IL COMUNICATO DELL'UFFICIO STAMPA DEL CONSIGLIERE FILIPPI
“Un vero è proprio scempio ambientale è stato commesso in località Calcinara di Felina – ad affermarlo è Fabio Filippi, Consigliere regionale di Forza Italia.
Il Comune di Catelnovo né Monti, la Provincia di Reggio Emilia e la Regione Emilia-Romagna sono i protagonisti di una intollerabile vicenda paesaggistico-ambientale che sfiora il ridicolo. L’amministrazione bismantovina presa dalla foga di far crollare per implosione il cosiddetto Ecomostro di Felina, ha raso al suolo anche il vecchio e storico mulino a quattro macine risalente al 1700, edificio di notevole pregio storico e architettonico ubicato un centinaio di metri sotto il famoso pollaio. Come si dice in questi casi: hanno buttato via il bambino con l’acqua sporca! E pensare che per fare questi danni ambientali, la Provincia di Reggio Emilia ha creato un nuovo ente ad hoc, di dubbia utilità, la Biennale del Paesaggio con l’intento di promuovere e realizzare una nuova cultura, un maggior rispetto per l’ambiente, la tutela dei beni storici; non certo un ente dedito alla diffusione di amenità e proclami! Il comitato scientifico della Biennale, come si legge dal sito internet www.biennaledelpaesaggio.it è composto da personalità di altissimo livello: un antropologo, uno scrittore, un esperto in comunicazione, un architetto, un regista, un biofisico, un giurista e un v.ministro; tutti probabilmente colpiti da miopia ambientale, visto che nessuno degli insigni pare si sia accorto del valore storico dell’antico molino. Fino a quando i cittadini continueranno a pagare Enti di dubbia utilità? Prima o poi qualcosa cambierà!”
La demolizione dello storico edificio rientra nell’accordo di programma fra Comune di Castelnovo e Provincia di Reggio per riqualificare l’area, ma nessuno probabilmente si è accorto di quello che accadeva! Provincia e Comune avevano inoltre affermato: “che i fabbricati presenti nell’area sono da ritenersi opere incongrue, così come definite dall’art. 10 comma 1 della L.R. 16/2002”.
Ma veramente un bel mulino del 1700 può essere definito opera incongrua con elevato grado di compromissione ambientale? L’amministrazione di Castelnovo ha ripetuto nel giro di poco tempo un altro grave errore di valutazione paesaggistico che si somma ad altri errori architettonici già commessi in precedenza (ad esempio con la demolizione dello storico asilo parrocchiale del 1600. Sul caso, fra l’altro il sottoscritto attende tuttora una risposta all’interrogazione presentata in Regione).
Non vogliamo immaginarci cosa sarebbe successo se un privato cittadino avesse demolito edifici vincolati di sua proprietà risalenti al 1700 (denunce plurime, processi, spese legali, sanzioni amministrative, chiacchiere di paese, articoli sulla stampa, insulti... ecc.).”
Il Mulino Calcinaro situato sulla sinistra del Rio Spirola, era un edificio in sasso su due livelli con copertura a capanna, gli impianti erano attivi fino agli anni quaranta. Con la denominazione Calcinaro l’opificio è censito nell’elenco dei mulini del Circondario di Castelnovo Monti del 1821, nella Carta Idrografica d’Italia del 1888 e nella mappa catastale del 1890.
“ Il vulnus è irrimediabile –aggiunge Filippi–. Nel sito della Provincia di Reggio, nella parte riservata ai Beni Culturali, si richiama il dovere di salvaguardare e tutelare gli immobili di interesse storico con i loro intrinseci pregi architettonici. Evidentemente le amministrazioni rosse dell’Emilia-Romagna continuano a predicare bene e a razzolare male. Hanno addirittura chiamato per dar maggior risalto alla kermesse, il solito compagno per caso, Patrizio Roversi. Ho quindi predisposto un’interpellanza regionale per denunciare l’accaduto e chiedere conto dei motivi, se ve ne sono, che hanno indotto Provincia e Comune a demolire un edificio risalente al 1700 e per quale ragione la Regione Emilia-Romagna non sia intervenuta per evitare lo scempio.”
LA RISPOSTA DEL COMUNE
In relazione alle dichiarazioni del consigliere regionale Fabio Filippi, in merito all’operazione di rimozione del pollaio di Calcinara, interviene il vicesindaco ed assessore all'urbanistica del Comune di Castelnovo ne' Monti Fabio Bezzi.
