C’è un libro di uno scrittore, che scrittore ancora non è, che nel suo piccolo potrebbe passare alla storia. “Piccoli racconti sulla Valle dell’Enza”, del noto veterinario Renzino Fiori, è un’antologia di 16 narrazioni collocate in un preciso momento storico dalla fine degli anni Cinquanta all’inizio degli anni Sessanta ad Atticola di Vetto, nell’Appennino Reggiano. Proprio negli ultimissimi anni che precedettero l’arrivo del progresso in Appennino.
La presentazione dell’opera avverrà venerdì 29 dicembre alle ore 21,00 presso il nuovo salone parrocchiale adiacente la chiesa di Vetto. Oltre all’autore interverranno Clementina Santi, assessore alla cultura della Comunità Montana dell’Appennino Reggiano, Francesco Genitoni, scrittore, Gabriele Arlotti, moderatore.
“Ho raccontato di un mondo economicamente molto debole che proprio in quel periodo mutò irrimediabilmente – spiega Renzino Fiori -, ma che aveva le sue regole, la solidarietà e dove tutti erano chiamati a darsi da fare e ad aiutarsi, tra le famiglie, dai bambini ai nonni, che attraverso il racconto e il gioco sapevano educare alla vita. Oggi purtroppo il loro ruolo si è perso”.
Flash di immagini, curati con la passione di chi sa cogliere le piccole cose, le più vere, che raccontano di una montagna così come era stata immutata per secoli, prima dell’arrivo di strade asfaltate, elettricità, televisione. Un libro vissuto ancor prima dal giovane Renzino, che non ha inventato nulla, ma che racconta di Atticola, paese che col progetto della Diga di Vetto sarebbe dovuto finire sommerso: “un pugno di case poste alla confluenza di due torrenti gonfi d’acqua nelle stagioni delle piogge e quasi secchi d’estate” dove si lottava per salvare terre e paese alla furie delle piene.
Ci si aiutava per andare a sfalciare il fieno, per il parto delle vacche, per la trebbiatura. Si imparava ad attraversare i torrenti con i trampoli. E dopo la fatica c’era il momento dell’allegria, del sapere condividere il senso vero dell’amicizia “a differenza di oggi – prosegue il nuovo Autore – dove il benessere porta all’individualità, purtroppo non sorretta da certi valori”.
La presentazione alle pagine è della professoressa Anna Curini, scomparsa proprio mentre l’opera era in stampa, e “a cui esprimo la mia riconoscenza e amicizia per avermi guidato nella magia delle parole”.
“Renzino – conclude Clementina Santi – ci conduce tra nomi e luoghi che ci parlano di un mondo arcaico, ancora più che antico, e che non ci capita ormai di ritrovare neppure nelle pagine dei libri. Quando all’orizzonte compare la prima ruspa tra le argille rosse, per aprire la nuova strada, i suoi occhi di bambino colgono l’ultima aratura nei campi di Siola, coi buoi bigi di Arciso. Di lì a poco la Fiat Millecento del padre sarebbe arrivata nel cortile di casa. Era l’anno 1961 e cambiava un’epoca per sempre”.