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“Di che deve scusarsi il Papa?”

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D'accordo con lo studioso franco-tunisino Alexandre Del Valle, che oggi , su L'Informazione, dice che il Papa non deve chiedere scusa. E' vero: scusa di cosa? Di aver ragionato da cristiano, innanzitutto, profeta della non violenza assoluta, e poi da persona colta, educata alle disquisizioni filosofiche e teologiche più fini, patrimonio dell'Occidente, eredità dell'antica Grecia?

Quando, giorni fa, Benedetto XVI aveva affermato che la guerra non è mai voluta da Dio, perché l'uomo, immagine di Dio, non può essere ucciso in suo nome, mi sono chiesta: "E' impazzito? Non sa che nell'Islam niente è immagine di Dio, nemmeno l'uomo?" Pensavo si fosse sbagliato, che avesse peccato d'ignoranza. Poi quei ragionamenti sul Corano e la guerra santa. Da un punto di vista islamico ancora più gravi: il Corano non si discute, non si interpreta, non si adatta alla modernità: niente esegesi! Si è sbagliato di nuovo? Non credo, non lui. Sta solo mettendo allo scoperto le fragilità di una religione che ha dato sempre più spazio agli "ismi" (islamismo, fondamentalismo, estremismo, terrorismo) ed ha impedito ai moderati di diventare la maggioranza. Il Papa non può fare altro che portare il messaggio di pace di Cristo, non contro uno o l'altro, ma a favore di tutta l'umanità.

In una recente intervista su La Padania, proprio il politologo Alexandre Del Valle affermava: «A partire dalla guerra in Afghanistan, gli Usa hanno armato e addestrato la maggior parte dei movimenti islamisti nel mondo. Hanno favorito l'ascesa al potere di Khomeyni in Iran, provocato la caduta dello scià, mentre dagli anni trenta appoggiano il regime fondamentalista saudita, incoraggiando anche gli ultra-antioccidentali talebani di Kabul. La guerra del Golfo ha consacrato la morte del nazionalismo arabo laico e diede il via libera all'islamismo radicale, come possiamo vedere oggi in Cecenia, Daghestan, Kashmir, Pakistan, Sudan, Algeria, Balcani. Appoggiati negli anni Ottanta dalla Cia, i cosiddetti "afghani" (volontari della Jihad anti-russa) hanno esteso dappertutto la rivoluzione islamica».

Continua Del Valle: «La base mondiale più violenta e sovversiva del terrorismo islamico non è più l'Iran dei mullah, ma il "polo" Pakistan-Afghanistan, finanziato e sostenuto dall'Arabia Saudita e messo in piedi da Washington. La strategia Usa è fondata su quattro principali obiettivi a medio e lungo termine - sottolinea Del Valle. Primo: impedire la rinascita dell'ex nemico russo utilizzando la "dorsale verde" turco-islamica e favorendo l'indipendenza dei paesi musulmani dell'ex Urss per far perdere a Mosca il controllo delle riserve di petrolio e di gas; secondo: conservare a qualsiasi prezzo un buon rapporto con l'Islam, che possiede il 75 per cento delle risorse di benzina nel mondo e, nonostante la religione anti-occidentale, consuma prodotti ed utilizza tecnologie americane senza peraltro essere concorrenti; terzo: creare stati islamici nei Balcani per giustificare l'allargamento della Nato, buttare fuori la Russia dall'Europa e creare instabilità nel nostro continente; quarto - conclude Del Valle: equilibrare, grazie a tale atteggiamento filo-musulmano, la politica filo-israeliana di Washington, dando all'Islam nuove basi in Europa e lasciando da parte a poco a poco i nazionalisti israeliani (vedi accordi di Oslo)». Quindi, chiude lo studioso francese, gli Usa cercano di «impedire la costruzione di un'Europa forte ed indipendente, favorendo l'entrata nell'Ue della Turchia e trasformandola in un protettorato americano, una testa di ponte geostrategica dell'America, come disse il consigliere di Stato Usa Brzezinsky.

