Leggo su questo stesso sito che alcuni esponenti del commercio montano vorrebbero bloccare la SS 63 per protestare per il mancato completamento dei lavori su questa arteria stradale che danneggerebbe il commercio e l'impresa montana. In linea di principio questo è vero o, meglio, dovrebbe essere vero. Però, ragionandoci sopra, forse si perviene a conclusioni un po’ diverse e a nuovi punti di vista…
Premetto che quello che vado a descrivere è esperienza personale di uno che vive ed abita in montagna da sempre e quindi bisogna considerare tale esperienza per quello che è: un'esperienza negativa che, forse (lo spero ma ne dubito), non ha fine statistico.
Ebbene, a fronte della tale esperienza posso dire che forse i commercianti della montagna farebbero meglio a scendere in piazza per chiedere che la SS 63 NON venga mai completata! Perché lo dico? Semplice, perché considero che il completamento di quell'asse viario non solo favorirebbe gli spostamenti dalla pianura verso la montagna ma, soprattutto, favorirebbe gli spostamenti in senso inverso. Dico questo perché l'avvicinamento tra due luoghi comporta anche una maggiore competizione tra imprese e, se questo dovesse accadere, temo che per il commercio montano sarebbero grossi guai.
Detto ancora più brutalmente: il commercio in montagna ha un livello non solo quantitativo, ma anche qualitativo, da far pensare che un confronto con il commercio della pianura stroncherebbe definitivamente le velleità di questa zona. Il commercio in montagna dovrebbe fornire livelli di eccellenza per poter competere con la pianura e non solo questo non accade, ma si può tranquillamente dire che il livello, fatti salvi alcuni casi, si presenta di un grado mediocre e inadeguato.
L'attenzione verso il cliente è scarsa e il "customer care" è espressione che suona sconosciuta ai più. Il cliente in montagna viene visto dal commercio come una vacca da mungere o una pecora da tosare! E se ancora il commercio sopravvive in queste zone lo deve proprio al fatto che molta gente non può permettersi di recarsi altrove per procurarsi certi servizi!
Vi faccio alcuni esempi ribadendo che con questo non intendo dire che TUTTI i commercianti sono così ma per far notare che, mentre una mela marcia tra mille mele sane contamina una percentuale ristretta di altre mele, una mela marcia tra dieci o cento mele sane rischia di fare danni enormi su tutta la partita di mele!
Veniamo agli esempi, dunque. Potrei farne a decine e scrivere decine di pagine ma mi limito ai casi più eclatanti. Dovendo ristrutturare casa ho avuto la necessità di rivolgermi ad alcune imprese per chiedere un preventivo; di queste imprese solo una mi ha inviato un preventivo dopo un mese di tempo e solo perché, esasperato, ho chiesto che razza di fine aveva fatto la mia richiesta.
Idem per l'acquisto di un computer: dopo aver girato parecchie aziende ho notato come la richiesta di un preventivo apparisse ai loro occhi come una scocciatura che non meritava alcuna attenzione. Rivolgendomi in pianura e facendo presente la mia richiesta di preventivo, ritornato in montagna, trovavo il mio preventivo in bella copia nella mia casella di posta elettronica! Secondo voi da chi ho acquistato il mio computer…??
Stessa cosa quando mi è capitato di acquistare un po’ di piastrelle per la mia casa: dopo un mese e mezzo dal mio ordine ho telefonato in sede per avere ragguagli (la consegna era prevista dopo una settimana) e non solo il mio ordine non era stato evaso ma non sapevano neppure che fine avesse fatto né si ricordavano chi io fossi!!
Vogliamo parlare dei servizi turistico alberghieri? Alberghi e ristoranti sono pochi e di scarsa qualità. Quanto del personale ad esempio è in grado di parlare almeno una lingua straniera e di trattare con un avventore di lingua diversa? Quanti sono in grado di fornire anche itinerari e informazioni turistiche? Quanti conoscono il territorio quanto basta per diventare essi stessi dei promotori turistici?
Questo è un caso limite ma, una volta, ho avuto occasione di accompagnare le mie due cugine trentine per una escursione in macchina verso il crinale. Era una giornata di metà ottobre: un freddo becco e una nebbia che si tagliava a fette. Ad un certo punto abbiamo intravisto un ristorante come un miraggio e abbiamo pensato bene di fermarci per il pranzo. Entrati nel locale non c'era nessuno. Dopo vari colpi di tosse per segnalare della nostra presenza è sbucato un ometto che, vedendoci, aveva una faccia tra l'incuriosito e lo schifato… Abbiamo avuto il dubbio che durante il viaggio in auto noi tutti avessimo subito una kafkiana metamorfosi mutandoci in ripugnanti scarafaggi… Nonostante ciò abbiamo chiesto se potevamo pranzare; al sentire le nostre parole l'ometto sembrò tranquillizzarsi riguardo alla nostra natura umana, e noi con lui, ma, con profondo tono di scusa, ebbe a dirci: " …Ma… veramente staremmo pranzando noi, adesso… ". Tutto vero, signori miei! Tutto vero!!
Con una scusa qualsiasi ho riguadagnato al più presto l'uscita, salvo poi dover rientrare per trascinare fuori mia cugina che, nel frattempo, era rimasta dentro a bocca aperta e pietrificata dallo stupore! Risalita in macchina ebbe a dirmi: "…Io una cosa simile non l'avevo mai sentita….!!". Conoscendo la linguaccia di mia cugina credo che questa storia sia stata tramandata di bocca in bocca per tutto il Trentino e che la gente se la racconti ormai come una barzelletta.
