Home Editoriale Una benda per la banda larga

Una benda per la banda larga

18
3

Come tutti sanno, c'è una banda che in alcune parti della montagna non ne vuole proprio sapere di suonare: è la banda larga. Cos'è la banda larga è noto ai più, ma per chi ancora non ne avesse sentito parlare diremo che si tratta semplicemente - detto in soldoni - della possibilità di connettersi ad internet ad alta velocità tramite modem ADSL (sfruttando appunto l'ampiezza della banda).

La connessione a banda larga rimane un sogno per molti utenti della montagna reggiana e non solo che si vedono, in tal modo, non solo costretti a vivere in una realtà marginale come quella della montagna, ma anche ad essere defraudati di tutte quelle innovazioni tecnologiche che proprio in territori come quelli montani potrebbero favorire il tamponamento dell'inevitabile esodo che coinvolge questi luoghi.

Come sempre, tale servizio, come tanti (troppi) altri, una volta arrivato a Castelnovo sembra avere incontrato le famigerate colonne d'Ercole con la scritta "Non plus ultra" e non sembra riuscire ad inoltrarsi nelle terre incognite e selvagge dell'alta montagna.

Questa situazione non è una esclusiva del territorio reggiano, ovviamente. In generale, l'attuazione temporale delle innovazioni tecnologiche segue un percorso di questo tipo: tali innovazioni pervengono in Europa dopo alcuni mesi rispetto alle nazioni tecnologicamente avanzate come Stati Uniti e Giappone. L'Italia adotta, poi, tali innovazioni con un ritardo di mesi od anni rispetto all'Europa in generale.

Ed infine, le zone montane come la nostra vedono un ulteriore ritardo di mesi o di anni rispetto alle altre, più fortunate, zone d'Italia. Il gap tecnologico che sconta il Paese Italia e la montagna italiana in particolare sta tutto in questo ritardo.
Ora ci si può chiedere: cosa è stato fatto per mettere fine a quella che si configura come una vera e propria discriminazione degli utenti residenti nelle zone appenniniche e montane? La risposta potrebbe essere: quasi nulla.

Nella montagna reggiana, la politica, cristallizzata nel castelnovo-centrismo, nelle beghe tra gli schieramenti partitici e nella questione di un Parco nazionale che ha estenuato la pazienza e le energie dei cittadini ancora prima di vedere effettivamente la luce, non sembra in nessun caso avere la forza o la voglia di agire, sollecitare, reclamare quello che è un sacrosanto diritto dei propri amministrati.

In un libretto datato 97/98 e pubblicato dalla Alambra per conto del Comune bismantovino si poteva leggere: "Castelnovo si candida ad essere un centro montano all'avanguardia con il telelavoro, con centri internet, già si parla di teleconferenze che è come dire ’Vivo in periferia ma sono in collegamento in tempo reale con il mondo’". Sarebbe fin troppo semplice andare a verificare quanto e cosa, di tutto ciò, sia stato veramente attuato a quasi dieci anni di distanza. Come si sa le strade per l'inferno sono lastricate di buone intenzioni e sembra che, in alcuni casi, conducano direttamente a Roma.

Ad essere sinceri fino in fondo, bisogna anche dire che la politica ha trovato terreno fertile nella generale ignoranza in materia di tecnologia da parte della popolazione montana (del resto, la politica ben difficilmente potrebbe sostenere l'importanza della cultura informatica quando, sovente, proprio nella Pubblica Amministrazione tale cultura è negletta).
A noi stessi è capitato di sentire persone che, di fronte alla possibilità di portare la banda larga in montagna si dimostravano scettiche e concludevano con frasi del tipo: "Sarebbe meglio che facessero qualcosa per quei vecchi che ancora vivono in montagna che ormai non hanno neppure dei luoghi di ritrovo!".

