L'inserto del Il Sole 24 Ore di oggi, lunedì 18 dicembre, pubblica la tradizionale indagine annuale sulla "Qualità della vita" nelle province italiane.
Rispetto allo scorso anno Reggio perde posizioni sia nella classifica generale che in quelle per settori.
Questo il commento della Confederazione Nazionale Artigiani provinciale:
Dando pure per scontate le riserve che si possono avanzare ai criteri e ai parametri usati per stabilire le varie classifiche, l’indagine del “Sole 24 ore” segnala alcune dinamiche che dovrebbero far riflettere seriamente il “sistema Reggio”.
Nella graduatoria generale Reggio Emilia si piazza al tredicesimo posto, preceduta anche da quattro province della Regione; per “tenore di vita” siamo dodicesimi (quarti in regione); per “affari e lavoro” siamo secondi assoluti dietro Trento, ma l’anno scorso eravamo primi.
Una nota dolente è la classifica per “servizi, ambiente e salute”: l’ottantesimo posto è davvero preoccupante.
Per quanto riguarda l’ordine pubblico siamo al 43° posto, al 25° per “popolazione”, al 29° per “tempo libero”, al 28° come “città ideale” nella quale si vorrebbe abitare.
Una prima valutazione generale è che rispetto allo scorso anno si registra un lieve ma significativo peggioramento, che segnala quindi una tendenza non positiva.
Guardando alle singole graduatorie, possiamo dire che se Reggio Emilia si mantiene comunque in posizioni di assoluto rilievo in ordine alla ricchezza e agli affari, perde importanti posizioni per tutto quanto riguarda in senso stretto la qualità della vita, dall’ambiente alla salute ai divertimenti e al tempo libero (con forti preoccupazioni sul versante delle infrastrutture, per le quali siamo addirittura all’84° posto).
L’impressione che se ne ricava è che ci sia quasi una frattura tra la vita economica e quella sociale; eppure la qualità dei servizi sociali, della sanità, della vita culturale non crediamo che sia in discussione: possiamo attribuire le cause della classifica non brillante o ai superiori miglioramenti degli altri o a difetti dell’indagine.
Quello che comunque ci fa riflettere è che sembra messa in discussione una caratteristica basilare del nostro modello di sviluppo, e cioè la connessione stretta tra mondo economico e mondo politico, istituzionale, e vita sociale.
Il mondo economico mantiene le proprie eccellenti prestazioni mentre calano quelle più propriamente sociali e quelle politico istituzionali?
Se così fosse però significherebbe che economia e politica seguono percorsi divergenti,e questo, in un sistema imprenditoriale come il nostro, significa solo: problemi in arrivo per tutti, anche per il mondo economico.
In sostanza, l’indicazione che possiamo ragionevolmente ricavare (a prescindere, ripetiamo, dal valore intrinseco, sempre discutibile, dell’indagine) è che le relazioni tra gli attori della politica, dell’economia e della società civile, devono tornare al più presto ad essere virtuose come lo sono state in passato; integrazione e concertazione crediamo siano le parole d’ordine alle quali ispirare i diversi comportamenti.
Se è vero che le sfide che dobbiamo fronteggiare riguardano sia l’economia che la società e la politica, è altrettanto vero che queste sfide possono essere vinte solo in un’ottica complessiva e in una visione globale del nostro sviluppo.