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Integrazione, dipende cosa s’intende

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L’intervento coraggioso dell’assessore provinciale alla solidarietà e all’immigrazione Marcello Stecco fa ben sperare che finalmente anche il centrosinistra abbandoni la via del “buonismo” fine a stesso, che porta poco lontano, per avviare un percorso serio, reale ed organico in tema d’immigrazione.

Riconoscere che il multiculturalismo è fallito non è certamente una vittoria, per noi che abbiamo ideali, il senso dell’accoglienza e che abbiamo tanto sperato che nella nostra terra si potesse giungere ad una vera integrazione tra cittadini di diverse etnie!
Così non è stato ed il riconoscerlo, così come il riconoscere che i flussi migratori sono già un processo difficile da governare, è già un buon punto di partenza.
La partenza con il piede giusto presuppone, tuttavia, onestà intellettuale, per cui per prima cosa bisogna porsi la domanda se effettivamente le parti in causa abbiano, almeno per ora, questo benedetto desiderio di integrarsi e sinceramente a me pare di non avvertire come priorità tale aspetto.

Dobbiamo tuttavia metterci d’accordo sul significato della parola integrazione.
Se per integrazione intendiamo l’inserimento delle persone straniere nella realtà italiana, dobbiamo continuare a perpetrare politiche sociali, abitative, per il lavoro, con ancora maggiore impegno, cercando di dare agli immigrati pari opportunità e la dignità del vivere quotidiano e poi la cittadinanza.
Se per integrazione intendiamo socializzazione e condivisione di valori, beh! siamo ancora molto lontani! L’integrazione non può in ogni caso essere a senso unico; la coesione sociale è molto più a rischio di quanto non si voglia far credere!

Usiamo le nostre energie per capire meglio di quali e quanti flussi la nostra economia necessiti, mettiamo in atto una serie di strategie, concertazione e cooperazione con gli altri paesi europei per l’impegno contro la clandestinità selvaggia, maggiore incisività e severità nella lotta contro i trafficanti di esseri umani, contro il lavoro nero e lo sfruttamento.

Ma poi, per chi decide di vivere in Italia o negli altri paesi europei, occorre una strategia di doveri di cittadinanza, come ha sottolineato l’Assessore Stecco, rispetto della nostra cultura, legalità, come lo si chiede a noi, pari opportunità, con la schiena dritta e a testa alta!

Chi decide di vivere in un altro Paese, chiunque e da qualsiasi Paese provenga, deve conoscere le regole della comunità nella quale si trova ed attenersi alle leggi.
Ucoii, terrorismo, violenza tout court, violenza sulle donne: no grazie!

Abbiamo il dovere della solidarietà, possiamo anche diventare più poveri per aiutare chi ha più bisogno di noi, ma non possiamo rinunciare al nostro bagaglio di valori, alla libertà acquisita, al senso di giustizia, alla sicurezza, alla certezza della pena.
In questo senso, anche l’indulto, così poco trasparente, che il cittadino si è visto piombare addosso, ha aumentato la percezione di uno Stato ingiusto e nel quale tutto può accadere.

Demagogicamente, molti cittadini italiani tendono a fare il binomio criminalità-extracomunitario. Niente di più sbagliato, ma è anche vero che ci deve fare riflettere vedere che, in tanti episodi di criminalità di questi ultimi tempi, feroci, di una violenza inaudita, senza neppure la più recondita (comunque non ammissibile) "giustificazione" ideologica, gli attori sono extracomunitari, per lo più clandestini. Da ciò la necessità di governare e gestire al meglio il fenomeno migratorio, fatto epocale da cui non si può più prescindere.

Grandi rischi, ma anche grandi opportunità!
Non più ghetti, non più comunità di neri qua o di cinesi là, non più luoghi dove si ha paura di passare, anche di giorno, ma zone abitative miste dove, nel tempo, qualcuno di noi scoprirà il piacere di avere un vicino di casa con il quale condividere dei valori e degli interessi o che stimerà per come riesce a crescere i propri figli, ma senza rigore per tutti, senza punti fermi, senza onestà intellettuale, non si va da nessuna parte; inoltre non va dimenticato che nuove povertà si aggiungono a nuove povertà e che il sistema welfare potrebbe anche rischiare di saltare!

(Rosa Ruffini, coordinamento provinciale Margherita)