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Nella bufera del ciclismo, il direttore del Giro d’Italia ringrazia i bambini di Castelnovo

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CASTELNOVO MONTI - Ore 14,00, il Giro d’Italia che dovrebbe transitare a momenti, tarda. Al traguardo volante dedicato a Giannetto Cimurri si ferma un’auto ammiraglia. Si avvicina il sindaco, Gia Luca Marconi, con Paolo Ruffini, assessore allo sport di Castelnovo (col primo cittadino attivo per l'organizzazione di questa tappa);, arriva Giorgio Cimurri, patron del Giro in terra reggiana (intento a degustare compiaciuto l’erbazzone montanaro col riso preparato dai ragazzi del Motti). E la festa è per il contorno di colori e scuole che ha invaso Castelnovo. La soddisfazione del figlio dell’indimenticato Cimurri è tutta nel suo sguardo.

Poi compare il direttore del Giro d’Italia, Angelo Zomegnan, e confabula per alcuni minuti con gli amministratori castelnovesi. “Grazie – dice rivolto ai suoi interlocutori – perché avete saputo portare qui le scuole e i bambini. E con tutto ciò che è accaduto in questi giorni al ciclismo, questa è la dimostrazione d’affetto più bella per quello che deve essere uno sport”.

La cronaca, poi, è quella della bella festa preparata da Castelnovo per il passaggio del Giro d'Italia. La gente ha risposto egregiamente, con una presenza compatta su via Roma e nei pressi del traguardo volante di fronte al teatro Bismantova. Purtroppo il gruppone non ha risposto con lo stesso entusiasmo, passando sotto lo striscione dedicato a "Castelnovo ne' Monti un paese per lo sport" a passo turistico e con 7/8 corridori di squadre diverse affiancati spalla a spalla quasi a controllare che nessuno si azzardasse a tentare uno scatto.

Qualche mugugno tra la gente e tra gli addetti ai lavori, ma sempre molto allegri i tanti bambini che hanno resistito per più di un'ora salutando con entusiasmo la rumorosa carovana che precede i corridori. Il seguito ha dimostrato che c'erano nel gruppo ordini precisi, dopo una tappa faticosa e nervosa come quella di ieri, affinchè oggi si dovesse andare piano (la media fino al passo del Cerreto è stata quella dei cicloturisti, 27 km/h!).

2 COMMENTS

  1. Interessante….
    E’ stato un bell’avvenimento: molta partecipazione; e quei bambini con le bandierine rosa svolazzanti erano un vero spettacolo… Ringrazio personalmente la Croce Verde che ha dato un passaggio alla sottoscritta, appiedata. Grazie ancora!!!

    (Elisa Dallari)

  2. Cervarezza 21 maggio 2007
    Il paese era deserto, negozi, bar, uffici, banche: tutto chiuso. Spostandosi appena sopra al paese, invece, la statale era contornata da persone, bambini, ragazzi, adulti e anziani, che avevano bloccato le loro attività ed erano saliti fin su alla Tavernetta per poter vedere passare “il Giro d’Italia”. Tutti erano in fermento nonostante il caldo afoso iniziasse a scoraggiare gli animi; ma ecco che da lontano, nelle curve della Sparavalle, apparivano le prime ammiraglie, i loro colori accendevano i boschi, tutti trepidanti iniziavano a muoversi lungo la strada per poter essere i primi ad avvistare i corridori. I bambini sventolavano entusiasti le bandierine tricolori, si iniziava sentire lo schiamazzo di chi, appostato più avanti, stava ammirando i ciclisti, che da Reggio Emilia si erano già fatti un bel po’ di km per arrivare fin lì. Un’auto sfrecciava preannunciando: gruppo compatto! Nel frattempo dalla curva compariva la testa della corsa, più compatta che mai. Passavano, alcuni si mangiavano un panino, altri bevevano dalla borraccia, tutti però guardando il pubblico, sorridendo e incitando al tifo: quello che serve è la carica per iniziare la scalata al passo del Cerreto.
    Quello che nessuno deve mai scordarsi è che anche loro sono ragazzi e uomini come tutti gli altri, non macchine che rispondono ai comandi. Ci si lamenta tanto in questo periodo dello “sport malato” ma è quello che stiamo creando che porta all’eccesso e all’abuso di alcune sostanze! Ammiro questi ragazzi e credo che sia stata una bella esperienza vederli passare anche qui, in mezzo alle nostre case, perché per l’ennesima volta questa è stata la dimostrazione del fatto che non sia impossibile fermare per un attimo la “macchina del lavoro” a cui è legata la nostra giornata.

    (Commento firmato)