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“La Libertà” (21 aprile 2007)

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Prima pagina dedicata a Benedetto XVI: “80 anni, 2 da Papa, una sorpresa per il mondo”. Anche l’editoriale è sulla stessa traccia (dedicato sempre al Pontefice); titolo: “Il Papa della ragione”.

L’estate si avvicina e i campi ricreativi parrocchiali anche. “Dare un’anima all’estate” parla appunto di questo (p. 2). Qualche nota anche sulla visita del vescovo Caprioli all’ospedale di Montecchio.

Papa “in vetrina” anche a p. 3, dove si parla del suo libro su Gesù (“Gesù di Nazaret”) appena uscito nelle librerie. A fianco del pezzo principale un box riporta alcune cifre che dicono delle grandi folle che accorrono alle sue udienze. Nella stessa pagina un pezzo titola: “Intollerabili in un paese civile le minacce a mons. Bagnasco”.

Mentre un riquadrino in prima pagina ricorda, in ultim’ora, l’ultimo tragico assassinio di tre cristiani in Turchia, a p. 4 viene pubblicato un servizio che descrive un viaggio fatto a Roma sulle orme di don Andrea Santoro, anch’egli vittima, lo scorso anno, dell’intolleranza religiosa nel medesimo Paese, ponte tra Europa ed Asia.

La felinese Nazzarena Milani scrive un resoconto della serata di Minozzo dello scorso 17 aprile (vedi anche nostro pezzo), ove è intervenuto il prof. don Severino Dianich nel secondo dei tre incontri, voluti dai vicariati appenninici, previsti in questa primavera come stimolo di ripresa e riflessione sul Convegno ecclesiale della montagna del 2002-2003.

“Il grande orizzonte della fede ‘pensata’” è il titolo del pezzo in cui si ricorda (la giornata interessata è il 22 aprile) la Giornata dell’Ateneo dei cattolici italiani. In basso la memoria di due figure: sr. Luciana Manferdini e don Domenico Felici.

Due dipinti del pittore reggiano Giannino Tamagnini donati dalla famiglia al Museo Diocesano: “Rappresentano la 1^ e l’8^ stazione della Via Crucis” (è il titolo dell’articolo).

Le pagine 9, 10 e 11 (queste ultime sono quelle centrali del settimanale, in cui compare un corposo articolo di Agostino Menozzi dal titolo: “Più famiglia, ma col matrimonio”) è tutta dedicata al “Family day” (piccolo appunto: chissà perché non si riesce mai a dare un nome ad una manifestazione senza ricorrere all’idioma d’oltre Manica… ma è un discorso generale… ) in programma a Roma il prossimo 12 maggio.

Nella pagina dedicata ad “economia e società” troviamo un pezzo molto interessante del direttore Edoardo Tincani, che stavolta va ad intervistare Alfonso Chiessi, vicepresidente di Acer (Azienda casa Emilia-Romagna, di cui viene pubblicata una piccola scheda a margine). “Occorre tornare ad occuparsi di case pubbliche – recita il riassunto – facendo ognuno la propria parte: i comuni adottando nuovi piani peep, Acer costruendo al meglio ad abbattendo i costi, lo Stato incentivando i proprietari privati a mettere sul “mercato sociale” gli appartamenti vuoti”.

Pagina “triste” la n. 14, in cui leggiamo della morte di due piccole: Beatrice, di Cadelbosco, e Fato, senegalese ospite della Casa della Carità di via Fratelli Rosselli a Reggio.

“Vivere, ‘inguaribile’ desiderio” ci annuncia un’intervista con un neonatologo e un oncologo sul tema esplicitato dal titolo: la vita appunto. Nella stessa pagina, visto da diverse prospettive, lo stesso tema torna: un incontro con Rita Borsellino, sorella del magistrato ucciso dai delinquenti mafiosi; la sicurezza stradale, con l’impegno profuso dalle varie forze di polizia nel reggiano.

Per “Storia reggiana” troviamo ricordato l’appuntamento di un 25 aprile “diverso”, che esce un po’ dal solco “istituzionale” (nel quale si contano eventi sempre più spesso fiacchi - nonostante organizzati da giovani - e molto col sapore della celebrazione “dovuta”). Beh, quello che si svolgerà a Tapignola (Comune di Villa Minozzo), un luogo-simbolo della Resistenza reggiana, si annuncia con un sapore diverso, come spesso accade quando “c’entra” Giovanni Lindo Ferretti. “Un 25 aprile Solitario”: così è denominata l’iniziativa. Solitario qui è sostantivo più che aggettivo, rimandando con evidenza al nome di battaglia di Giorgio Morelli, “il Solitario”, giornalista-partigiano ucciso da altri partigiani di diversa “fede” e non dal nemico nazifascista. Una giornata che celebra una ricorrenza civile ma che comprende nel programma, come momenti centrali (e questo è abbastanza inconsueto), anche una con S. Messa, un S. Rosario e “silenzio raccolto”, come spiegano gli organizzatori. Annunciata la presenza del giornalista Antonio Socci.

