“L’incorruttibilità di un corpo che non si decompone può essere segno simbolo della Risurrezione”, scrive don Carlo Castellini sul periodico Camminando, foglio settimanale dell’unità pastorale vettese.
Cosa accade in un cimitero in una incantevole posizione tra Castelnovo e Vetto?
Lo scorso lunedì, per far spazio a una nuova tomba, sono state riesumate pressoché intatte le spoglie mortali di don Alfredo Gregori, il religioso succeduto a don Piazzi e rimasto nella parrocchia di Rosano (in foto, la chiesa) per alcuni decenni, sino alla morte sopravvenuta nel 1962. La sepoltura avvenne nel vicino cimitero dove riposano gli abitanti di questa frazione dominata all’orizzonte da Cusna e Ventasso.
La notizia, che circolava col passa parola da alcuni giorni, ha trovato spazio domenica su Camminando con questo commento “Con grande sorpresa il corpo di don Gregori è stato ritrovato intatto, dopo oltre 44 anni! Ringraziamo il Signore per questo bel segno di incorruttibilità, simbolo della Risurrezione della carne che ci aspetta dopo questa vita e che annunceremo solennemente a tutto il mondo nella luminosa mattina di Pasqua”.
Se le parole di don Carlo conducono a meditare fortemente, e con fede, alla risurrezione dei corpi, non si può parlare di miracolo, perché, in termini agronomici, il fenomeno può avere una spiegazione plausibile. A notevoli profondità di interramento di materia organica corrispondono scarsissime dotazioni di ossigeno, necessarie per avviare processi di decomposizione. E’ il problema oltremodo noto nei cimiteri urbani (ma poco dibattuto, anche per una certa ritrosia nei confronti dell’argomento), dove i cadaveri, loro malgrado, sono costretti a esumazioni dopo solo dieci anni: ma spesso debbono essere sottoposti a nuova sepoltura.