Era il 23 aprile del 1945, i 24 militi della Guardia Nazionale Repubblicana del presidio di Montecchio (Reggio Emilia), dopo due giorni di battaglia, si fidarono delle parole di don Ennio Caraffi, anche lui ingannato, che portava loro il messaggio dei partigiani: "la resa a patto di aver salva la vita e la condizione di non subire maltrattamenti e percosse".
Verso le nove del mattino uscirono da ‘Cà Bedogni’ crivellata di colpi, all’interno dell’abitazione giacevano due ragazzi feriti (gli unici che si sarebbero salvati), due legionari morti, e nello scantinato il cadavere del partigiano Landini, per il quale già da tempo è stata eretta una lapide a ricordo.
Il vicecomandante dei partigiani, nonostante la parola data nella trattativa di resa, ordinò che tutti i militi venissero fucilati seduta stante. L’ordine però non venne eseguito per l’intervento di un superiore ed i legionari vennero avviati verso la collina, dalla quale non fecero più ritorno.
In collina vi fu un processo sommario dell’ufficio mobile della polizia partigiana e i soldati vennero riconosciuti prigionieri di guerra, in spregio alla convenzione di Ginevra vennero poi massacrati, anche se nel contempo la guerra era terminata.
Sono passati sessantun anni dalla tremenda fine dei ventun prigionieri trucidati nel bosco di Cernaieto, un luogo sconosciuto di montagna, lontano dalla vergogna e dagli occhi curiosi della gente; sono passati sessantun anni e mai nessuno in forma pubblica li ha voluti ricordare, non sappiamo se per paura di ritorsioni o per ipocrisia.
Ogni forma di violenza sia comunista che fascista va decisamente condannata. Nelle due fosse comuni nel bosco di Cernaieto sono stati rinvenuti resti di giovani ragazzi, di un padre massacrato assieme al figlio, una donna ed altri orrori.
E allora perchè continuare a negare la storia, perchè far finta di niente e non dire la verità? Il consigliere regionale Filippi che ha promosso la commemorazione, dice di poterla fare perchè non ha vittime da difendere né da una parte né dall’altra. Per l’azzurro è quindi doveroso, giusto e improrogabile procedere al ricordo dei Caduti:
Serg. Magg. Alberto Bigliardi di Sant’Ilario (Re) di anni 41; Cap. Magg. Giovanni Bonomi di Bettola (Pc) di anni 39; Ugo Botti di Reggio Emilia; Cap. Magg. Carlo Cantarelli di Gattatico (Re) di anni 46; Livio Corradini di anni 18; Cap. Magg. Pasquale Da Grava di Correggio (Re) di anni 43; Serg. Magg. Carlo Ferretti di Reggio Emilia; Cap. Magg. Vincenzo Fiaccadori di Reggio Emilia di anni 46; Cap. Magg. Angelo Gallingani di anni 48 di Sant’Ilario (Re) papà di Luigi; LuigiGallingani di anni 17, figlio di Angelo; Luciano Gibertini di Reggio Emilia di anni 16; S. Ten. Gaetano Giovanardi di Bagnacavallo (Ra) di anni 21; Ulderico Manghi di Reggio Emilia di anni 22; William Onesti di Reggio Emilia di anni 16; Cap. Magg. Giacomo Panciroli di Reggio Emilia di anni 38; Cap. Magg. Ettore Rocca di Ciano d’Enza di anni 46 e Marco Vezzani di Reggio Emilia di anni 36.
Altre salme non sono state identificate in quanto era impossibile il loro riconoscimento!
Fu una vera e propria strage: i cadaveri dei prigionieri vennero ammassati in fosse comuni come non si fa neppure con gli animali.
Questo sterminio non è ricordato come atto di giustizia nelle rievocazioni storiche della Resistenza, a testimonianza della volontà comunista di occultare parte della storia.
Nonostante la gravità dell’eccidio, indubbiamente uno dei più atroci avvenuti nel reggiano, alcuni amici di Filippi avrebbero consigliato di evitare commemorazioni perché sarebbe meglio non infrangere un tabù, meglio far finta di niente e lasciare le cose come sono e continuare nell’ omertà che perdura da sessantun anni. Del resto, anche il presidente della Comunità Montana dell’Appennino reggiano e i sindaci ulivisti dei comuni limitrofi, nonostante siano stati invitati a partecipare alla breve celebrazione, hanno preferito non rispondere. Soltanto don Paolo Gherri, parroco della zona ha risposto all’invito ed ha acconsentito ad impartire ai Caduti la benedizione per domenica prossima, in ricorrenza del sessantesimo anniversario della loro riesumazione, avvenuta il 16 ottobre 1946 per ordine del prefetto di Reggio Emilia dott. Potito Chieffo.
Noi domenica ci saremo e saremo in tanti, ricorderemo i Caduti di Cernaieto deponendo una croce, una corona di fiori e il parroco impartirà la Benedizione; certi di compiere un atto di pietà doveroso e giusto.
Fabio Filippi (Regione Emilia Romagna)