Home Cronaca Rosa Ruffini (Margherita): “Sì al Partito Democratico”

Rosa Ruffini (Margherita): “Sì al Partito Democratico”

21
0

Sono assolutamente favorevole alla formazione del Partito Democratico, che vedo come l'unica strada che, se ben intrapresa, possa togliere l'Italia dalla situazione d'imballo totale in cui trova; percepisco tuttavia una forte e preoccupante incongruenza tra gli intenti enunciati dai vari massimi esponenti promotori e la sensazione che, ahimè, dal basso in realtà non si possa costruire nulla!

Poco tempo fa, a "Otto e mezzo", Fassino ha annunciato che la premiership del 2011 nel centrosinistra si farà con le primarie e che tra i candidati ci potrebbero essere Veltroni, D'Alema, Rutelli e forse la sua. Tra quattro anni, con le difficoltà che giornalmente stiamo vivendo, ancora loro? Perché non paventare almeno una novità alla griglia di partenza? Perché non una donna? Un quarantenne?

Così, con queste premesse, il Pd rischia di nascere morto.
Mettere insieme le forze riformiste, tuttavia, è indispensabile per un paese che deve necessariamente innovare. L'innovazione, in Italia, pare essere la risorsa più scarsa e la politica mira più a conservare che a cambiare, mentre si ha bisogno di una politica industriale intelligente finalizzata a mediare tra gli effetti sociali ed economici immediati e l'interesse generale a non sprecare denaro pubblico.

La responsabilità della stasi è da ascrivere anche ad un sistema elettorale che obbliga ad alleanze disomogenee; nell'Unione, la volontà dei riformisti di muoversi su economia-lavoro-welfare è frustrata dai veti pressoché continui della sinistra radicale, ma se non saremo in grado di avanzare le nostre proposte e di operare cambiamenti incisivi, anche limitatamente ad alcuni obiettivi giudicati prioritari, l'eventuale P.D. potrebbe solo essere un guscio vuoto.

Il Partito democratico si giocherà sul piano culturale, una cultura politica nuova chiara e forte; sarà faticoso e spossante lottare per il futuro, per andare incontro alle aspettative del paese, con una volontà all'altezza delle sfide di oggi. Lo slancio del nuovo riformismo democratico dovrà imparare a meritare la fiducia del paese con idee nuove, magari anche di rottura.

Sarà un'occasione unica e irripetibile, che può dare nuove risposte a nuove domande, può valorizzare le differenze e parlare agli elettori trasmettendo passione, emozioni, senso civico, valori come l'educazione, la meritocrazia, la deontologia professionale, la giustizia, la dignità, l'equità.

Riscontro una necessità non più rinviabile, nella società e quindi in primis nella politica, di un ritorno all'etica sociale, all'educazione individuale e collettiva, alla meritocrazia, alla fine dei privilegi, quindi il ritorno alla democrazia e all'opportunità di formare una classe dirigente in buona parte nuova, credibile, che sappia anche assumersi delle responsabilità. E' tempo che si aprano di più le porte a chi può dare di più.
Basta personalismi e sete di potere.

C'è un problema di qualità del ceto politico attuale, legato anche all'età e allo squilibrio di presenza tra uomini e donne. C'è in molta parte del ceto politico attuale la mancanza di dedizione appassionata ad una causa, la mancanza di senso di responsabilità nell'azione quotidiana e di lungimiranza. Per questo credo valga la pena fare battaglie politiche, anche a costo di perderle.

Occorrono meccanismi normativi ed economici incentivanti un passaggio generazionale; occorrono regole e modi concreti per effettuare una selezione meritocratica, perché tuttavia non basta essere più giovani per essere più adatti.

Parole come rischio, merito, responsabilità potrebbero entrare nel vocabolario del dibattito politico.
Prodi, davanti ad una platea di adolescenti, ha affermato che si è rotto il filo che unisce il mondo della politica a quello dei problemi quotidiani, che oggi, nel tempo della globalizzazione, sono sempre di più e più grandi.
Ha perfettamente ragione, questo filo va ricollegato, i partiti devono ricominciare a fare il loro mestiere.
Due cose essenziali occorrono al paese, liberalizzare e semplificare: Meno regole, più libertà, più semplicità, meno conflitti.

Occorre agire e mettere al centro dell'agenda governativa le riforme del mercato, delle pensioni, della pubblica amministrazione. Speriamo che il dibattito dei prossimi mesi sul Pd nascituro sia franco e schietto, ma soprattutto riesca ad andare oltre i vecchi luoghi comuni.
Quindi politiche all'insegna del pragmatismo e della fattibilità, senza chiedersi ormai più se esse siano politiche di destra o di sinistra, perché oggi queste vecchie categorie di concetti non hanno più senso di esistere. Anche qui da noi, a volte si fa fatica a comprendere la linea di demarcazione.

Mobilitarsi quindi per una forte battaglia politica e culturale, assumendosi coraggiosamente la responsabilità di scelte che possono anche aprire forti contraddizioni nello stesso centrosinistra, per produrre una mediazione fra i valori cattolico-democratici e quelli laico-progressisti, quale cultura identitaria essenziale per il nuovo partito.

La proposta mediata della Bindi e della Pollastrini sui diritti e doveri dei conviventi, i DiCo, ne sono un esempio. Ridare futuro ai giovani, soprattutto nella stabilità del lavoro, per meritocrazia, ponendo i lavoratori di fronte alla libertà e alla responsabilità.
Ci sono centinaia di migliaia di persone, giovani e meno giovani ormai, intrappolate nella gabbia dell'incertezza occupazionale.

Una democrazia non sopravvive all'assenza di equi e certi meccanismi premianti, alle disuguaglianze, alla mancanza di giustizia sociale. La formula del passato che premiava i migliori non esiste più e il futuro non appare più come una promessa, ma come un'incognita, quando non come una minaccia Per tutto ciò, vale la pena di costruire un nuovo soggetto politico che almeno provi a dare qualche precisa risposta a questi temi.

Questi dovrebbero essere temi di sinistra. Non va sottaciuto che il disagio di tanti italiani legato alle problematiche citate, va di pari passo con il tema dell'immigrazione e della coesione sociale e c'è il rischio che prima o poi si possa perdere il controllo della situazione.

Non va sottaciuto il dilagare della droga in fasce di età sempre più ampie come non vanno ignorati gli episodi di violenza negli stadi e la diffusa intolleranza verso le forze dell'ordine. Sono segnali forti di una società per molti versi malata, cui la politica deve responsabilmente rispondere. Il Partito Democratico può essere l'occasione giusta!

(Rosa Ruffini, Margherita)