Giunge dall’agricoltura e dalle bonifiche dell’Emilia Romagna la risposta più forte all’avvenuta dichiarazione dello stato di emergenza, sul tema idrico, da parte del governo.
“Dei 120-140 milioni di metri cubi d’acqua irrigua che dovremo risparmiare nel 2007 nel bacino irriguo del Po (dal Piemonte alla foce), solo nella nostra regione saremo in grado di razionalizzarne ben 110 milioni”. Lo ha dichiarato Emilio Bertolini, presidente dell’Unione regionale bonifiche emiliano romagnole (Urber) durante la giornata di presentazione del “Piano di conservazione delle acque”, adottato per la prima volta dai Consorzi di Bonifica Parmigiana Moglia Secchia (Bpms, con sede a Reggio Emilia) e Bentivoglio Enza (con sede a Gualtieri), gli enti principali utilizzatori dell’impianto di Boretto per il sollevamento d’acqua da Po.
“L’applicazione innovativa e sperimentale di questo piano – ha introdotto Lino Zanichelli, assessore regionale all’ambiente ed allo sviluppo sostenibile – è stata sostenuta dalla nostra Regione con un impiego di risorse di 220.000 euro. Un percorso che discende dal Piano di tutela delle acque e va nella direzione della nostra regione di attuare una politica di risparmio idrico – a parità di qualità delle produzioni - che abbiamo intrapreso dal 2003”.
Quale è il percorso virtuoso che ha portato i due consorzi di bonifica reggiani a eccellere nella strada del risparmio? Lo hanno spiegato Salvatore Vera, direttore della Bpms e Raffaele Monica, direttore dell’Area tecnica e ambientale della bentivoglio Enza. Attraverso il Piano di conservazione delle acque è stato innescato un percorso virtuoso per migliorare le efficienze, gli impianti e la gestione dei sistemi di Bonifica. Progetti infrastrutturali in cantiere, riduzione degli sprechi, implementazione di “Irrinet” (il sistema per individuare con precisione il volume e il momento dell’irrigazione sull’intero territorio regionale), organizzazione della distribuzione delle acque, recupero delle acque dei sistemi di depurazione: per il futuro si ipotizza di riutilizzare anche le acque reflue dell’impianto di Mancasale. Una nota: già ora gli agricoltori nella maggioranza dei coltivi riescono a mantenere i livelli irrigui al di sotto delle idroesigenze della letteratura scientifica.
“E’ stato anche coi Piani di conservazione sostenuti dalla Regione che già dal 2006 – ha aggiunto Emilio Bertolini – siamo stati in grado di risparmiare ben 90 milioni di metri cubi di acqua non prelevati da Po”.
“L’Emilia-Romagna è oggi in Italia l’unica regione in grado di ridurre il consumo irriguo senza deprimere la qualità delle produzioni – ha aggiunto Tiberio Rabboni, assessore regionale all’agricoltura – Negli ultimi anni abbiamo dedicato molte risorse al finanziamento di progetti di ricerca e a sperimentazioni agricole. Da questa scelta sono scaturiti servizi innovativi come “Irrinet” che hanno già dimostrato enormi potenzialità di sviluppo e di applicazione. Altre acquisizioni innovative saranno disponibili a breve. A breve saranno operativi anche alcuni fondi regionali per aiutare le imprese a rinnovare i sistemi irrigui aziendali. Altrettanto importante è che alcuni Consorzi di Bonifica abbiano già introdotto la tariffa binomia che considera sia le superfici irrigate che il consumi effettivo di acqua. Questa scelta dovrà ora, necessariamente, essere generalizzata. Così facendo in pochi anni ridurremo in modo significativo l’attuale consumo irriguo. Per questo chiediamo legittimamente un analogo impegno alle altre regioni del bacino irriguo del Po, Piemonte, Lombardia e Veneto, che come sappiamo consumano diciannove volte l’acqua prelevata dall’Emilia Romagna”.
Emblematico, tra i commenti di una sala gremita in via Aldo Moro, quello di Paolo Mannini, direttore dell’ufficio agronomico Canale Emiliano Romagnolo, l’ente che ha attuato 30 anni di ricerca idrica giungendo sino alla realizzazione del sistema “Irrinet : “I Piani di conservazione dei due consorzi reggiani sono sicuramente all’avanguardia nel panorama europeo del risparmio idrico”.