Gli edifici che erano presenti nella zona attigua al pollaio sono presi in esame da diversi strumenti urbanistici del Comune degli ultimi anni. Non esiste né nel Piano Regolatore degli anni ’90 né nel recente Piano Strutturale Comunale alcuna indicazione di vincoli per l’edificio in sasso oggetto dell’intervento di Filippi. Anzi il PSC è completato da un documento di accompagnamento, redatto nel 2001, che rappresenta un censimento di tutto il patrimonio architettonico sui terreni agricoli nel territorio comunale. Il documento è redatto dal “Centro cooperativo di Progettazione architettura ingegneria urbanistica”, ed è un “quadro conoscitivo con schede di rilevamento del patrimonio edilizio esistente in territorio agricolo al 31/12/01. L’edificio in questione è preso in esame nella tabella 193, al mappale numero 74, e nessun vincolo è segnalato. Si tratta di un censimento che ha salvaguardato numerosi fabbricati in tutto il Comune, tutti quelli che presentavano aspetti di pregio architettonico, ponendovi adeguati vincoli: ripeto che è un documento del 2001, quindi ampiamente precedente all’interessamento dell’Amministrazione per acquisire l’area dell’ecomostro ed andare alla sua demolizione. La scheda riporta una serie di valutazioni: alla voce “destinazione d’uso attuale” viene riportato “residenziale agricola”, mentre per quanto riguarda lo stato di conservazione, in una scala che riporta i gradi “buono; medio; cattivo; pessimo; demolito o crollato; in costruzione; in ristrutturazione” l’indicazione attribuita è “demolito o crollato”, a segnalare lesioni molto gravi. Inoltre lo stesso documento indica il valore architettonico degli edifici esaminati, e per quello in questione, in una scala che riporta i gradi “monumentale; tipologico – architettonico; storico – ambientale; elementi di valore; nullo; in contrasto” viene attribuito un valore “nullo”. Sia dal documento più recente che dal Prg degli anni ’90 emerge che non esisteva più alcun elemento, né interno né esterno, che riconducesse il fabbricato ad una precedente attività come mulino (nel quadro conoscitivo del 2001 non è riportata nessuna nota né nella casella “uso storico” né in quella “elementi di pregio dell’edificio”): il fabbricato era anzi ormai fortemente compromesso e pericolante. Se quell’edificio avesse avuto un interesse architettonico anche minimo, una qualsiasi possibilità di valorizzazione, non avremmo avuto alcun interesse a demolirlo: nell’area dove si trovava l’ecomostro il Comune ha intenzione di realizzare un parco pubblico o un punto di valorizzazione turistica. Abbiamo semplicemente preso atto che l’edificio era irrimediabilmente compromesso e presentava elementi di rischio, per cui è stata una decisione obbligata quella di andare alla rimozione delle parti residue.
LE CONTRODEDUZIONI DI FILIPPI
"Ormai il danno è fatto e ripetuto, due anni fa il comune di Castelnovo ha demolito lo storico asilo del 1600, ora il vecchio mulino Calcinaro del 1700, in futuro chissà cosa succederà? Sappiamo tutti che non c’è limite al peggio – ad affermarlo è Fabio Filippi, Consigliere regionale di Forza Italia.
L’inadempiente Amministrazione comunale di Castelnovo Monti cerca di giustificarsi con argomentazioni pretestuose, irrilevanti, errate e di modesto carattere tecnico.
Il vecchio mulino Calcinaro era in buono stato di conservazione e le fotografie riportate nel mensile TuttoMontagna di questo mese lo testimoniano.
Carta canta e villan dorme. E chi non ha rispettato la legge è proprio il Comune di Bismantova.
Il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (Decreto lgs. del 22 Gennaio 2004 , n° 42) racchiude tra i “beni culturali” le cose immobili e mobili appartenenti allo Stato alle regioni e agli altri Enti Pubblici territoriali (Province, Comuni, compreso ovviamente il comune di Castelnovo né Monti…) .
Lo stesso CODICE (Art. 10, comma 4) annovera tra i “beni culturali” anche: “le tipologie di architettura rurale aventi interesse storico od etnoantropologico, quali testimonianze dell’economia rurale tradizionale”.
Continuando a leggere, l’Art. 12, recita : “le cose immobili e mobili… che siano opera di autore non più vivente e la cui esecuzione risalga ad oltre 50 anni sono sottoposte alle disposizioni del Titolo I (Tutela dei beni Culturali) fino a quando non sia stata effettuata la verifica da parte del Ministero” .
Traduzione: fino a quando il Ministero e per esso la Soprintendenza ai Beni Ambientali di Bologna, non si pronuncia, il bene è da considerarsi come tutelato a tutti gli effetti!
Sarebbe interessante vedere l’elenco descrittivo, compilato dal Comune di Castelnovo nè Monti, dei beni culturali presenti nel territorio comunale. Sarebbe interessante capire se nel suddetto elenco sia stato indicato il Mulino Calcinaro del 1700.
L’elenco e’ stato mandato alla Soprintendenza, il Mulino di Calcinara ne faceva parte?
La domanda viene spontanea.
Infatti, se il mulino Calcinaro non e’ stato messo in elenco come avrebbe potuto la Soprintendenza tutelarlo ?
Delle due l’una: la richiesta alla Soprintendenza è stata fatta oppure non è stata fatta.
Nel primo caso: qual’ è stata la risposta ?
Nella seconda ipotesi: perché?
Probabilmente presi dalla foga di demolire l’Ecomostro e da qualcos’altro l’Amministrazione non si era neppure accorta dell’antichissimo borgo storico ricco di fabbricati di pregio architettonico sorto in vicinanza di un corso d’acqua.
L’opificio denominato Calcinaro è censito nell’elenco dei mulini del Circondario di Castelnovo Monti del 1821, nella Carta Idrografica d’Italia del 1888 e nella mappa catastale del 1890.
Sarebbe interessanti inoltre scoprire che fine abbaino fatto le preziose macine fatte a mano e le antiche ritrecine del mulino. Non saranno mica state triturate assieme ai sassi del 1700 che costituivano la struttura portante del mulino?”
Fatti, non parole gentile Assessore.