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Successo dei bovini di razza reggiana

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Grazie a chi sa venderne il formaggio, c’è una bovina che col suo latte rende ai produttori di Parmigiano Reggiano anche il 70% in più di prezzo di riparto. Lo dice un’analisi su una media di 9 anni.

“E per l’allevamento di questi animali a rischio estinzione garantiremo anche per il prossimo quinquennio un contributo annuo di circa 200 euro capo”: è l’altra buona notizia portata da Tiberio Rabboni, assessore regionale all’agricoltura, alla consueta “Giornata dell’Allevatore di Reggiana”, svoltasi nei giorni scorsi presso l’assessorato all’agricoltura della Provincia di Reggio Emilia, a Mancasale. Presenti gli allevatori di Reggiana, vaste autorità in una sala purtroppo, troppo piccola per tutti.

UN’OFFERTA DIVERSA

“Il successo di questi animali è dovuto a una serie molteplice di fattori – ha spiegato il presidente dell’Anaborare Marco Prandi, ricordando in primis la caparbietà dei pochi allevatori che scommisero su questa razza anche nei difficili anni ottanta. Eppure senza ombra di dubbio possiamo dire che oggi la Reggiana è bovina da Parmigiano-Reggiano”.

“Si consideri – ha aggiunto il presidente – la qualità del suo latte, più ricco di caseine, la sua attitudine di animale rustico e, non ultimo, il ruolo svolto dalla nostra associazione che, sostenuta anche dagli enti pubblici, con un accurato sistema di controlli garantisce la qualità e la tracciabilità di tutto il formaggio delle vacche Rosse: no ogm, con almeno 24 mesi di stagionatura e da bovini alimentati almeno per il 90% con foraggi del posto”.

Stupore tra i presenti quando Prandi ha mostrato una punta di formaggio delle vacche rosse acquistata a New York e che sarà sottoposta ad analisi molecolari dell’Università di Bologna per verificare l’effettivo impiego di latte delle bovine autoctone che, ha ricordato Clinio Villa dell’associazione, sono 1380 tutte controllate, a fronte di una popolazione di 2364 capi in costante crescita.

Novità tecnologiche quelle presentate al convegno. Tiziano Bettatti del Crpa ha mostrato come i consumatori, grazie a internet, possono scoprire chi ha prodotto il formaggio acquistato (dal caseificio sino all’azienda); Gabriele Arlotti ha mostrato l’innovativo lavoro di ricerca di notizie e immagini che ha portato a ridefinire il sito web www.razzareggiana.it: ad ogni allevamento e ad ognuno dei dieci caseifici che producono Parmigiano-Reggiano delle vacche rosse è associata una scheda descrittiva.

UNA DOMANDA DIVERSA

Roberta Rivi, assessore all’agricoltura della Provincia, rivolta agli storici allevatori che hanno tenuto questo antico bovino: “Con coraggio avete dimostrato che non sempre novità è sinonimo di progresso. E oggi avete conseguito una crescita di risultati in un contesto che non segue la crisi in atto, anche perché il consumatore ricerca sempre più un prodotto diversificato”.

Tra i relatori, spicca pure l’intervento di Paolo Scrocchi, direttore dell’Associazione italiana allevatori: “La vostra associazione, pur nel suo piccolo, ha dato un esempio delle cose da farsi. Lo dico pensando ai giovani, perché questi possono restare solo se c’è reddito. Così come vorremo fare col progetto nazionale ‘Italia alleva,, siete riusciti a identificare la filiera. Complimenti, perché è solo segmentando l’offerta che possiamo avvicinarsi di più alla domanda”.

LA RICERCA

Dalla platea, l’intervento di Leo Bertozzi, direttore del Consorzio Formaggio Parmigiano-Reggiano: “Gli importanti studi sulla variabilità genetica del latte li abbiamo eseguiti proprio sul latte di Reggiana ed oggi siamo all’avanguardia su questo fronte. Il legame di un formaggio con la sua razza è oltremodo importante se si pensa a quanto è tale la tra Fontina e la bovina Valdostana”.