Se nella valle del Secchia si canta il Maggio, in quella dell’Enza si ‘smaggia’. Tra le due tradizioni c’è solo una ‘s’ di differenza, ma quella dello ‘smaggio’ non è affatto un teatro cantato all’aperto, bensì una rassegna di oggetti di privati cittadini che, nella notte che precede la festa del lavoratore, sono trafugati ed esposti nella piazza del municipio. Da chi? Da ‘ignoti’ furfanti che, la mattina, si godono lo spettacolo di chi ‘deve lavorare’, alla pubblica mercè, per recuperare i propri averi lasciati (incautamente) incostuditi nella notte fatale.
Accade a Ciano, a Vetto, a Palanzano nel parmense…
Ma questa volta, a Vetto, gli ‘smaggerini’ l’hanno compiuta grossa: sono andati anche nel cimitero e… hanno trafugato le due scale per raggiungere i forni più alti, portandole a mano lungo la vecchia strada che unisce il paese al cimitero. Ed eccole esposte, assieme a ruspe, vasi da fiori(chi scrive se l’è cavata con uno di questi), cartelli indicatori, balle di fieno e una infinità impressionante di altri oggetti in piazza “davanti al Comune”. Dove di buon mattino ci son piccoli capannelli di persone a godersi lo spettacolo dei malcapitati alla ricerca del bene smarrito.
Nella giornata del 2 di maggio c’è da fare anche per i cantonieri comunali a rimettere al proprio posto gli oggetti di proprietà comunale.
Certo è che a Vetto una notte di ‘smaggi’ come questa non la si vedeva da un pezzo, forse dai tempi in cui in piazza arrivarono pure le vacche ‘prelevate’ alcuni decenni addietro da una stalla.
Cosa è accaduto per rimpinguare così tanto quella che è una usanza che non pare certo destinata a morire? I bene informati dicono che è andato in scena un cambio generazionale – infatti questa è una tradizione che si tramanda di generazione in generazione n.d.r. -: al lavoro nella notte tra il 30 e il primo c’erano le nuove leve under 18, armate di una buona dose di furfanteria, coraggio (in alcuni casi occorre operare ai limiti del valico della proprietà privata e, in questo caso,… cimiteriale), astuzia e resistenza a una notte insonne e di lavoro.
Da ladri gentiluomini, giacché la refurtiva è a disposizione dei legittimi proprietari e sotto gli occhi di tutti.