Si parla di cronaca stretta e che brucia, a Reggio, a p. 17, col caso Coopservice: “Brividi finanziari per la mutualità”. Vicenda negativa sul piano etico e su quello squisitamente cooperativo, è l’occhiello proposto dal giornale diocesano. L’articolo è firmato da Giuseppe Alai, presidente di Confcooperative di Reggio. Un box sullo stesso argomento è firmato da don Gianni Bedogni. Titolo semplice semplice: “La fiducia tradita”. Parole anch’esse semplici, con esempi semplici, quelle usate per costruire il breve pezzo, ma insegnamenti da scolpire: “Tradire la fiducia porta con sé conseguenze gravi e spesso non considerate (…) amareggia e demotiva (…) chi davvero merita stima si trova ostacolato e talvolta malamente tentato nel continuare ad offrire il proprio onesto servizio. Il tradimento di pochi danneggia sempre più persone di quanto si può pensare”. E’ proprio ciò che succede. Ma bisogna avere la forza lo stesso di fare il proprio dovere.

Infine, nella pagina dei lettori, un intervento di Lucia Piacentini che parla dell’ultimo film sulla fede, "Centochiodi", per la regia di Ermanno Olmi, autore del noto "Albero degli zoccoli".

1 COMMENT

  1. Sguardo sul Vangelo
    Mi sembra strano che non abbiate notato la parte dedicata alla spiegazione delle letture della domenica seguente: è curata da uno dei nostri parroci montani! E mi pare piuttosto interessante…

    (Commento firmato)

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    @B@GUno sguardo alle letture#G

    Gli apostoli nell’entusiasmo della loro prima missione devono confrontarsi con le stesse persone che hanno ostacolato Gesù e ne hanno voluto la morte. Vengono bastonati perché recidivi. Gesù l’aveva previsto: “Se trattano così il legno verde, che avverrà del legno secco?” (Lc 23, 31). E’ chiaro che le botte non piacciono a nessuno, ma è ben comprensibile la letizia di questi uomini che escono dal sinedrio con le ossa rotte. Nei loro ricordi è presente l’ottusità, le paure, negazioni e tradimenti… Ora sentono la soddisfazione della fedeltà: “Ce l’abbiamo fatta, noi vogliamo obbedire a Dio!”.
    Non meraviglia quindi l’avversità attuale alla Chiesa, che si esprime rifiutando le indicazioni dei Vescovi. “Pallottole di carta” le definiva il card. Ruini. Oggi sono i temi della vita, al suo sorgere e al suo tramonto, e della famiglia a fare attrito e attivare il dibattito. In altri contesti i cristiani vivono situazioni di martirio cruento. Qui da noi ci si potrebbe, però, anche chiedere: perché i cristiani sono così poco criticati e perseguitati? Di fronte all’idolo del mercato, del lucro e del piacere, che produce sfruttamento, nuova schiavitù, miseria, fame, malattie, sofferenza e morte di innocenti, commercio delle armi, corruzione, guerre… i cristiani proclamano e vivono con coerenza il Vangelo, o convivono allegramente con l’idolo, condividendone i vantaggi?
    Nel Vangelo stanno gli stessi discepoli in una fase anteriore: non hanno ancora interiorizzato il Cristo quale “Agnello immolato”. Il Risorto è alla loro ricerca per recuperarli e immetterli nella pesca dell’umanità. In lontananza sentiamo gli interrogativi dei cristiani della seconda generazione della comunità di Giovanni: “Come e dove possiamo incontrare il Signore Risorto? Come riconoscerlo?”.
    Più che i discepoli di allora, siamo noi che non riconosciamo il Signore Risorto, ci affanniamo in tante riunioni, confronti, progetti, programmazioni, spesso molto mondane. E ritorniamo con le reti vuote. I discepoli si trovavano nella stessa barca, forse più uniti dall’incertezza che dalla speranza. Nella comunità le intuizioni diventano patrimonio comune: “È il Signore!”. La pesca è stata il massimo dell’abbondanza: la rete del Regno di Dio vuole raccogliere l’intera umanità. “Venite a mangiare”: i sette mangiano pane e pesce con gli occhi rivolti al Risorto in un profondo silenzio. Non chiedono nulla perché sanno che è il Risorto. Il luogo privilegiato dell’incontro con il Risorto ancora oggi è la comunità: uno incoraggia l’altro e insieme si spezza il pane, non solo il pane azzimo (ostia) della Messa, ma il pane della vita.
    Il Risorto vuole riabilitare di fronte alla comunità il suo discepolo Simone. Si sente l’eco della negazione, che però viene abbondantemente superata, nella promessa e nel pianto. La comunità è aperta al peccatore e sa che convive costantemente con la debolezza.

    (don Pier Luigi Ghirelli)#B

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    @CVero, grazie per aver colmato la lacuna. D’altra parte chi legge dovrà pur fare la sua parte, no?

    (gd)#C