Tracy ha tredici anni, portati con grazia e fare educato. A casa, l’aspetta una madre dal passato difficile e dal presente instabile; a scuola, le sue amiche studiano e non trasgrediscono, ma i ragazzi non le filano. Suo fratello si fa le canne.
Evie è sempre all’ultima moda. Ha la stessa età di Tracy, si pone come una che divora la vita anziché osservarla. Tutti i ragazzi le corrono dietro, mentre le ragazze che non trasgrediscono la disprezzano o la invidiano; viceversa, lei disprezza loro, le evita.
Tracy ammira Evie, vorrebbe che tutti i ragazzi le corressero dietro come a lei, vorrebbe i suoi vestiti, il suo successo. Per prima cosa, conquista la sua amicizia.
Evie insegna a Tracy a trasgredire: cominciano coi piccoli furti nei negozi di vestiti, finiscono con lo spaccio e l’assunzione quotidiana di droghe.
Cominciano con una tenera amicizia, concludono con un disperato sballo.
Nel frattempo, riemergono padri distratti e compagni tossici, madri in crisi e madri che viziano, fratelli che continuano a farsi le canne e professori preoccupati, amiche tradite e amiche ignorate.
Evie e Tracy sono complici verso il baratro, nelle loro scorribande nelle notti sfuocate, nei momenti in solitudine sullo stesso letto, a parlare, fumare, prendersi a pugni per riderci di gusto; donano anima e corpo nel nome di un’amicizia schizofrenica, sincera ma artificiale.
Un’amicizia che crollerà, nel momento in cui la realtà si metterà di mezzo e mano a mano dissolverà il sogno schizofrenico.
Sono cattive ragazze, Tracy e Evie, eppure sono dolci; si gettano via con tenerezza, si ribellano a un mondo fermo e cupo costruendo sogni con materiale tossico; non reggono alla loro voglia di emozioni, si fanno avide ed egoiste, ma lo fanno con candore.
Tracy e Evie vogliono crescere, vogliono che qualcuno le capisca: vogliono vivere al massimo, ma per fare questo prendono la strada sbagliata.
Il ritorno sarà pieno di ostacoli.
Tracy e Evie sono le nostre tredicenni.
Al di là dei comportamenti, al di là degli episodi, Tracy e Evie sono lo spirito esasperato delle nostre tredicenni.
Se incanalato in determinate direzioni, questo spirito potrebbe essere un bene.
Se mal gestito, è un uragano distruttore.
In ogni caso, così è e così va rispettato, compreso, valorizzato nelle dimensioni positive.
Perché è uno spirito di vita, uno spirito di vita che lotta contro lo spirito di morte suo gemello, ma che talvolta può rischiare di passare dalla sua parte.
Consiglio alle madri: noleggiate questo film (regia di Catherine Hardwicke, USA, 2003), sedetevi con le vostre figlie e guardatelo insieme. Scambiatevi opinioni.
Non rimaniateci male per certe scene forti: sono reali.