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Udc tra fede, politica e società

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Partecipata assemblea organizzata dall’Udc, ieri sera a Castelnovo, in cui il filo conduttore (titolo del convegno) era: “Fede, politica, società. Impegno dei cattolici e magistero della Chiesa”. Il tema, impegnativo e molto "onnicomprensivo", è stato sviluppato “per pezzi”, cioè per interventi: prima Giovanni Teneggi, poi don Vittorio Chiari e quindi l’on. Emerenzio Barbieri, introdotti via via da Tarcisio Zobbi. Conclusione affidate al sen. Luca Marconi. Non era presente, pur annunciato, il sen. Mauro Libè.

Spilucchiamo per sommi capi alcune delle parole dette. Giovanni Teneggi ha ad esempio sostenuto che in un’ottica davvero solidaristica mezzi e fini della produzione devono entrambi essere sintonici rispetto ad obiettivi che sono anche modalità. Ha sottolineato l’importanza del fattore territorio, che deve essere visto come opportunità e responsabilità: “Bisogna guardarsi dalla sua perdita d’identità. Non saranno certo le pur necessarie reti informatiche a dargliela, perchè queste, senza sottovalutazioni, si limitano a mettere in comunicazione col mondo”.

Don Vittorio Chiari ha sottolineato come la Chiesa abbia il compito di vedere il positivo ovunque esso sia: “E la Chiesa siamo noi e non tanto Papa e vescovi, che pur ne costituiscono il cuore”. Perché il dolore? “Gesù non lo ha spiegato ma se lo è addossato”. E ancora, sui giovani: “Chiesa e politica devono trovare un canale di dialogo per unire le forze e centrare l’obiettivo di riuscire a raggiungerli. Perché essi sono lontani. E si chiedono perché devono vivere“. Don Vittorio ha anche stigmatizzato l’abitudine di tanti di dividere il mondo in buoni e cattivi: “Io lo dividerei piuttosto tra chi lo divide e chi non lo fa”.

L’on. Emerenzio Barbieri è stato più ruvido. “Ascoltare va bene, ma non dobbiamo farlo a costo di non poter più dire le nostre ragioni”. Ed esemplifica. Il suo argomentare si è subito indirizzato al fenomeno immigratorio. Un tema sul quale, si sa, esiste una certa sensibilità dei cittadini. Conciliare fede e politica: “Non è facile. Ma voglio anche evidenziare la difficoltà che esiste nel dirsi da un lato cattolici e dall'altro fare o sostenere cose opposte a ciò che la Chiesa insegna”.

Il senatore Luca Marconi (seduto sulla poltrona del sindaco castelnovese quasi esattamente suo omonimo, come rileva sorridendo egli stesso, marchigiano, ex sindaco di Recanati) dice non credere che i giovani siano così “lontani” come sostenuto da don Chiari: “Ne vedo un sacco nei movimenti ecclesiali (lui fa parte del “Rinnovamento nello Spirito”, nda)”. “Il bene comune non è la sommatoria di tanti beni individuali. Io parlerei piuttosto di moltiplicazione, perché se un fattore è zero (cioè un bene non è tale per tutti) anche il risultato si azzera”. Ha sottolineato un’incongruenza che spesso di osserva: “La Chiesa va bene quando parla in un certo modo rispetto a certe cose, ma non va bene quando parla in un altro modo rispetto ad altre cose. Eppure la Chiesa è sempre la stessa”. Corregge ancora don Chiari quando appunta: “Secondo me bisogna intendere una Chiesa per tutti e non di tutti”. E fa esempi a conforto della sua tesi.
Ed aggiunge: “Dialogare con tutti va benissimo, per cogliere le parti di verità che dappertutto è possibile trovare. Ma occorre discernimento. Diversamente è tutto indistinto e non si capisce più niente (esempio: le coppie gay)”. Ma c’è anche un punto che, tra quanto affermato da don Chiari, invece condivide completamente. “Quando dice che bisogna stare vicini ai politici cristiani”.

Sono state spese alcune parole anche circa l’unità politica dei cattolici attualmente in frantumi. Di quest’aspetto è stato sottolineato che “se non è un dogma non è neppure una disgrazia. Magari dovrà accadere qualcosa… ”. “Almeno dovremmo avere un’unità culturale e su questo metterci a costruire”. Obiettivi: unità morale e, più su, unità spirituale, in quanto esistono diverse interpretazioni e credi.

C’è ancora il tempo per una battuta di chiusura di don Chiari: “Sui giovani (ai quali sta dedicando la sua vita – nda) non sono pessimista, piuttosto preoccupato. Paolo VI diceva che non servono tanti dei maestri quanto dei testimoni”. Come dire: meno prediche e più esempi positivi.

Tra il pubblico erano presenti parecchi esponenti locali del partito di Casini; ma non solo di questo: tra gli altri il "padrone di casa", il primo cittadino Gian Luca Marconi.

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Ci giunge al riguardo un contributo di Robertino Ugolotti, organizzatore del convegno, consigliere comunale a Castelnovo ne' Monti e membro del direttivo provinciale Udc, che riprende la cronaca da noi fatta ma che ugualmente volentieri ospitiamo.

Si è svolto venerdì 27 aprile, alle ore 21, presso la sala consiliare di Castelnovo ne’ Monti, l’incontro pubblico “Fede, Politica, Società. Impegno dei cattolici e Magistero della Chiesa”, organizzato dall'Udc. Alla presenza di un numeroso pubblico, il vicedirettore di Confcooperative, Giovanni Teneggi, ha introdotto il tema del rapporto tra solidarietà e produttività. Sottolineando l’idea centrale della dottrina sociale della Chiesa riguardo al debito che l’uomo ha con la terra, Teneggi ha affermato che oggi la localizzazione territoriale di ogni attività imprenditoriale, se da una parte è sempre più contrastata da logiche efficientistiche, dall’altra deve essere una possibilità e una responsabilità per ogni uomo e per la risposta ai suoi bisogni. “In montagna dobbiamo portare connettività, ma non ci possiamo fermare a questo: le nuove tecnologie creano comunicazione, ma non identità”. L’intervento si è concluso con un richiamo ai cattolici affinché la dottrina sociale sia sempre più un richiamo al principio di competenza: “ci occupiamo del benessere dell’uomo su questa terra, e dobbiamo farlo con competenza”. Il versante ecclesiale del dibattito era affidato a don Vittorio Chiari, oggi direttore del Centro Salesiano di Arese, che con la sua solita e grande umanità ha sviscerato il tema “Chi è la Chiesa, oggi?”. “Sono tutti coloro che, battezzati, credono nella persona di Gesù. Noi cristiani abbiamo Qualcuno da dare agli altri”. Da questo punto di partenza il cattolico non può imporre nulla, non può dividere il mondo in due ma solo proporre, ascoltare ed amare. L’onorevole Barbieri e il senatore Marconi hanno portato sul tavolo del dibattito il tema politico, ricordando come oggi il bene comune non può essere dato dalla somma dei beni individuali, ma dalla moltiplicazione degli apporti personali. Così se una persona non ha nulla, il bene comune sarà nullo; ed occorrerà un lavoro di sollecitazione delle capacità dell’altro per produrre socialità. Altro tema affrontato è stato quello della fine dell’unità dei cattolici in politica, che già Giovanni Paolo II aveva con estremo realismo descritto come un dato da cui partire affinchè si potesse ricostruire almeno una unità culturale, che nell’autonomia del laicato segua l’insegnamento della Chiesa.