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E per provare a capire quanto i nostri linguaggi, le nostre forme mentali siano diversi, due note sul Corano, qualche riga dal "Credo islamico", una delle proibizioni che a noi pare assurda e l'idea del celibato e della vita monastica come cosa negativa (che sarebbe stato di noi e della nostra cultura senza i monaci e le monache?)
Il Corano non è un libro nel senso in cui gli occidentali intendono questo termine. La sua denominazione araba è « al coran » che significa "la recitazione" (o « il dettame », « la lettura »). Ciò fa riferimento a parole (pronunziate o ascoltate) e non ad un testo. In arabo, « il libro », nel senso occidentale di oggetto composto di fogli rilegati coperti di scrittura, si dice « al kitab ». Il Corano non è stato scritto da Maometto, che non sapeva né leggere né scrivere, è stato recitato da Maometto, a frammenti, in un periodo di più di 20 anni. Le sue recitazioni cominciarono nella sua città di origine, La Mecca. Dopo che fu cacciato di là, continuò le sue recitazioni nella città di Medina, dove morì. Secondo Maometto, non è lui l'autore di queste recitazioni: gli sarebbero state dettate dall' arcangelo Gabriele direttamente in lingua araba, per ordine di Dio. Così, il Corano non è soltanto il fondamento dell'islam, è anche e soprattutto, secondo i musulmani, il suono delle parole di Dio. Ciò spiega perché fu a lungo vietato tradurlo ed è anche la ragione per cui il Corano è sistematicamente insegnato in arabo, e solo in arabo, nelle scuole coraniche. Il Corano non comporta aspetti esoterici, contrariamente ad altri testi monoteistici (come per esempio l'Apocalisse di san Giovanni), non è un « testo a chiave » né un racconto, ma soltanto un accumularsi di affermazioni, di descrizioni, di esortazioni, di minacce, di allusioni alla Bibbia ed ai costumi dei beduini, una sequela di divieti, di raccomandazioni, di obblighi, di diatribe, di promesse, di minacce, ecc. Secondo Maometto la missione che gli era stata affidata era di ristabilire la « vera religione », già data nella Bibbia ma pervertita, secondo lui, dagli ebrei e poi dai cristiani.
Alcuni versetti si contraddicono, certe contraddizioni si risolvono tuttavia secondo il principio dell'abrogazione: i versetti recitati per ultimi annullano e rimpiazzano i versetti recitati per primi. Così, quelli recitati alla Mecca, quando Maometto non era circondato che da rari adepti (specialmente i versetti che spronano alla pace e alla tolleranza), sono abrogati dai versetti (che spronano alla violenza e all'intolleranza) recitati più tardi, a Medina, quando Maometto disponeva di una potente armata.

Da: L'Aqida Tahawiya - Il Credo Islamico
33. Il Corano è la parola di Allah. È venuto da Lui come parola senza che sia possibile dire come. Egli lo inviò sul Suo Messaggero come rivelazione. I credenti lo accettano come verità assoluta. Essi sono certi che esso sia, in verità, la parola di Allah. Non è stato creato come è creata la parola degli esseri umani, e chiunque lo ascolti e dichiari che si tratta di parola umana è diventato un infedele. Allah lo ammonisce e lo censura e lo minaccia con il Fuoco quando Egli, che sia lodato, dice: "Lo inabisserò nel saqar!" (al-Muddaththir 74:26) Quando Allah minaccia con il Fuoco coloro che dicono: "Questa è solo la parola di un essere mortale!" (74:25) noi sappiamo per certo che è la parola del Creatore del genere umano e che è totalmente diversa dalla parola del genere umano.
34. Chiunque descriva Allah come simile in qualche modo ad un essere umano è diventato un infedele. Tutti coloro che comprendono questa volontà staranno in guardia e si tratterranno dal fare affermazioni simili a quelle degli infedeli e sapranno che Egli, nei Suoi attributi, non è come gli esseri umani.
54. Noi chiamiamo la gente della nostra qibla Musulmani e credenti fintanto che essi riconoscono ciò che il Profeta, che Allah lo benedica e gli conceda la pace, ha portato e fintanto che accettano come vero tutto ciò che egli ha detto e ciò di cui ci ha narrato.
55. Noi non ci addentriamo in vane discussioni su Allah, né permettiamo dispute sulla religione di Allah.
56. Noi non discutiamo del Corano e affermiamo che esso è la parola del Signore di tutti i Mondi, con la quale lo Spirito Degno di Fiducia è sceso e che ha insegnato al più onorabile di tutti i Messaggeri, Muhammad, che Allah lo benedica e gli conceda la pace. È la parola di Allah e ad essa non è paragonabile la parola di alcun essere creato. Non diciamo che esso fu creato e non andiamo contro la Congregazione (jama`a) dei Musulmani a questo proposito.

