Non vorrei rivederlo più, ma si affaccia alla mente con frequenza sempre maggiore e mi porta sofferenza ed ansia, gioia e serenità, tentazioni irraggiungibili e malinconie ossessive.
E’ un sogno, di quelli che in passato ho sognato innumerevoli volte, ma ora prende la forma di una marcia, lenta e continua, verso una meta imprecisata e confusa che appare ad ogni passo più lontana.
Dicevo di un sogno solito, comune e banale che un tempo si svolgeva in posti e circostanze diverse, festose, chiassose, briose, ma sempre con gli stessi personaggi: gli amici. Di ognuno ricordavo il nome, rivedevo le sembianze coi tratti più minuti e insignificanti, riconoscevo il carattere, le abitudini, i sentimenti, i pensieri.
Era una vicinanza fisica palpabile, reale, che si ripeteva e si nutriva di parole e gesti, passioni o rabbie che ognuno portava con sè e divideva con gli altri. Il tempo passava su di noi senza lasciare tracce e noi sembravamo eterni, sempre uguali, sempre gli stessi. Riaffioravano ricordi comuni, amori perduti o mai avuti, speranze e delusioni che avevano segnato le nostre giornate sempre uguali, sempre le stesse eppure intimamente diverse.
Ognuna di esse offriva qualche scampolo di novità che non ne alterava sensibilmente il corso, ma ci dava nuove sensazioni e nuove cose da ricordare. Bastava un film, una canzone, un amore nuovo o una festa al bar per riempire una serata che avremmo ricordato per anni. Ci mancava il tempo, quello sì, non bastava mai e cantavamo “La notte è piccola per noi...”.
Ora il sogno torna, ma assume i caratteri di un tormento. Mi riporta gli amici, ma solo alcuni sono vicini, palpabili, riconoscibili. Di loro ricordo il nome, rivedo i tratti e ascolto le voci: il tempo non li ha toccati. Ma gli altri, i più, formano una colonna lontana che lentamente tenta di avvicinarsi.
Non riesco a vederli distintamente e le loro voci mi risultano familiari, ma confuse. Avanzano a fatica, smarriti in una coltre bianca nella quale affondano e dalla quale qualcuno non riemerge.
I ricordi si sovrappongono disordinati e creano un’immagine cupa, triste e dolorosa. Più che una colonna che lentamente si avvicina pare una ritirata, la tragica ritirata di Russia.
Cerco disperatamente di riconoscere gli amici, quelli eterni, quelli fuori dal tempo, ma lo sforzo è inutile. In coda alla colonna intravedo solamente ombre che si allungano all’orizzonte per unirsi al cielo.
Sono le ombre degli amici.
(Umberto Casoli)
AMICIZIA vera e AMICIZIA sognata
Il romanzo di commiato di Giovanni Arpino (“Passo d’addio”) è così dedicato : “agli amici rimasti, sempre più rari, sempre più cari”.
(Enzo Piccinni)