C’era una folla di quelle che non ti aspetti, in un giorno di primavera tagliato dal freddo ma impreziosito dal sole che gioca sui cristalli di neve marzolina. Oggi, mercoledì primo giorno di primavera, a dare l’ultimo saluto a Ireneo Manvilli, 77 anni, stimato veterinario e professore di matematica e scienze alle scuole medie di Castelnovo Monti per 35 anni, c’erano gli amici di sempre, tanti ex allievi e tanti ex scolari. Molti dei quali saranno andati, col pensiero, a quello che ha scritto Luca Tondelli sulla Gazzetta: “Prendete un foglio, e scrivete tutto quello che sapete”.
Avrebbero scritto un compito che sa di affetto infinito, i familiari che ne piangono la scomparsa con la fiducia della Risurrezione. La moglie Bianca che l’ha curato nella malattia (“ho fatto per lui quello che avrebbe fatto per me”), assieme alle figlie Nicoletta e Federica e ai familiari tutti.
La sua scomparsa è stata raccontata così al nipotino Francesco “un angelo sta venendo a prendere il nonno” e lui, con l’innocenza che soli i bambini sanno avere, “ma no, è troppo presto, dobbiamo fare ancora tante colazioni assieme quest’estate”.
Dinnanzi al mistero della morte, consola la fede nella vita che sanno trasmettere i sacerdoti. Alla Pieve romanica di Castelnovo, hanno concelebrato il rito funebre don Giorgio Valcavi, don Battista Giansoldati, don Geli Margini.
“Ricordo gli insegnamenti del mio parroco – ha detto don Giorgio – che diceva: ci è data la vita per cercare Dio, la morte per trovarlo, l’eternità per averlo per sempre”. E citando Sant’Agostino: “Non muore mai chi è nel cuore di chi resta”.
A Rosano, il rito della sepoltura: Ireneo che torna accanto ai genitori e vicino allo zio parroco Alfredo Gregori, con cui visse a lungo proprio in quella parrocchia. “Non sappiamo cosa volesse in proposito – dice agli amici Nicoletta – ma pensiamo che tornare qui gli avrebbe fatto piacere”. E, quando la cassa accompagna le spoglie mortali di Ireneo in terra, le nubi grigie oltre il Cusna paiono allontanarsi, il vento gelido cessa e torna a giocare il sole tra la neve e i fili d’erba di primavera.