Home Società I Disturbi del Comportamento Alimentare e il rapporto con la Medicina

I Disturbi del Comportamento Alimentare e il rapporto con la Medicina

10
0

Il peso corporeo e le problematiche legate all' alimentazione hanno da sempre attratto l'attenzione dei medici. L'obesità, con le sue evidenti conseguenze sul piano clinico, é stata oggetto di studi sin dai tempi di Ippocrate mentre il ridotto apporto di alimenti non ha suscitato un particolare interesse per lungo tempo interpretato non come patologia ma come pratica religiosa, ascetismo e segno di santità.
Se prendiamo in considerazione il Disturbo Alimentare correlato alla ipoalimentazione, un primo, storico esempio di ipoalimentazione volontaria é quello di Santa Vilgeforte, figlia del re del Portogallo, vissuta tra il 700 ed il 1000 dC, che divenne anoressica per non dover soggiacere al matrimonio con il re saraceno di Sicilia impostole dal padre. Successivamente molti sono, nei secoli, gli esempi di volontario digiuno. Tuttavia, per una codificazione scientifica ed una corretta interpretazione di questo tipo di patologia dal punto di vista psicologico e fisio-patologico molto é stato fatto solo in tempi recenti e molto, certamente, resta ancora da fare .
Le complicanze endocrine e metaboliche che si possono riscontrare in questi tipi di patologie possono in larga parte essere confrontate e rapportate con gli stati di ridotto apporto alimentare che, nella storia, sono stati causati da guerre, carestie, studi sperimentali o particolari situazioni economico-geografiche in cui la ipoalimentazione sono da considerare una cronica piaga sociale.
Tuttavia, rispetto a questi tipi di malnutrizione, lo stato fisico e metabolico delle pazienti affette da Disturbi del Comportamento Alimentare restrittivo é peculiare in quanto:
- non é quasi mai presente una riduzione spiccata dell'assunzione di proteine capace invece di provocare le più gravi manifestazioni da ipoalimentazione,
- le persone affette spesso indulgono ad un incremento dell'attività fisica, volto a compensare gli introiti calorici, capace di mantenere, almeno in parte, il trofismo della massa muscolare (al contrario dei soggetti ipoalimentati che tendono a ridurre il loro dispendio energetico volontario),
- il quadro di base può essere complicato da alterazioni indotte da abuso farmacologico (lassativi, diuretici o addirittura ormoni tiroidei),
- é frequente in alcuni tipi di Disturbi Alimentari una associazione con etilismo o, addirittura, con tossicodipendenze,
- l'assunzione di grassi é sempre spiccatamente ridotta

Inoltre il quadro clinico che viene a crearsi nel Disturbo del Comportamento Alimentare dipende anche da:
- tipologia alimentare del soggetto e continuità od intermittenza dell'alterazione del comportamento alimentare
- durata della patologia
- epoca di insorgenza della stessa
- composizione corporea della paziente al momento dell'inizio della patologia stessa.
E' da notare che, tranne nei casi più gravi, per quanto concerne l'anoressia nervosa si debba parlare più di malnutrizione che di vera e propria denutrizione. Dobbiamo inoltre considerare come l'organismo abbia la possibilità di adattarsi in maniera agevole a periodi di netta riduzione dell'apporto calorico.
Gli studi di Leiter e Marliss hanno infatti dimostrato come un soggetto normopeso , adeguatamente idratato, possa sopravvivere sino a 2 mesi senza cibo e molto più a lungo se ha a disposizione quantità di cibo anche piccole .
La bulimia invece , che letteralmente significa "fame da bue o da cane", pur nota da lungo tempo viene citata poche volte nella letteratura medica . Negli scarsi lavori disponibili, anche se le conoscenze in materia vanno incrementando rapidamente, l'abbuffarsi e la successiva liberazione attraverso il vomito non vengono descritti così esaurientemente ed estesamente come lo sono la coercizione dell'appetito e l'anoressia mentale che spesso l'accompagna .
I disturbi del comportamento alimentare si associano ad alterazioni della sfera endocrina molto studiate in quanto da sempre si é cercato di stabilire se quest'ultime potessero rappresentare una vera e propria causa o una concausa delle problematiche alimentari oppure soltanto una loro conseguenza.

