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Convegno sul bosco

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Un intervento di razionalizzazione del bosco recente sulla Pietra di Bismantova? Se ne parlerà nella tavola rotonda che si terrà venerdì 25 maggio in occasione del seminario “Bosco e Paesaggio: ecologia, economia, scienza e politica”, organizzato da Provincia di Reggio Emilia con l’Ufficio Parchi e Paesaggio, il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano, l’Università di Bologna e la Biennale del Paesaggio di Reggio Emilia.

Anche la “Pietra” infatti risente di una tendenza generalizzata nel Paese che vede l’espandersi della superficie boschiva fino a cancellare segnali, vestigia, specie vegetali a favore di altre più infestanti. La superficie di boschi in Emilia Romagna, Toscana, Umbria e Marche è aumentata negli ultimi 50 anni del 67% e in Italia gli ettari occupati da alberi sono raddoppiati, passando da 5,5 milioni a 10 milioni, cioè un terzo del suolo nazionale, a discapito di aree agricole e pascoli montani.

Sono denunce espresse nel documento sul paesaggio per il Piano strategico nazionale voluto dal Ministero per l'Agricoltura, sui cui contenuti Francesco Erbani ha dedicato su Repubblica una recente intervista a Mauro Agnoletti, il coordinatore del gruppo di studio che ha redatto il lavoro e che sarà presente a Reggio Emilia tra i relatori del seminario.

Alla tavola rotonda prevista alle 16,30 parteciperanno un rappresentante del Ministero dell’Agricoltura, Lino Zanichelli (Assessore all’Ambiente della Regione Emilia Romagna), l’Assessorato all’Ambiente della Regione Toscana, l’Assessore alla Cultura e al Paesaggio della Provincia di Reggio Emilia Giuliana Motti, Francesco Pifferi (Presidente della Comunità Montana Garfagnana), Damiano Disimine (Legambiente), Giuseppe Piacentini (Corpo Forestale dello Stato). I lavori saranno coordinati da Fausto Giovanelli (Presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano) e le conclusioni affidate all’On. Sen. Gianni Piatti (Sottosegretario Ministero dell’Ambiente)

Gli altri prestigiosi partecipanti alla giornata di studio saranno: Sonia Masini (Presidente della Provincia di Reggio Emilia), Giulio Zucchi (Direttore Diproval, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna), Giuseppe Vignali (Direttore del Parco Nazionale), Roberto Barbantini (Comunità Montana dell'Appennino Reggiano), Federica Oppi (Ufficio Parchi e Paesaggio - Provincia di Reggio Emilia), Almo Farina (Facoltà di Scienze Ambientali, Università di Urbino), Federica Thomasset (consulente della Provincia di Reggio Emilia per PTCP), Sergio Malcevschi (Dipartimento di Ecologia del Territorio, Università di Pavia - consulente della Provincia di Reggio Emilia per PTCP), Federico Magnani (Dipartimento di Colture Arboree, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna), Claudio Piccini (APAT - Agenzia per la Protezione dell'Ambiente e per i servizi Tecnici, Dipartimento Difesa della Natura, Roma), Gianfranco Bologna (WWF), Fabio Cappelli (CTA del Corpo forestale dello Stato - Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano), Davide Pettenella (Dipartimento Territorio e Sistemi Agro-Forestali, Università di Padova), Gabriele Canali (Istituto di Economia Agro-Alimentare, Università Cattolica Piacenza), Marco Setti (Diproval - sezione Economia, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna), Sabrina Pedrini (Diproval - sezione Economia, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna), Franco Farinelli (Dipartimento di Discipline della Comunicazione, Alma Mater Studiorum - Università di Bologna).

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INTERVENTO DI FAUSTO GIOVANELLI

Un convegno sul bosco? A chi interessa? Nella città si discute, e con passione, sul taglio di qualche albero, al campo Tocci o in una piazza di Scandiano. Ma il bosco pare di un altro pianeta. Il governo del territorio spesso si confonde con l’urbanistica. E l’urbanistica ignora il bosco. E non è colpa degli assessori, né dei tecnici.
La verità è che c’è un “pensiero unico”: dove non girano soldi non c’è interesse. Ovunque, anche in pianura, ogni piano regolatore, dovrebbe prevedere almeno un bosco. E’ banale! E pur tuttavia questa affermazione oggi suona eretica o patetica.

Sono le gru e non gli alberi i simboli della nuova e della vecchia stagione urbanistica. Per l’ambiente e i suoi valori ci sono riverenze e inchini. Ma fatti pochi e inadeguati. Accade così che la nostra pianura è sempre più una sola città, disseminata, congestionata e inquinata in cielo e in terra. Mentre la montagna medio alta è sempre più una foresta. E a pochissimi chilometri di distanza, si soffre da un lato per l’intasamento, dall’altro per l’abbandono. La pianura si cementifica (per affari), il crinale si copre di boschi (per abbandono). E il territorio agricolo si riduce a tappe forzate. Di questo contraddittorio “doppio movimento” del territorio non c’è consapevolezza e non c’è nemmeno misurazione.

Il “pensiero unico” fa apparire naturale ciò che è patologico. Anche se ciò che accade nella Provincia di Reggio è quasi una metafora rovesciata di quel che avviene nel mondo. Nel mondo – a livello globale – le foreste scompaiono, dove c’è povertà (in Africa, in America per esempio) crescono, dove c’è benessere: negli U.S.A., in Europa e in Italia. Mi ha colpito anni fa una frase del sindaco di Shangai “Sono i poveri a costruire case. I ricchi piantano alberi”.

Il Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, insieme alla Provincia di Reggio Emilia, ha avviato una riflessione coraggiosa e innovativa sul bosco e sul paesaggio. Si danno appuntamento venerdì prossimo a Villa Levi, con l’Università di Bologna e il meglio della cultura accademica italiana in materia. Ragioneremo sul bosco, ecologia, economia, scienza e politica.

È una riflessione attuale, ancorché controcorrente. Quando si parla di clima, di acqua, di biodiversità, di desertificazione, di qualità del territorio, il bosco è fondamentale un bene comune. D’altro lato i boschi “in carne e ossa” non sono beni comuni. Sono proprietà di qualcuno, singoli o collettività locali, che hanno il diritto di considerarli come una risorsa economica.
D’altro lato ancora il bosco è un elemento del paesaggio – positivo – ma non sempre.

Non quando sommerge un castello carico di storia, non quando preclude la vista di un paesaggio che è anch’esso una ricchezza di tutti. Calibrare il peso di queste diverse valenze, ambientale, economica, paesistica. Governare la gestione bosco, dove c’è. Proporne il valore dove manca. Avviare un modello sperimentale di valutazione e contabilità qualitativa è l’obbiettivo della ricerca accademica e del confronto politico.

A Villa Levi ci saranno studiosi dell’università di Bologna, di Firenze, di Pavia, di Padova e di Urbino.
Ci saranno Governo e Regione, Corpo forestale dello stato e associazioni ambientaliste. Non ci aspettiamo exploit. Ma un viaggio comincia sempre con un primo passo.

(Fausto Giovanelli)