Ribadisco: è un caso limite ma potrei segnalare decine di altre volte in cui, come consumatore, mi sono sentito trattare dai commercianti quasi come uno scocciatore e ora, quando posso, io vado direttamente a Reggio ad acquistare ciò che mi serve.
Leggo che l'assessore di turno di fronte al fallimento del Centro commerciale naturale dichiara di avere fatto tutto il possibile e che le riunioni del gruppo diventavano occasione per accuse e ripicche reciproche. Credo che stia tutta qui la ragione per cui il commercio in montagna non decollerà mai…"Simul stabant, simul cadent" (insieme si sta in piedi, insieme si cade) avrebbe detto il buon Cesare Previti. Il commercio montano non è assolutamente in grado di fare gruppo e di darsi una meta precisa e condivisa, se non da tutti, almeno dai più. Quando e se la SS 63 verrà completata forse si accorgeranno che il sogno su cui riponevano le loro speranze diventerà il loro incubo e, mestamente, si interrogheranno sui motivi per cui colonne di auto si dirigeranno verso la Bassa per acquistare beni e servizi.
(Lettera firmata)
Una visione SBAGLIATA del ruolo della SS 63
La “lettera firmata” è il più classico esempio della visione profondamente distorta e sbagliata che molti montanari hanno del ruolo della SS 63.
Quando, pochi anni fa, molte strade statali sono state passate alla regione e poi alle singole province, si concordò, dopo una non facile discussione, sul fatto che la SS 63 dovesse rimanere STATALE almeno nel tratto da Reggio ad Aulla (il tratto più basso, da Reggio a Gualtieri, fu declassato a provinciale per ragioni ancora tutte da capire o forse per una precisa scelta degli amministratori locali di quell’area).
Tale scelta fu fatta avendo ben presente che il ruolo della SS 63 NON E’ quello di una strada che deve servire a scopi localistici, ma quello di una strada (NON UNA AUTOSTRADA!!) a rapida e facile percorrenza per collegare la Pianura Padana ai mari Tirreno e Ligure.
Consiglio all’autore della “lettera firmata” e a tutti quelli che pensano, come lui, che la 63 sia una strada di valenza locale, di leggere il libro, presentato recentemente in Provincia a Reggio, di Gino Badini su “La strada del Cerreto” da cui risulta che questo itinerario è servito nei secoli come strada di grande comunicazione, addirittura come strada militare e solo negli ultimi cinquanta anni ne è stata ridotta la valenza.
Se la 63 fosse davvero quella povera strada di collegamento tra i paesi di montagna e la città, se avesse solo questo ruolo, perchè mai lo Stato dovrebbe investirci le centinaia di milioni di euro necessari per farle svolgere il compito,che le compete,di strada di collegamento interregionale alternativa alle autostrade?
E’un tema difficile, ma se non cominciamo noi montanari a convincerci del ruolo di interesse “nazionale” della SS 63 come faremo a convincere gli altri, quelli che devono allentare i cordoni della borsa?
Voglio ricordare che durante la presidenza Ruini della Provincia di Reggio fu sottoscritto un protocollo di intesa tra le province di Reggio e Massa proprio sulla SS 63 che sarebbe opportuno ritirare fuori dal cassetto e che in questa legislatura la provincia di Reggio ha elaborato un progetto di massima sul tracciato Castelnovo M.- Collagna che è interessante e che pure non andrebbe dimenticato come, colpevolmente, credo si stia facendo.
Infine, mi sembra francamente assurdo legare il discorso di una SS 63 adeguata ai tempi e al ruolo che le compete alla maleducazione e alla incultura di alcuni, e sottolineo alcuni, operatori commerciali insipienti.
(Pietro Ferrari)
Le strade sono ancora ragione di sviluppo
Chi pensa che le strade siano inutili dovrebbe esaminare con attenzione cosa è avvenuto nel parco delle Cinqueterre. Esite una viabilità via mare, esiste la linea ferroviaria, esiste la via normale e tutto il territorio è fiancheggiato dall’autostrada Genova-Livorno. Offro allo sprovveduto un’occasione formidabile per riscattarsi: venga con me a dimostrare che la viabilità è importante il 21 giugno p.v. @C(21 maggio, ndr)#C, quando, attraverso il nostro territorio, passerà il giro d’Italia. Sarà un’occasione per fare conoscere attraverso i massmedia le bellezze del nostro territorio, ma sarà anche una giornata per fare capire ai più che la nostra provincia manca di una statale 63 decente, di una fondovalle Secchia fino a Collagna e di un collegamento efficiente della val d’Enza con l’autostrada.
PS – I montanari debbono poi avere il coraggio di firmare ciò che scrivono.
(Marino Friggeri, Udc montagna reggiana)
…Cos’è questa novità dell’anonimato?… A chi giova?….
Perchè dite “lettera firmata”, senza indicare il mittente? Eppoi, il commento… anonimo anche quello…
Una vostra scelta editoriale?…
Per me, uomo della strada, una scelta sbagliata. Ognuno ha il sacrosanto diritto di esprimere il proprio pensiero… senza dimenticare, però, di indicare in calce, nome e cognome!
(Umberto Gianferrari)
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@CGli “anonimi” non sono tali per la redazione. Non si tratta tanto di una scelta quanto di una semplice formula che spesso viene usata nei mezzi di informazione e che, nella fattispecie, si traduce in rispetto del volere dei mittenti. Cosa che può essere condivisa o meno ma del tutto legittima.
Ovvio che non si accettano interventi offensivi (la lettera in questione ci è parsa da questo punto di vista una utile provocazione) o comunque alla stessa redazione anonimi.
Quanto alla mancanza della firma del primo commento nel giorno di ieri, ci scusiamo con l’autore dello stesso ed i lettori per il refuso di pubblicazione, per il quale abbiamo già provveduto.#C