanzi, ubriacandosi in solitudine.
Belle sono le sue parole, che riempiono di leggerezza e poesia volumi che di norma superano le cinquecento pagine. Ritengo che nessuno, tra i narratori d’oggi, sappia muoversi tra le parole come si muove Zadie Smith. In nessun altro vedo la sua delicatezza, il rispetto unito alla confidenza, la consapevolezza di poter contare su materiale fragile ma possente.
È fragile e possente, la prosa di Zadie Smith.
Fragile, perché ti scioglie il cuore.
Possente, perché ti prende per mano, dalla prima pagina all’ultima, sapendoti rincuorare, divertire, consolare.
Bello è il mondo dei suoi romanzi. Colorato perché multietnico, vivace perché giovane e vecchio, vorticoso nel suo giostrarsi tra passato e presente, tra identità incomplete e consapevolezze incerte, tra slang di strada e parolacce accademiche. C’è tutta la sincerità insita nella bellezza, nel modo in cui Zadie Smith si prende cura dei propri personaggi, dosando con generosità e parsimonia quasi artigianale le gioie e i dolori, i successi e le sconfitte, conferendo loro una complessità che li rende invulnerabili alle semplificazioni. Non ci sono buoni e cattivi, nei romanzi di Zadie Smith, bensì sangue caldo e vita che scorre, nei personaggi e nei paesaggi.
Al contrario di quanto sostiene H. J. Blackham, secondo il quale “ciascuno rifiuta di essere l’altro”, Zadie Smith prova costantemente a essere ogni suo personaggio, ogni suo oggetto, ogni suo paesaggio. Tutto ciò, significa bellezza.
“Della bellezza” è l’ultimo romanzo di Zadie Smith.
Imprescindibile, direi, per chi cerca questo nella vita.
Zadie Smith è nata a Londra nel 1975, città dove vive tuttora. Il suo libro d’esordio, “Denti bianchi” (Mondadori, 2000) ha segnato un debutto fulminante nella scena letteraria britannica, salutato da riconoscimenti importanti tra cui il Whitbread Award. Sempre da Mondadori sono stati pubblicati i successivi “L’uomo autografo” (2003) e “Della bellezza” (2006).