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Kahla: gli sviluppi

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Non è scemata dopo la visita in Germania del sindaco Gian Luca Marconi e dell’assessore alla scuola Giuliano Maioli la preoccupazione per il destino del “Reimahg” (che sta per "Reich Marshall Hermann Goering", cioè proprietà del maresciallo HG) di Kahla, nella regione tedesca della Turingia: l’ex campo di lavoro nazista, una fabbrica sotterranea dove venivano prodotti i caccia a reazione Messerschmidt 262, oggi è un importante memoriale dove vengono ricordate ogni anno migliaia di caduti da tutta Europa, che persero la vita a causa delle durissime condizioni del campo di lavoro forzato. Tra questi sette cittadini di Castelnovo ne' Monti e, complessivamente, cinquanta montanari.

L’apprensione per il destino di questo importante luogo storico deriva dal fatto che il demanio tedesco, proprietario dell’immobile, lo ha messo in vendita: un'offerta è già pervenuta da una associazione privata, lontana da posizioni neonaziste come si temeva in un primo tempo, ma il Comune di Castelnovo, in collaborazione anche con quelli di Casina e Toano che hanno avuto caduti nel Reimahg, stanno partecipando ad azioni di pressione internazionale perché il luogo resti di proprietà pubblica.

Anche perché, comunque, nel territorio dell’ex Germania Est ci sono movimenti di chiara ispirazione neonazista ed anche a Kahla si sta assistendo ad episodi preoccupanti, come conferma l’assessore Maioli: “Dopo il nostro ritorno ci sono stati altri episodi di vandalismo sulla collina del Walspersberg, sotto cui erano scavati i tunnel e le sale della fabbrica: dopo la rottura della lapide apposta dal Comune di Viareggio, alcune settimane fa, e la scomparsa di altre tre lapidi dallo stesso muro (una statunitense, una belga ed una di un comune torinese, tutte a ricordo dei propri caduti, ndr) altre lapidi sono state danneggiate o divelte, praticamente tutte.

Quella del Comune di Castelnovo resiste ancora soltanto perché quando fu installata si scelse di murarla cementandola direttamente alla roccia, quindi è difficile da danneggiare. Ma quello che preoccupa è ovviamente il clima che si è creato e le prospettive per il sito. Come Comune di Castelnovo, insieme a quelli di Casina e Toano, abbiamo inviato richieste alle autorità tedesche, al Demanio, al Comune di Kahla ed a quelli ad esso vicini perché la collina resti di proprietà pubblica ed accessibile a tutti. Abbiamo coinvolto anche l’ambasciatore italiano a Berlino Antonio Puri Purini ed il console a Lipsia Adriano Tedeschi, il vicepresidente del Senato Milziade Caprili, l’onorevole Piero Fassino e la senatrice Leana Pignedoli: tutti hanno espresso interessamento per la situazione, e si sta quindi creando un movimento importante attorno a questo tema. Ora siamo in attesa di risposta alle lettere che abbiamo inviato in Germania per capire gli sviluppi della cosa”.

Intanto anche l’associazione che ha presentato un’offerta per il sito si è detta dispiaciuta e preoccupata per gli ultimi atti di vandalismo. Così come l’associazione internazionale guidata da Patrick Brion, ex militare belga, che per anni ha organizzato le commemorazioni ufficiali. Secondo noi la situazione richiede una grande attenzione ed uno sforzo internazionale, che comunque è partito e si sta facendo sentire sul demanio tedesco: ora aspettiamo le risposte”.

Nella lettera sottoscritta dai tre comuni dell’Appennino reggiano si legge tra l’altro: “Esprimiamo la nostra profonda preoccupazione per il fatto che un’area di interesse storico e memorialistico non sia più di proprietà di un ente pubblico. Riteniamo che questo luogo sia importante, sia per gli stranieri che vi lavorarono e molti morirono, sia per i tedeschi che, dalla fine della guerra, hanno compiuto enormi sforzi per educare i giovani al rifiuto dell’ideologia nazifascista. E’ importante che la proprietà del Walpersberg rimanga pubblica e si possa in questo modo garantire ai sopravvissuti e alle loro famiglie la tutela della memoria storica.

Il lavoro di ricerca e collaborazione, messo in atto tra associazioni, Università di Jena, enti pubblici, scuole italiane (tra cui l’Istituto Motti di Castelnovo, ndr) e tedesche, tese a riflettere sul passato e a costruire un futuro di pace, è iniziato anche da questo luogo- simbolo di tante sofferenze umane”.