CHE COS'E' IL BULLISMO?
Dan Olweus (1986, 1991): “un bambino subisce prepotenze, ossia è vittima di bullismo, quando è esposto ripetutamente e per lungo tempo alle azioni ostili di uno o più compagni” e quando queste azioni sono compiute in una situazione di “squilibrio di forze, ossia una relazione asimmetrica: il ragazzo esposto ai tormenti evidenzia difficoltà nel difendersi”.
Sharp e Smith (1994): parlano di azioni che mirano “deliberatamente a fare del male o danneggiare” e indicano alla base del fenomeno un “abuso di potere o un desiderio di intimidire e dominare”. Essi indicano fra le azioni bullistiche anche la “diffusione di pettegolezzi fastidiosi” e sottolineano che “alcuni comportamenti possono essere molto sottili. Una volta che un alunno o un gruppo di alunni abbiano stabilito una relazione di dominanza rispetto ad alunno o ad un gruppo di alunni, talvolta è sufficiente loro solo uno sguardo minaccioso per ribadire la loro posizione di forza”.
Fonzi (1997), “intenzionalità, persistenza e disequilibrio” di forze sono gli elementi che caratterizzano le azioni di bullismo.
DI CHE SESSO SONO E QUANTI ANNI HANNO I BULLI?
Il Bullismo è sia maschile che femminile.
Azioni bullistiche sono prodotte all’interno di gruppi di ogni età: bambini, preadolescenti e adolescenti.
Il picco delle azioni bullistiche viene raggiunto secondo Smith tra i 7 e i 13-14 anni (Sharp e Smith 1994).
Va ricordato che nella società le prepotenze continuano con conseguenze drammatiche durante il servizio militare, quindi certamente oltre l’età dei 18 anni, dove prendono il nome di “nonnismo”. Inoltre le prepotenze sono presenti anche nel mondo del lavoro, dove sono conosciute sotto il nome di “mobbing”.
CHE DIFFUSIONE HA?
Non è un fenomeno nuovo, da sempre la specie umana si è trovata di fronte alla scelta di impostare la relazione sulla base della cooperazione (pro-socialità) o dell'aggressività (Sharp e Smith 1994, Genta 2002).
Il fenomeno non riguarda particolari zone geografiche nazionali o internazionali. Di fatto, dopo i primi studi in Scandinavia, tutti i paesi che hanno voluto indagato hanno scoperto il fenomeno dal Giappone all’Europa, dagli Stati Uniti all’Australia (Fonzi 1995, Marini, Mameli, 1999).
Data la sua diffusione pressochè ovunque nel mondo, si può ipotizzare che il fenomeno non sia tanto legato a culture particolari, quanto piuttosto alla relazione umana e in particolare quando questa si sviluppa in gruppi non informali, ma organizzati e strutturati, da cui, per una serie di motivi non è facile uscire a piacimento: scuola, caserma, lavoro, famiglia.
DATI SULLA DIFFUSIONE DEL BULLISMO
Dal Rapporto Nazionale sulle Condizioni di Infanzia e Adolescenza (2002 e 2004) realiazzato da Telefono Azzurro e Eurispes su giovani di età compresa tra i 12 e i 18 anni:
- Il 33,5% dei ragazzi intervistati dichiara che nella propria scuola si verificano atti di prepotenza da parte di compagni.
- Il 50% del campione ha minacciato o aggredito qualcuno
Dalla ricerca su scuole superiori (8) svolta da Provincia, Comune, AUSL di Ferrara attraverso PROMECO (2003) su prime e seconde superiori:
• - 11% si dichiarano bulli
• - 17,8% si dichiarano vittime
• - 10,7% si dichiarano bulli-vittime.
• - 57,3% dichiara che il luogo dove si subisce prepotenze è la classe.
DAL MONITORAGGIO DI RISKY-RE ANNO 2004-2005 (indagine nelle scuole superiori):
- Non sono usciti e/o hanno evitato un luogo per paura il 23,8% dei ragazzi. Tra i luoghi evitati la scuola è al III° posto.
- Negli ultimi 12 mesi sono stati minacciati o aggrediti con coltelli, pistole o altre armi il 6% dei ragazzi.
- Negli ultimi 12 mesi, sono stati coinvolti in uno scontro fisico il 29,5% dei ragazzi. La scuola è il II° posto in cui si è minacciati o aggrediti.
- Negli ultimi 12 mesi hanno minacciato o aggredito qualcuno il 31% dei ragazzi. Le ragazze lo fanno più da sole, i maschi più in gruppo.
- Negli ultimi 12 mesi hanno minacciato o aggredito qualcuno il 31% dei ragazzi. Le ragazze lo fanno
Tratto da http://risky-re-insegnanti.splinder.com/