Si avvicina ad una svolta decisiva la battaglia da anni in atto sul “Parmesan”.
Martedì 13 febbraio, approderà alla Corte di Giustizia delle Comunità Europee la procedura di infrazione intentata dalla Commissione europea contro la Germania per il mancato rispetto della normativa sulle indicazioni geografiche, ed in particolare proprio per l’uso della denominazione “Parmesan” per formaggi prodotti in Germania in violazione del disciplinare del Parmigiano-Reggiano.
Al Consorzio del Parmigiano-Reggiano sono dunque giorni di intenso lavoro ma anche di ottimismo.
“Nel 2002 – sottolinea il presidente Giuseppe Alai – la Corte di Giustizia ha detto che “è tutt’altro che evidente che la denominazione “Parmesan” sia divenuta generica. Infatti, tranne il governo tedesco e, in certo qualmodo, quello austriaco, tutti i governi che hanno presentato osservazioni, nonché la Commissione, hanno fatto valere che la denominazione francese “Parmesan” costituisce la traduzione fedele della Dop “Parmigiano-Reggiano”. Anche in considerazione delle molte cause che abbiamo vinto contro imprese che usavano la denominazione “Parmesan” e del fatto che è stata la stessa Commissione europea ad aprire la procedura d’infrazione siamo fiduciosi su un esito a noi favorevole, e siamo grati alla Commissione europea per il lavoro che ha condotto e al Ministero delle Politiche agricole, forestali e alimentari per l’impegno che ha espresso e sta esprimendo per il Parmigiano-Reggiano e, al tempo stesso, per tutte le denominazioni protette”.
“La legislazione europea – sottolinea il direttore del Consorzio di tutela del formaggio tipico, Leo Bertozzi – provvede alla protezione delle indicazioni geografiche registrate anche nelle loro traduzioni. Una eventuale sentenza favorevole alla Germania rischierebbe dunque di far saltare l’intero impianto delle Indicazioni Geografiche in Europa e nel nostro Paese, con danni incalcolabili su diversi prodotti italiani che fanno della tipicità e dell’origine il loro punto di forza”. “Pur nel pieno rispetto della delicatezza del lavoro della Corte – prosegue Bertozzi – riteniamo dunque improbabile che ci si possa spingere in una direzione che avrebbe conseguenze devastanti per un sistema costruito da produttori, Consorzi di tutela e Stati con anni di lavoro e di investimenti privati e pubblici, con il contemporaneo crollo di una rete di tutela dei consumatori contro forme di pubblicità ingannevole: basti pensare, al proposito, che da un sondaggio effettuato nel 2005 risulta che l’88% dei cittadini tedeschi al di sopra dei 15 anni collega il termine “Parmesan” ad un formaggio proveniente dall’Italia, ed è la percentuale più alta riscontrata nei Paesi oggetto dell’indagine”.
Il Consorzio di tutela – che martedì avrà dalla sua parte la Commissione Europea, il Governo italiana e il sostegno della Repubblica Ceca – è intanto già partito anche in proprio al contrattacco, avviando un’azione legale nei confronti di uno dei maggiori produttori tedeschi di formaggio duro denominato illegittimamente “Parmesan”. Oggi la Corte di Giustizia fisserà il termine entro il quale l’Avvocato Generale dovrà presentare la sua conclusione, e a seguire vi sarà la sentenza dei 13 giudici della Corte, attesa entro l’anno.