Se volessimo esplicitare pensieri di questo genere personalmente lo faremmo in questi termini: "Lasciare morire in maniera dignitosa quei pochi che ancora vivono in montagna che tanto i giovani se ne andranno comunque!". Questo è il pensiero che finirà per uccidere la montagna! Quegli stessi vecchi forse sarebbero ben felici di sapere che la montagna potrebbe offrire delle possibilità e delle opportunità ai loro figli senza che questi ultimi siano costretti a trasferirsi altrove; senza contare che la banda larga potrebbe offrire vantaggi in termini di efficienza dei servizi anche a quegli stessi anziani.
Ma come ci si pone sul medesimo argomento in un territorio limitrofo come quello modenese?

Ebbene, navigando in Internet abbiamo scoperto come oltre confine sembra stia maturando una consapevolezza ben diversa rispetto a queste tematiche. Benché i nostri vicini non possano dirsi in condizioni migliori delle nostre, pur tuttavia qualcosa sembra che si stia lentamente muovendo.

Probabilmente, quando l'ADSL sbarcherà nelle parti alte della montagna sarà essa stessa una tecnologia già ampiamente superata se non propriamente obsoleta ed è per questo che nell'Appennino modenese si stanno valutando altre possibilità di accesso alla banda larga magari svincolate dalla monopolista (e mai troppo vituperata) Telecom.

Alcuni comuni invitano i cittadini a compilare un modulo di pre-adesione per il servizio in base al quale poter poi sollecitare, valutare, pianificare l'eventuale messa in opera di progetti utilizzando la tecnologia Wi-Fi (radio antenne), senza fili, in grado di raggiungere i centri non serviti, con un "basso costo di realizzazione” ed un “basso impatto ambientale" www.comune.montese.mo.it e c'è pure qualche politico lungimirante che si fa carico di sostenere questo progetto nelle apposite sedi www.regione.emilia-romagna.it.

Come si vede la situazione dei nostri vicini non è intrinsecamente migliore; ciò che è migliore è sicuramente la consapevolezza del problema e la volontà di porvi rimedio ben sapendo che il gap tecnologico che colpisce la montagna non penalizza soltanto i cittadini ma anche e soprattutto le imprese che si trovano tarpate le ali nelle loro possibilità di insediamento e di sviluppo in questi territori rispetto alle aziende della pianura, in un mercato sempre più competitivo in cui chi è costretto a correre con una gamba ingessata non può che rimanere necessariamente fermo al palo.

Ma come nel caso del Parco Nazionale nulla è stato fatto per rendere consapevoli i cittadini delle possibilità e delle opportunità che il Parco poteva offrire, siamo abbastanza sicuri che ancor meno verrà fatto per sostenere e per far capire ai cittadini l'importanza della diffusione banda larga nell'intero territorio dell'Appennino.
Ribadiamolo: nel 2006 (quasi 2007) non è accettabile che interi territori debbano ancora fare i conti con questa situazione e il nostro compito non può essere che quello di invitare tutti coloro che ne hanno i mezzi e la possibilità ad agire per porre termine a questo disagio, senza lastricare ulteriormente la già lunghissima strada per l'Inferno.

Approfondimento: le ultime tecnologie in tema di banda larga: www.vnunet.it.

3 COMMENTS

  1. Bravi, era ora che qualcuno suonasse la sveglia su questo tema, che è di una importanza vitale
    Penso che in montagna ci sia una grande potenzialità di sviluppo su tutti campi nel senso più ampio del termine, ma appunto se non vengono messe in campo le nuove tecnologie tipo la banda larga, che permettera alla giovane popolazione di rimanere attaccata alla sua terra di origine, riportando la voglia di fare, di dare, di sviluppare la montagna mettendo a disposizione tutte le nuove tecnologie di comunicazione che sono possibili ora, il ritardo che già esiste aumenterà e non sarà più recuperabile, andando così a svuotare la montagna delle energie e delle intelligenze presenti in quei territori così belli se fatti vivere come si deve.

    (Emilio Ferrari)

  2. Banda larga tramite wi fi
    Sono a conoscenza che tutti i comuni delle valli e della pianura del bresciano non raggiunti dalla fibra ottica sono collegati alla banda larga tramite wi fi; progetto sponsorizzato dalla Pprovincia di Brescia e da società private. Il tutto ad un prezzo molto competitivo.

    (Silvia Cagni)