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Dal Parco un no al trasferimento delle guardie forestali da Ligonchio

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No al trasferimento dei due agenti. Il Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano protesta contro il trasferimento di due agenti del Corpo Forestale dello Stato (CFS) in servizio presso il Coordinamento Territoriale per l’Ambiente (CTA) di Ligonchio, alla sede di Ravenna.

Con una lettera indirizzata ai ministri delle Politiche Agricole e dell’Ambiente, Paolo De Castro e Alfonso Pecoraro Scanio, e al capo del Corpo Forestale dello Stato, Cesare Patrone, il presidente del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, Fausto Giovanelli, esprime tutto il suo disappunto per una decisione che rischia di fare rimanere senza presidio l’intero territorio del Parco.

“Non ci rassegniamo alla riduzione dell’organico del CTA di Ligonchio – scrive Giovanelli - queste unità sono assolutamente necessarie per il territorio e per il Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. L’organico del CTA alle dipendenze funzionali del Parco nazionale dell’Appennino tosco–emiliano è di sole 20 unità ed è in assoluto il più basso a livello nazionale.

Il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi, ad esempio, ha un organico di 45 unità, quello del Pollino di 240. In queste condizioni è evidente che l’organico di 20 unità deve essere coperto completamente e non solo per metà come accade oggi.

In particolare vanno immediatamente ripristinate le unità trasferite da Ligonchio dove anzi la presenza andrà rafforzata.

Riteniamo inoltre necessaria la presenza di un presidio del Corpo Forestale del Parco a cavallo a Ramiseto, in coerenza con la vocazione alle attività equestri del territorio dell’alto ramisetano.

Siamo certi dicendo ciò di interpretare le esigenze del territorio.

“La lettera ai ministri – ha aggiunto Giovanelli - è solo il primo passo cui faremo seguire un’azione coerente e per questo contiamo sulla solidarietà degli Enti”.

1 COMMENT

  1. Non basta fermare lo spostamento o il trasferimento di due guardie forestali
    Il presidente del Parco nazionale ha giustamente protestato con un provvedimento che toglie alla montagna reggiana, a Ligonchio e al crinale gli strumenti per avviare il Parco nazionale.
    E’ giunto il momento di dire basta, e per fare questo bisogna rendersi conto che non siamo, nel crinale, in piena crisi sociale, economica e culturale.
    Abbiamo toccato il fondo; quando questo avviene o si ha la capacità di ricostruire un nuovo modello di sviluppo vero in tutta la montagna oppure si rischia di vivere alla giornata guardando “il deserto che avanza”.
    Basta un gruppo di volonterosi che sappia, in assenza di capacità di chi governa la montagna, decidere cosa fare? Quali grandi progetti bisogna porre in essere? Se ci sono battano un colpo… Se non ci saranno, il deserto
    politico, sociale, demografico, ambientale, culturale.. e chi più ne ha più ne metta, avanzerà inesorabilmente…
    Grazie per l’attenzione.

    (Marino Friggeri, Udc Comunità montana)