I criteri diagnostici per l’ Anoressia Nervosa sono
1. Rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso minimo normale per l’ età e la statura (perdita di peso che porta a mantenere il peso corporeo al di sotto del 85% rispetto a quanto previsto)
2. Intensa paura di acquistare peso , di diventare grassi, anche quando si è sottopeso
3. Alterazioni del modo in cui il soggetto vive il peso, la forma del corpo, eccessiva influenza del peso, della forma del corpo sui livelli di autostima ,rifiuto di ammettere la gravità della attuale situazione di sottopeso
4. Amenorrea secondaria nelle ragazze in età post-menarca e donne adulte (assenza di almeno tre cicli mestruali consecutivi) o solo a seguito di somministrazione di farmaci estroprogestinici.
• Anoressia con Restrizione: la persona non ha condotte di eliminazione (vomito, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi), non ha presentato regolarmente abbuffate
• Anoressia con Abbuffate/Condotte di eliminazione: con regolari abbuffate, o con condotte tipo vomito, autoindotto, uso inappropriato di lassativi, diuretici, enteroclismi
L’alterazione della propria immagine corporea e l’ aspirazione ad una magrezza idealizzata portano a calo ponderale marcati ingravescenti (BMI<17…13) .La denutrizione puo’ essere cosi’ grave da determinare uno stato cachettico in cui la mortalità oscilla , a seconda delle diverse casistiche dal 5 al 18 % , rendendo la AN una delle patologie psichiatriche piu’ letali .I criteri diagnostici della Bulimia sono:
Ricorrenti abbuffate caratterizzate da: assunzioni di cibo in un tempo ristretto ed una quantità significativamente maggiore di quello che la maggior parte delle persone mangerebbero, nello stesso tempo
Sensazione di perdere il controllo, non riuscire a smettere di mangiare, la sensazione di non controllare cio’ che si mangia e quanto si sta mangiando
Ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie per prevenire l’ aumento di peso come ad esempio il vomito autoindotto, abuso di lassativi, diuretici, enteroclismi, eccessivo esercizio fisico o il digiuno forzato.
Tali condotte sono evidenti per almeno tre mesi in media due volte alla settimana
Livelli di autostima ridotti condizionati in modo eccessivo dalla forma del corpo, e dal peso.
Queste alterazioni non si manifestano esclusivamente nel corso di anoressia nervosa
Con Condotte di eliminazione (80-90% dei casi), regolarmente il vomito autoindotto uso inappropriato di lassativi, diuretici ed enteroclismi
Senza condotte di eliminazione con l’ utilizzo regolare di digiuno, eccessivo esercizio fisico, ed altri comportamenti inappropriati

Non è considerato abbuffata il continuo lo “spiluccare” piccole quantità di cibo nell’ arco della giornata .
In genere non vi è compulsione verso uno specifico tipo di cibo ma cio’ che caratterizza l’ abbuffata è la quantità di cibo, l’ ammontare calorico complessivo di gran lunga maggiore ad un pasto normale.
In genere le abbuffate sono fatte in solitudine , le persone si vergognano molto di cio’ che fanno , tendono sempre a nasconderle, e continuano fino a che l’individuo non si sente da star male o qualcuno sopraggiunge inaspettatamente nella stanza; in genere vi è premeditazione, il tutto viene scrupolosamente organizzato.
Vi sono situazione di forte disagio psichico che inducono addirittura al blocco dell’ attività lavorativa nel giovane adulto, o nell’ adolescente, a rubare denaro per spenderlo in cibo..
L’ abbuffata è precipitata da stati di umore disforico , stress, stati di insoddisfazione personali o relativi al peso , alla forma corporea , in seguito a periodo di forte restrizione per dimagrire.
Durante l’ abbuffato la persona può transitoriamente sentirsi meglio psicologicamente, ridurre la disforia di cui soffre ma poi precipita in uno stato per lo più depressivo e di forte autocritica.
In alcuni casi il vomito rappresenta l’ effetto ricercato, la persona si abbuffa per poi vomitare, ; il vomito riduce la sensazione di malessere fisico oltre alla paura di ingrassare.
Si inducono il vomito con le dita in gola, (a volte è presente persino il callo sulle dita e il distrofismo della cute delle ultime due falangi dell’ indice e medio) o a volte con strumenti meccanici stimolano il riflesso.
L’ attività fisica è un altro elemento importante che contraddistingue i Disturbi del Comportamento Alimentare ed in particolare l’Anoressia . Spesso l’attività fisica è intensa , continua, stressante, estenuante in molte occasioni; l’ abbigliamento con cui fanno attività fisica è in genere eccessivo per indurre una aumentata sudorazione, e a volte tutto questo viene svolto in precarie condizioni fisiche ( parlo dell’ anoressica sottopeso, emaciata ).
I sintomi quali il vomito, l’attività fisica , la continua ricerca “bramosia “del cibo, o del pensiero ossessivo e continuo di come fare a non mangiare, o di come evitare il cibo, o di come espellerlo, spesso vanno ad interferire con le attività importanti , la scuola, il lavoro, con i rapporti sociali od amicali in termini di orari e luoghi.
L'Obesità non compare nella classificazione dei disturbi del comportamento alimentare; tuttavia tra i Disturbi non Altrimenti Specificati viene identificato il "Disturbo dell'Alimentazione Incontrollata o Abbuffata Compulsiva" (Binge Eating Disorder, BED), che sarebbe alla base di una percentuale variabile dal 20 al 30% delle forme di obesità. I soggetti che, pur alimentandosi in modo compulsivo, non tendono a mettere in atto meccanismi di compensazione e quindi divengono obesi, presentano situazioni endocrine in parte peculiari, in parte sovrapponibili a quanto é possibile osservare nei soggetti obesi senza concomitanti alterazioni del comportamento alimentare .

Per informazioni sul servizio di cura e prevenzione dei Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Ausl di Reggio Emilia Cliccate Qui