Proibizione delle rappresentazioni iconografiche Nell'Islam e' proibita la rappresentazione pittorica di figure di esseri umani e di soggetti religiosi. Molto spesso, infatti, l'iconografia ha dato origine a fenomeni di idolatria, severamente proibita nella religione musulmana. Nella sua entrata trionfale nella citta' di Mecca, il Profeta Mohammed distrusse tutti gli idoli e le statue rappresentanti le varie divinita' preislamiche, asserendo che il culto deve essere tributato solo a Dio, il quale non puo' essere rappresentato. L'ingegno artistico islamico si e' quindi esplicato soprattutto attraverso la decorazione, l'architettura, I mosaici, il perfezionamento dell'arte calligrafica, strumento della rivelazione

Qualche nota sulla morale sessuale islamica
"Allah non vi punirà per i vostri voti vani.. " (Santo Corano, Sura al-Ma'ida, 5:89)
Il celibato o l'astinenza dalle cose buone e legali sono considerate dall'Islam 'voti vani!'
Il celibato non è sconsigliato solo per gli uomini, anche le donne sono scoraggiate dal restare nubili. L'Imam Ja°far as-Sadiq (as) disse: "Il Profeta ha reso illecito alle donne di diventare ascetiche e di negarsi ad avere marito "
°Abd us-Samad bin Bashir riporta che una donna andò dall'Imam Ja°far as-Sadiq (as) e disse: "Che Dio ti benedica; sono una donna ascetica". L'Imam le disse: "Cosa significa l'ascetismo per te?" La donna rispose: "Significa che non mi sposerò mai." L'Imam: "Perché?" La donna: "Praticando l'ascetismo, spero di conquistare il favore {di Allah(SwT)}". L'Imam: "Vattene! Se l'ascetismo fosse una maniera di conquistare il favore di Allah, Fatima ne avrebbe avuto più diritto di te perché nessuno può conquistare più favore {agli occhi di Allah} di lei"
Un episodio simile si narra anche a proposito dell'Imam Ridhà (as).
Il Profeta (S) disse: "I più bassi {di status} tra i vostri morti sono i non sposati"
L'Imam Ja°far as-Sadiq (as) disse che un uomo andò da suo padre, ed egli gli chiese: "Hai moglie?". Lui rispose: "No". Suo padre disse: "Non vorrei avere il mondo con tutte le sue ricchezze se dormissi di notte senza una moglie"

3) Il Matrimonio Aiuta la Spiritualità

Secondo l'Islam, contrariamente al cristianesimo, il matrimonio e il sesso non sono antitetici all'amore ed al culto di Allah (SwT). Invece che un ostacolo, il matrimonio è considerato un vantaggio sul cammino della perfezione spirituale.
Il Profeta (S) disse: "Chi si sposa ha già messo in salvo la metà della sua religione, pertanto deve temere Allah per l'altra metà"
Una persona che può soddisfare i propri istinti sessuali lecitamente, soffre meno distrazioni nel viaggio spirituale. L'amore per le donne e la fede sono interrelati. In un ĥadīth, °Umar bin Zayd riporta che l'Imam Ja°far as-Sadiq (as) disse: "Non penso che la fede di una persona possa crescere effettivamente se non è cresciuto il suo amore per le donne." Lo stesso Imam disse: "Ogni volta che l'amore di una persona per le donne cresce, la sua fede cresce in qualità".
Disse anche: "Chiunque aumenti il suo amore per noi {l'Ahl ul-Bayt (as)}, deve aumentare anche il suo amore per le donne".

Il matrimonio rende più alto perfino il valore delle preghiere. Il Profeta (S) disse: "Due rak°āt pregate da una persona sposata sono meglio che la veglia notturna e il digiuno di una persona non sposata."
Il Profeta (S) disse: "Chi voglia incontrare Allah in stato di purezza, dovrebbe incontrarLo con una moglie."

Una donna si recò a casa del Profeta (S) e ben presto il suo forte profumo riempì la casa. Quando il Profeta (S) le chiese ragione della sua visita, la donna disse che aveva provato di tutto per attrarre suo marito, ma in vano; non lasciava la sua meditazione per stare con lei.
Il Profeta (S) le disse di informare suo marito a proposito della ricompensa del rapporto sessuale, che descrisse con le seguenti parole: "Quando un uomo si avvicina a sua moglie, è protetto da due angeli e {in quel momento agli occhi di Allah} è come un guerriero che combatte per la causa di Allah. Quando ha un rapporto con lei, i suoi peccati cadono come le foglie dall'albero {nella stagione autunnale}. Quando esegue l'abluzione maggiore (Ghusl al-Janabah), si purifica da tutti i peccati."

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Le citazioni del Sacro Corano e le affermazioni del Profeta (S) e degli Imam dell'Ahl ul-Bayt (as) dimostrano che il punto di vista islamico a proposito del sesso e del matrimonio è in completa armonia con la natura umana. Si può facilmente concludere che per la morale sessuale islamica:

(a) Il matrimonio e il sesso sono caldamente raccomandati e non sono associati in alcun modo al male, alla colpa o al peccato;

(b) La vita monastica e il celibato sono inaccettabili;

(c) Il matrimonio è considerato un fattore vantaggioso nel cammino alla perfezione spirituale: impedisce che i Musulmani commettano peccati e, inoltre, innalza il valore dei loro atti di culto.

