Sono costretto ancora una volta a rimarcare con decisione lo sviluppo a singhiozzo che in questi anni ha vissuto il progetto relativo al recupero dell’Antica Rocca di Minozzo.
E’ notizia recente che l’Assessore Ruffini in un comunicato stampa ha dichiarato che Castelnovo nè Monti recupererà con il Parco Nazionale Tosco-Emiliano “Monte Castello”; questo futuro intervento mette in risalto come, per Castelnovo né Monti ma anche per altri Comuni del comprensorio sia di notevole importanza salvaguardare i monumenti e la memoria storica che essi rappresentano.
Viene spontaneo domandarsi perché il Comune di Villa Minozzo, nelle persone del Sindaco e dell’Assessore alla Cultura ed al Turismo non si siano ancora interessati fino ad oggi ad instaurare un dialogo con Enti preposti oppure ricercare leggi apposite al fine di completare il recupero dell’Antica Rocca di Minozzo. A questo proposito di seguito si riporta la cronologia degli interventi finora realizzati.
Il 3 giugno 1990 si è tenuto in Minozzo, per iniziativa della locale Pro Loco con l’accordo del Comune di Villa Minozzo, della Parrocchia di Minozzo e dell’Archivio di Stato di Reggio Emilia il convegno di studi “ Rocca e Pieve di Minozzo - Progetti per un recupero “.
Nel corso del Convegno medesimo vennero presentati il progetto di Restauro dell’Antica Pieve da parte dell’Architetto Fausto Bisi e quello relativo all’intervento di Recupero della Rocca di Minozzo da parte dell’Architetto Giuliano Cervi.
Le conseguenze utili furono la successiva approvazione dei progetti da parte del Consiglio Comunale e la richiesta, da parte della Parrocchia per la Pieve e del Comune di Villa Minozzo per la Rocca, alla Regione Emilia Romagna al fine di ottenere contributi a norma della legge regionale n. 6 / 89.
La Parrocchia di Minozzo iniziò i lavori di restauro della Pieve alla fine del 1993 completandoli nel 1996; Il Comune di Villa Minozzo realizzò nel 1995 il primo stralcio di lavori d’intervento di Recupero e Consolidamento della cinta muraria della Rocca e successivamente altri cinque stralci di lavoro, l’ultimo dei quali è stato portato a termine nell’anno in corso.
Nel 2003 e nel 2005 si sono svolti due interventi di indagine archeologica che hanno evidenziato un patrimonio di straordinario interesse storico ed architettonico.
“ Non solo quattro muri come qualcuno pensava ma un sistema articolato in ambienti, torri, cisterne;
la Rocca è costituita da un corpo principale delimitato da una muratura a forma ottagonale che racchiude al suo interno alcuni ambienti per una superficie di circa 400 metri quadri.
Numerosi sono i materiali recuperati: vari frammenti del vasellame pregiato da mensa, in ceramica graffita e dipinta, con tipologie ben documentate nel corso del 1600, oltre ad esemplari in ceramica da cucina che testimoniano le ultime fasi di vita della Rocca, collocabili ancora nel XVIII secolo”.
(Dr. ssa Anna Losi - Direttrice del Lavori di scavo archeologico)
Dalla campagna di scavi archeologici condotti sotto la guida di Archeosistemi con la direzione della Soprintendenza Archeologica dell’Emilia (Dr.ssa Curina) emerge che la suddivisione dello spazio si basava su una serie di ambienti, connessi tra loro tramite portali e scale che mettevano in comunicazione con vani inferiori.
Se l’indagine archeologica necessita di ulteriore impegno – di particolare importanza saranno i lavori relativi al lato nord –ovest , che dovrebbero mettere in evidenza uno degli accessi al piano sotterraneo (carceri, cantine ed altri ambienti) parimenti ancora impegnativa è l’opera di consolidamento strutturale e di restauro dei fronti murari ancora da realizzare.
“ Complessivamente nel periodo compreso tra il 1993 ed il 2006 sono stati attuati 6 stralci di intervento, che hanno permesso di consolidare circa la metà dell’intero apparato architettonico monumentale nei fronti est e nord.
Rimangono ancora da restaurare i fronti ovest e sud : quest’ultimo è particolarmente impegnativo poiché le murature sono state realizzate su di una parete rocciosa alta parecchi metri che strapiomba direttamente sui caseggiati sottostanti imponendo l’attuazione di alti ponteggi particolarmente costosi.
Anche in questo fronte lo scavo archeologico permetterà di avere interessanti risultati in quanto sembra di riconoscere in questo punto la presenza di almeno altri due ambienti sepolti”.
( Arch. Dr. Giuliano Cervi – Direttore dei Lavori di Recupero Architettonico)