Cocomeri e funghi

Vi piacciono le favole? Voglio narrarvene una.

C'era una volta un uomo chiamato Giannino, discendente di un certo Poldo, per cui il suo casato era detto dei Poldoni. Intrepido cacciatore e “amante della natura”, girava spesso per le faggete del Campestrino munito di fucile e accompagnato dal suo cane inseparabile. Si trovò un giorno negli Stettoni in una piazzetta di carbonaia e, meraviglia delle meraviglie, vi trovò un cocomero. Un gigantesco cocomero, morfologicamente perfetto, non ancora maturo al punto giusto da una veloce analisi col "piffero", e siccome il "picollo" era ben robusto, decise di farlo maturare ancora un poco. Se ne andò col convincimento che lo straordinario evento fosse stato frutto di una "inseminazione" naturale, da parte di qualcuno che aveva mangiato cocomero.

Sulla via del ritorno, in prossimità dell’Ara dell’anno, si imbattè in un altro Giovanni, discendente dei Costi, abituale cercatore di funghi. Questi esordì lamentando la scarsa nascita, il tempo non favorevole, e mentre ambedue seduti sull'argine del viottolo stavano tirando il fiato, il secondo Giovanni raccontò che qualche giorno prima aveva trovato il fungo della vita.

Da lontano gli sembrava un ombrello; man mano che si avvicinava, però, si convinse di essere di fronte ad un gigantesco fungo. Sarebbe stato bello poterlo portare in paese intatto, ma troppo faticoso e ingombrante attraversare il folto della macchia, per cui decise di romperlo in pezzi: staccò il gambo frazionò la cappella in quattro parti, mettendo il tutto in un grosso zaino militare.

Il nostro Giannino non si scompose al racconto, e, confidenza per confidenza, informò l'amico del ritrovamento del cocomero. Il dubbio che i due fatti potessero destare incredulità non sfiorò i due protagonisti, persone stimate e soprattutto "sincere”, per cui la gente venne ben presto a conoscenza che nella "Fratta" era stato trovato il fungo del secolo e negli Stettoni si poteva andare a fare spesa di cocomeri.

(Sergio Galassi)