Tali insegnamenti neutralizzano il bisogno di una rivoluzione sessuale in una società islamica. Visto che non esiste la repressione sessuale, la questione di una rivoluzione sessuale non si pone.

(Normanna Albertini)

2 COMMENTS

  1. Precisazioni
    Difficile capire dove finisce l’opinione dello studioso franco-tunisino e dove comincia quello della lettrice in questo scritto. Personalmente concordo sul fatto che il Papa non abbia nulla di cui scusarsi. Concordo anche sul fatto che gli Stati Uniti abbiano commesso molti errori strategici nel loro recente passato finendo per fomentare sentimenti anti-occidentali. Quanto detto sul Corano potrebbe, però, essere pedissequamente applicato ai libri Vetero Testamentari. Approssimative certe valutazioni del Corano che, al pari della Bibbia ha fornito da supporto alle più disparate interpretazioni. Gli uomini, magari, possono anche ricevere un messaggio da Dio, ma da lì in poi inizia l’opera di invenzione e mitologizzazione propria del carattere umano e di cui neppure i Cristani (anzi, loro meno di tutti) sono andati immuni.

    (R.S.)


  2. Non ho espresso una mia opinione: ho solo invitato a pensare. Che è la cosa più difficile e, insieme, indispensabile di tutti i tempi. Non ho detto che “noi” abbiamo ragione e “loro” torto, ma che dobbiamo conoscerci, perchè parliamo linguaggi troppo diversi e rischiamo lo scontro infinito. Ho perplessità su Alexandre Del Valle, ma lo leggo ugalmente, come leggo tutto ciò che può aiutarmi a riflettere su questa situazione.
    Hanna Arendt diceva che solo la capacità di pensare può muoversi in modo da evitare il male. E’ su questo che bisogna puntare ora.

    Per Arendt, gli standard etici e morali basati sulle abitudini e sulle usanze hanno dimostrato di poter essere cambiati da un nuovo insieme di regole di comportamento dettate dall’attuale società. Lei domanda come sia possibile che, anche all’interno dei regimi, poche persone non vi aderiscano malgrado ogni coercizione, e risponde in maniera semplice: i non partecipanti, chiamati irresponsabili dalla maggioranza, sono gli unici che osano essere “giudicati da loro stessi”; e sono capaci di farlo non perché posseggano un miglior sistema di valori o perché i vecchi standard di “giusto e sbagliato” siano fermamente radicati nella loro mente e nella loro coscienza, ma perché essi si domandano fino a che punto essi sarebbero capaci di vivere in pace con loro stessi dopo aver commesso certe azioni.

    La Arendt chiaramente presuppone alla facoltà del pensare questo tipo di giudizio. E non c’è bisogno di una elevata intelligenza ma semplicemente l’abitudine di vivere insieme, e in particolare con se stessi, che significa essere occupato in un dialogo silenzioso tra io e io, che da Socrate è stato chiamato “pensare”.

    L’incapacità di pensare non è stupidità: può essere presente nella gente più intelligente e la malvagità non è la sua causa, ma è necessaria per causare grande male. Dunque l’uso del pensiero previene il male. Una delle questioni principali della Arendt è il fatto che un’intera società può sottostare ad un totale cambiamento degli standard morali senza che i suoi cittadini emettano alcun giudizio circa ciò che sta accadendo.

    E’ da evitare, insomma, l’aderire degli uomini a ogni tipo di standard morale, sociale o legale senza esercitare la loro capacità di riflettere, basata sul dialogo con se stessi circa il significato degli avvenimenti. In altre parole, la manifestazione del pensiero è capace di provocare perplessità e obbliga l’uomo a riflettere e a pronunziare un giudizio. La Arendt afferma inoltre: “La mia opinione è che il male non è mai ‘radicale’, ma soltanto estremo, e che non possegga né la profondità né una dimensione demoniaca. Esso può invadere e devastare tutto il mondo perché cresce in superficie come un fungo. Esso sfida come ho detto il pensiero, perché il pensiero cerca di raggiungere la profondità, andare a radici, e nel momento in cui cerca il male, è frustrato perché non trova nulla. Mi scuso per la lunga precisazione; in quanto alla Chiesa cattolica e ai suoi errori passati e presenti, l’anonimo/a commentatore/trice, se gli interessa capire il mio pensiero legga il mio libro, “Shemal” – Chimienti editore, in vendita su @Lhttp::/www.ibs.it@=www.ibs.it#L.