Home Cronaca “Vetto nel Parco nazionale? Ecco perchè sì”

“Vetto nel Parco nazionale? Ecco perchè sì”

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“Per valutare il grado di sviluppo o arretramento di un paese occorre fare riferimento ad indicatori economici, ambientali, demografici e sociali”.

Gabriele Arlotti, vettese, direttore del Consorzio per la valorizzazione dei prodotti dell’Appennino (Conva) nonché segretario dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali della provincia di Reggio Emilia, prende posizione sull’ipotesi dell’allargamento dei confini del Parco nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano da parte del Comune di Vetto.

INDICATORI ECONOMICI - “Un'idea che valuto positivamente. Dati alla mano, dai primi anni Novanta in poi è sotto gli occhi di tutti il calo demografico, turistico, di esercizi commerciali e di aziende agricole che ha interessato questo comune. Un dato eclatante, nel settore primario, è stata la scomparsa di tutti i caseifici sociali che, per tutto il Novecento, hanno caratterizzato il settore agrozootecnico. E’ evidente che occorre governare i mutamenti in atto; pubblico e privato, con coraggio, sono chiamati a fare sentire la propria voce”.

INDICATORI AMBIENTALI – “Chi frequenta il vettese – prosegue Arlotti - sa che qui è ancora eccellente la conservazione del patrimonio ambientale. Lo dimostra, ad esempio, lo stato naturale del fiume Enza dal basso ramisetano sino al taglione della famosa diga, per la quale le cronache locali dimenticano che storicamente non sussistono più le condizioni politiche (nè nazionali nè regionali) a favore delle grandi opere. Sono tanti i patrimoni di questo scorcio della val d’Enza. C’è Gottano (borgo fortificato dall’impianto medievale tra i più caratteristici in Appennino); c’è l’eccezionale presenza diffusa di muretti a secco e di artisti della pietra evoluta in una presenza di attività artigianali manuali; ci sono castagneti secolari, boschi estesi, un’ossigenazione e un’altitudine idonee per le cure riabilitative dei cardiopatici; c’è la presenza di prati stabili e di acque pure che (nessuno lo dice) ben caratterizzano il Parmigiano Reggiano di montagna. Tutto questo è segno di una natura che è ancora protagonista è può avere le medesime attrattive con le quali, sino alla metà degli anni Ottanta, qui salivano turisti e villeggianti e i giovani erano incentivati a restare”.

LA VALENZA DEL PARCO NAZIONALE – “Come è possibile legare a Vetto gli indicatori legati all’uomo (economici, sociali, demografici) con quelli, in ascesa, legati alla qualità ambientale? Il Parco nazionale può essere una risposta. Lo dimostra la storia dei grandi parchi nazionali. Senza scomodare quelli agevolati da regioni autonome, ci si può recare in altri parchi nazionali per vedere quanto ‘parco’ voglia dire tutela e sviluppo”.

“Auspico l’inserimento nel Parco di almeno alcuni tratti vettesi magnifici – conclude Arlotti - Come l’asta dell’Enza su fino alla Stretta delle Gazze o il monumentale Gottano. Il controllo degli ungulati può proseguire nella maggior parte del territorio che resterebbe fuori dal parco; ma i problemi dell’agricoltura vanno prima di tutto risolti, oggi, a partire dall’approccio al mercato e il Parco, anche qui, è una opportunità. Gli effetti positivi di progetti, tutela, richiamo, formazione, incentivo alle giovani imprese e di volano che deriverebbero alle attività economiche di ‘Vetto paese nel Parco Nazionale’ sono l’evento più significativo che può interessare questo Comune nei prossimi decenni. La rotabile si è fermata a Ciano cent’anni fa. Ora non si perda il treno lasciando il Parco fermo agli amici (intraprendenti e coraggiosi) di Ramiseto”.