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Commemorazione a Kahla

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Sono rientrati ieri da Kahla, in Germania, il sindaco di Castelnovo ne' Monti Gian Luca Marconi e l’assessore alla scuola Giuliano Maioli. I due amministratori si erano recati nella regione tedesca della Turingia per partecipare alle commemorazioni che hanno ricordato, alla presenza di delegazioni da tutta Europa, le migliaia di morti nel campo di lavoro del “Reimahg”, una fabbrica sotterranea dove venivano prodotti i caccia a reazione Messerschmidt 262.

Spiega il primo cittadino: “Abbiamo vissuto dei momenti davvero molto intensi, con forti emozioni nel ricordare, nelle varie cerimonie, i caduti di tutta Europa, tra cui anche tanti italiani, e ben 50 persone provenienti dall’Appennino reggiano. Sono state cerimonie partecipate e commoventi, che hanno sottolineato il sacrificio di tanti padri di famiglia e giovani portati via dalle loro case per lavorare in condizioni durissime in questo campo. Condizioni che molti non riuscivano ad affrontare: sono stati più di 65 mila i lavoratori deportati qui, dei quali la maggioranza è poi morta prima della fine della guerra.

Un aspetto molto bello è stata la presenza ai momenti ufficiali di tanti studenti, tedeschi ma anche italiani, profondamente interessati e colpiti dalla storia del luogo. Un ricordo particolare è andato ovviamente ai sette caduti di Castelnovo ne' Monti, sepolti nel cimitero di Kahla: hanno partecipato alla loro commemorazione anche il figlio e la figlia di uno di loro, Ermete Zuccolini”.

Ma quest’anno il viaggio aveva anche un altro scopo, quello di raccogliere informazioni sulla cessione della collina del Walspersberg, sotto cui erano scavati i tunnel e le sale della fabbrica, delle quali molte ancora oggi visitabili, trasformate in una sorta di museo. Spiega ancora Marconi: “Abbiamo incontrato il console italiano a Lipsia, Adriano Tedeschi, ma anche molti esponenti degli enti locali tedeschi: il presidente della Provincia Saale Olzan, alcuni deputati del Land (la Regione della Turingia), ovviamente gli amministratori del Comune di Kahla e il responsabile del demanio tedesco, proprietario della collina, signor Simon.

Abbiamo quindi avuto modo di chiedere in modo dettagliato informazioni in merito alla vendita, ricevendo informazioni importanti e rendendoci conto che il tema è molto sentito sul territorio”.

Aggiunge Giuliano Maioli: “Il console italiano si è impegnato direttamente sul tema, ed anche per le pressioni internazionali il demanio ha deciso di sospendere la vendita per almeno un mese, ma l’intenzione sembra ancora quella di andare alla cessione. Abbiamo anche incontrato il responsabile di tutti i memoriali legati alla seconda guerra mondiale della Turingia, tra i quali anche il campo di Buchenwald, ed abbiamo fatto presente a tutti che la nostra volontà è quella che la collina del Walspersberg rimanga di proprietà pubblica: in tal senso scriveremo anche una lettera ufficiale, chiedendo anche che in Italia appoggino questa posizione altri esponenti politici, sia a livello territoriale da parte delle tante località italiane che hanno avuto deportati a Kahla, ma anche a livello nazionale. Crediamo che così debba essere per quello che rappresenta quel luogo, in termini umani, storici, politici: sarebbe un grave errore privatizzarlo”.

La vendita del sito peraltro sembrava una decisione già presa, con tanto di aggiudicazione ad una associazione dai contorni non ben definiti, che in un primo momento si era temuto potesse essere di estrazione neonazista. In tal senso aggiungono Maioli e Marconi: “Abbiamo incontrato anche i ragazzi che fanno parte di questa associazione, e fortunatamente è da smentire il timore, emerso inizialmente anche da diverse lettere pervenuteci da Kahla, che fosse un gruppo neonazista. Però non hanno nascosto che il loro utilizzo del sito avrebbe sicuramente un'impronta legata allo sfruttamento turistico a scopi economici. Crediamo che sarebbe di fondamentale importanza invece il libero accesso a tutti: la gestione potrebbe anche essere affidata ad associazioni, ma la proprietà dovrebbe restare pubblica. Anche perché ci sono stati comunque episodi incresciosi: dopo il danneggiamento della lapide apposta sulla collina dal Comune di Viareggio, altre tre lapidi, una americana, una belga ed una di un comune torinese, sono state divelte e sono scomparse, nel giro delle ultime settimane. Tensioni sul destino del luogo si respirano anche tra gli enti locali: in Germania infatti, soprattutto nei territori che facevano parte della DDR, ci sono diversi movimenti di stampo neonazista che dichiarano apertamente i loro ideali”.

Conclude Marconi: “Ci è incomprensibile come lo Stato tedesco abbia deciso di disfarsi di un luogo simile, così importante per il sacrificio di tante persone, tra cui anche molti tedeschi, ma anche a livello storico. Inoltre la spesa di gestione del sito si aggira attorno ai 20-25 mila euro l’anno, sicuramente una cifra non impossibile da sostenere. Anche il mondo religioso tedesco si sta impegnando perché l’alienazione non avvenga, sia associazioni cattoliche che protestanti”.