Respinto un ordine del giorno di An su don Terenziani Il Consiglio Provinciale, presieduto da Lanfranco Fradici, ha discusso e respinto un ordine presentato dal gruppo consiliare di An nel quale si chiedeva di ricordare la figura di don Carlo Terenziani, ucciso a Reggio il
29 aprile 1945, attraverso un cippo. Hanno votato contro la proposta Ds, Rifondazione Comunista, Pdci, Ecologisti per l'Ulivo. A favore si è schierata la Cdl, mentre si sono astenuti i consiglieri della Margherita.
"Quello che è accaduto è un'offesa all'intera comunità cristiana reggiana - ha affermato il consigliere di An Leopoldo Barbieri Manodori - oltre che essere riprovevole per le modalità terribili e degradanti attuate da chi ha compiuto il gesto". Secondo William Marastoni, capogruppo del Pdci, "mettere all'ordine del giorno ancora queste discussioni non è la strada per la rappacificazione. Sarebbe il momento di voltare pagina".
Diversa l'opinione di uno dei sottoscrittori dell'ordine del giorno, Giuseppe Pagliani di An: "Sono molti anni che faccio politica e ho sempre avuto passione per la storia locale. Ci fu poi un episodio che mi segnò, cioè nel corso di una discussione mi sentii dire che quell'episodio era una brutta storia da lasciare perdere. Non credo che questo sia giusto e che si possa sostenere che don Terenziani non ha diritto alla verità sulla sua morte. Le testimonianze ci sono e sono chiare rispetto a quanto è successo".
Secondo Alessio Mammi dei Ds invece "pur nel rispetto della proposta di Alleanza Nazionale, non sarebbe adeguato commemorare la figura di don Terenziani attraverso un monumento, perché significherebbe esaltarne l'opera su cui però non si registra la stima unanime degli abitanti di Ventoso".
Per il consigliere di Forza Italia Francesco Benaglia "è un nostro dovere liberare la lotta di Liberazione dalle infamità che sono state compiute in suo nome. Troppo spesso ancora oggi vediamo l'avversario politico essere denigrato e annientato".
Il presidente del Consiglio Provinciale Lanfranco Fradici ha ricordato che "l'amministrazione scandianese da me guidata a suo tempo aveva fatto rifare la lapide, a spese del Comune, così come era. Di più non credo si possa fare, non perché si voglia nascondere la verità, ma perché su quella vicenda non esiste una sola verità, ma versioni dei fatti talvolta opposte".
Il capogruppo della Margherita Luigi Fioroni ha detto che "bisogna pensare al particolare momento storico di quel periodo e comunque i morti andrebbero ad un certo punto lasciati in pace. Quello che si può fare è pregare in loro ricordo".
"Vorrei capire come il consigliere stabilisce e afferma la validità di alcune testimonianze e la falsità di altre. Non credo che sia possibile giudicare la storia, oggi a sessant'anni di distanza, perché non è possibile decontestualizzare gli eventi", ha commentato la capogruppo del Prc Giorgia Riccò.
"La Resistenza seria non è certo quello che ha dato poi spazio a sentimenti di odio e vendetta concretizzatesi nelle rappresaglie", ha commentato il capogruppo di Forza Italia Claudio Guidetti.
Secondo il capogruppo dell'Udc Tarcisio Zobbi "tutti abbiamo il dovere di sforzarci e fare un passo in più, andando oltre a queste discussioni. Dovremmo chiudere, non in senso storico ovviamente, perché sarebbe un passo di libertà.
"Certamente quelli che furono i giorni precedenti alla fine della guerra furono giorni che non esito a chiamare di guerra civile - ha affermato il capogruppo dei Ds Giuseppe Catellani - Tenere in considerazione questo elemento significa non giustificare, ma contestualizzare, senza nulla togliere all'affermazione che si trattò senza dubbio di un fatto deprecabile". Margherita Bergomi, capogruppo degli Ecologisti per l'Ulivo ha detto che "strumentalizzare i morti in questo modo non serve certo a costruire una convivenza civile e pacifica".
Anche il consigliere dei Ds Angelo Paterlini ha sottolineato la "necessità di evitare delle strumentalizzazioni".
(ricevuto da Ufficio stampa della Provincia di Reggio Emilia)