In Comunità montana e nel Consiglio comunale di Castelnovo ne’ Monti attendono di essere esaminate e discusse due interpellanze sul trasferimento della ditta ARCALAND srl.
Nel frattempo i due enti per voce sia della Presidente sen. Pignedoli che del sindaco Marconi hanno giustificato e giudicato positivo lo spostamento della azienda nelle vicinanze di Scandiano. La questione, a sentire dalle istituzioni, pare sia già stata definita, anche con una intesa sindacale.
Certo di rappresentare il pensare della gente della montagna debbo manifestare un forte senso di disgusto, accompagnato da una forte preoccupazione per come il tema dell’occupazione viene di volta in volta mistificato (con convegni inutili come quello che si è tenuto nei giorni scorsi, laddove si è affermato che la situazione nel nostro territorio è positiva) ed eluso nelle sue vere ragioni e caratteristiche.
ARCALAND SRL è un’azienda nata dalla volontà e dalla professionalità dei lavoratori della montagna reggiana, che hanno creduto che il patrimonio ambientale potesse essere ragione di lavoro e di reddito per loro e per i loro nuclei famigliari e per il futuro della montagna. Molti di questi hanno lavorato anche in COFAR ed ora si trovano con un’azienda che per ragioni produttive sparisce dal territorio montano.
Se accettassimo la logica dell’efficienza fine a stessa o i vincoli dei costi e del disagio nessuna azienda si insedierebbe nostro territorio. Anzi, questi vincoli possono diventare l’alibi delle molte aziende presenti (fortunatamente) nel territorio per spostarsi altrove. Queste ragioni vanno poste con forza ad un’azienda cooperativa come l’UNIECO, che è presente con una quota maggioritaria in ARCALAND ed in forma totale in COFAR.
Alcuni interrogativi vanno posti anche agli amministratori pubblici che hanno quote azionarie in ARCALAND e che, in quanto montanari, possono solo in contraddizione con il loro mandato elettivo avallare una soluzione che priva la montagna reggiana di un’impresa che è nata e cresciuta nel territorio anche con l’impegno di tutte le forze economiche e sociali.
C’è da chiedersi anche per quale ragione proprio ora, in presenza dell’avvio del Parco Nazionale, un’azienda sposta il suo settore produttivo altrove. Ad un’azienda cooperativa andrebbe sempre - ma soprattutto in questo momento - chiesto o proposto un progetto di rilancio della sua presenza nel territorio. Chi vuole presentare il problema come un fatto di pura riorganizzazione aziendale sceglie con un atto di irresponsabilità politico di impoverire socialmente ed economicamente la montagna reggiana. La impoverisce perché porta via un patrimonio professionale dai nostri monti; la impoverisce perché non fornisce una prospettiva di sviluppo occupazionale nella nostra montagna.
E se tutto ciò dovesse avvenire è giusto che i montanari possano giudicare in piena libertà chi lavora perché le aziende restino nei nostri monti e chi opera in modo incoerente e senza alcuna giustificazione e lascia che le aziende abbandonino il nostro territorio.
(Marino Friggeri, capogruppo Udc Comunità montana)