Home Cronaca Toh chi si risente: la diga di Vetto

Toh chi si risente: la diga di Vetto

6
0

Il consigliere regionale di FI Fabio Filippi, in uno col collega Giuseppe Villani, ha presentato una interrogazione alla Giunta regionale per sapere:"se dopo la reiterata e immotivata bocciatura del progetto della diga di Vetto, tanti studi e tante parole che non hanno portato a nulla, visto il continuo peggiorare negli anni della situazione idrica, non intende cercare di risolvere con misure concrete e strutturali la crisi da approvvigionamento della risorsa idrica nelle province di Parma e Reggio Emilia o se l’unica nostra speranza è quella che piova come nel Medioevo".

Le motivazioni di tale richiesta vanno ricercate nel fatto che:"ormai da un decennio il trend del bilancio idrico in Emilia-Romagna è in negativo, tanto che in più occasioni durante le stagioni estive si sono verificate considerevoli situazioni di carenza idrica che hanno provocato danni a settori del mondo agricolo, economico e industriale"; e che:"esperti del settore ed addetti ai lavori hanno lanciato l’allarme per cui, a causa delle scarsissime precipitazioni di questa stagione invernale, si rischia nel periodo estivo una crisi idrica senza precedenti molto più grave di quelle dell’estate 2006 e del 2003 perché tale da dover costringere a prendere drastici provvedimenti per la riduzione dei consumi non solo agricoli ed industriali ma anche civili".

Ciò premesso e posto che:"il rischio idrico è particolarmente presente nel territorio delle province di Parma e Reggio Emilia data la loro cronica carenza di fonti di approvvigionamento e di accumulo rispetto ad altre zone della regione dove sono presenti grandi dighe o canali che consentono di sopperire meglio alla scarsezza delle precipitazioni stagionali" e che:"sussistono seri dubbi sulla percorribilità del metodo proposto dalla stessa Regione Emilia-Romagna di creare micro invasi, in quanto si tratterebbe di un rimedio non certo strutturale per la situazione di crisi, ma piuttosto di un palliativo che prevederebbe un approvvigionamento di acqua comunque non sufficiente e tra l’altro molto costoso dato il necessario utilizzo di energia elettrica", secondo gli interroganti è necessario recuperare l'antico e storico progetto del Bacino Grisanti per risolvere il problema.