Come cristalli di Murano. Bellissimi. Ma fragilissimi. L’ha affermato don Vittorio Chiari, una vita spesa per i giovani, parlando proprio di questi ultimi.
Il dibattito era quasi “obbligato” dopo i tristi fatti ancora al centro della cronaca qui sull'Appennino, incentrato sui problemi dell’età giovanile e soprattutto su quelli dell’educazione, il “mestiere” forse più difficile del mondo. Vediamo qualche frase e qualche impressione raccolta.
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Don Vittorio: “E gli altri, dove sono?”. Si riferisce alle persone un po’ fuori dal giro parrocchiale o para-parrocchiale. Fabio Pizzul, figlio del notissimo e molto apprezzato cronista sportivo Bruno, 4 figli: “I genitori sono per sempre (‘anche quando un figlio non fa bene’)”.
Don Chiari. Nodo: “Molti ragazzi non stimano i propri genitori (oltrechè se stessi)”; e vale anche il reciproco. “E allora com’è possibile stabilire un dialogo, in incontro di generazioni?”.
Pizzul 1: “Bisogna saper fare spazio all’altro, nella propria vita. Una cosa che si dimostra sempre più complicata al mondo d’oggi. Nessun minuto che passiamo con nostro figlio è un minuto sprecato”. Pizzul 2: “Bisogna mettersi in ascolto e non solo parlare (il buon Dio ci ha fatto una bocca e due orecchie, qualcosa vorrà pur dire…), per far sì che l’altro si senta importante; e oggi questo aspetto è sempre più marginale”. Pizzul 3: “Abbiamo in casa un sacco di canali informativi, da cui ci giungono in diretta gli avvenimenti dell’altra parte del mondo. Ma non sappiamo magari cosa sta passando, nel medesimo istante, nella testa di chi ci sta vicino. Grande comunicazione globale. Illusorietà. Mancano i rapporti ‘brevi’, quelli che ti permettono di crescere”.
Arturo Ballàbio, un passato da calciatore, una promessa rimasta tale perché ha deciso di fare una vita diversa, cioè quello che sentiva più consona al suo essere; e oggi, alla soglia dei 60 anni, 5 figli tutti maggiorenni (“era ora!”), si dichiara pienamente soddisfatto del suo percorso. “Ho vissuto tutta la mia vita di genitore con disagio”. Eccola, la parola che “va” tanto, di questi tempi. Non è usata a caso, ovviamente. “Da calciatore frequentavo spesso grandi alberghi, grande lusso, night: una vita di merda. Ho conosciuto mia moglie, una ragazza buona d'animo, a cui ho chiesto di sposarmi prima che in quell’ambiente mi rovinassi. E poi l’incontro con don Chiari, una scommessa riuscita”. “Ora è tempo di fare il nonno e per questo occorre semplicità. I bimbi hanno voglia di giocare, non di menate”.
Don Chiari: “Giovani forse con poche proposte…”.
Siparietto. Interviene una signora che fa alcune considerazioni e poi non ascolta la replica di Pizzul. Interrompe, dice che non è stata capita. Si prende su. Se ne va. Va beh. Intanto si ragiona attorno ai concetti di “progetto” e di “promessa”; di possibilità anziché d'imposizione.
Silvana. “Mio padre ha sempre creduto in me, anche quando ho passato il mio periodo vivace; e nello stesso modo oggi mi rivolgo alle mie figlie”.
Don Chiari: “Bellissime parole”. Poi si rivolge a Ballabio: “Tu che fai quando un tuo figlio sbaglia?”. “M’incazzo”. E parla poi dell’importanza e dell’esempio.
Don Chiari: “Quando un ragazzo è lasciato solo è disponibile a qualunque avventura, anche la più tragica”.
E Ballabio insiste sull’importanza dell’esempio. “Le parole possono esprimere un concetto mentre l’espressione e la postura di chi ti sta davanti possono dire tutto il contrario”. E questi ultimi gesti vengono recepiti, eccome se vengono recepiti…
Interviene William. Parla della paura del genitore di dare sofferenza ai figli. Per don Chiari è un grave errore quello di togliere completamente ogni fatica ai ragazzi. “Il nocciolo è piuttosto quello di fornire un perché; e allora la fatica la si compie perché c’è un obiettivo". Bisogna sbagliare perché dagli errori si possa imparare. Ecco: “Ragazzi fragili come cristalli di Murano”.
Ballabio allarga. Oltre i confini della vita terrena: “Dare ai figli come orizzonte questa vita è limitante. Va bene: la laurea, la carriera… Ci si attacca al moroso, ai genitori. Ma poi quando questi scompaiono… Crolla tutto? Insomma: per chi e per che cosa?”.
Passione educativa: un gesto d’amore
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Colore. Risaltava l’abito “talare” di don Giordano, che indossava una vistosa felpina bianca su cui campeggiava in grande la scritta “Castelnovo Monti”.
In apertura avevano portato la loro testimonianza Alberto di Massa di Toano e Candida di Gombio di Castelnovo.
Mentre in chiusura ha preso il microfono per dire due cose “in croce” il vescovo ausiliare mons. Ghizzoni; al che don Bertolini gli si è appostato davanti con l’immancabile telecamera; e allora il presule lo ha scherzosamente bloccato in tempo reale posandogli una mano davanti all’obiettivo… Sorrisi.
Tutto questo è andato in scena ieri sera, alla prima del “nuovo” meeting dei giovani della montagna, a Campolungo. Il parterre era gremito. Presenti autorità e personalità, media, tantissimi genitori, appunto il vescovo ausiliare, molti sacerdoti della montagna, sindaco e vice di Castelnovo.
Stupendo
Siete splendidi e la geninità dei bambini arricchisce tutti noi. Grazie per quanto mi avete donato.
(Gennaro Tedesco)