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Il Canto del Mondo a Castelnovo ne’ Monti con Ascanio Celestini

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Secondo appuntamento per la provincia di Reggio Emilia con il Canto del Mondo:

Sabato 5 Agosto, Ascanio Celestini sarà al Teatro di Castelnovo ne’Monti (RE), con il suo spettacolo: La Pecora Nera. Elogio Funebre del manicomio elettrico.

IL CANTO DEL MONDO.
Il Festival della narrazione, dell’oralità come spettacolo, ideato da Maurizio Maggiani, è organizzato dalla Provincia di Lucca in qualità di ente capofila per il progetto, con la collaborazione dei Comuni e delle Comunità Montane delle Province di Reggio Emilia, Parma e Massa Carrara, e la consulenza del Centro Tradizioni Popolari di Lucca.
Gli 8 appuntamenti che riguardano la provincia di Reggio Emilia (Frascaro, Castelnovo ne' Monti, Succiso, Sologno, Ligonchio Centrale, Cerreto Alpi, Collagna, Ca' Ferrari di Busana) rientrano all'interno della programmazione della Biennale del paesaggio, promossa dall'Assessorato alla cultura e al paesaggio della Provincia di Reggio Emilia. +
I luoghi che ospitano di volta in volta gli spettacoli sono parte integrante dell'evento stesso, unendo alle culture e alle antiche tradizioni che caratterizzano e identificano il territorio il potere magico della narrazione dei singoli artisti.

ASCANIO CELESTINI
La pecora nera. Elogio funebre del manicomio elettrico

"Raccolgo memorie di chi ha conosciuto il manicomio un po’ come facevano i geografi del passato. Questi antichi scienziati chiedevano ai marinai di raccontargli com’era fatta un’isola, chiedevano a un commerciante di spezie o di tappeti com’era una strada verso l’Oriente o attraverso l’Africa. Dai racconti che ascoltavano, cercavano di disegnare delle carte geografiche. Ne venivano fuori carte che spesso erano inesatte, ma erano anche piene dello sguardo di chi i luoghi li aveva conosciuti attraversandoli. Così io ascolto le storie di chi ha viaggiato attraverso il manicomio non per costruire una storia oggettiva, ma per restituire la freschezza del racconto e l’imprecisione dello sguardo soggettivo, la meraviglia dell’immaginazione e la concretezza delle paure che accompagnano un viaggio." (Ascanio Celestini)

Ascanio Celestini è nato a Roma nel 1972.
Lavora con la Compagnia Teatro del Montevaso di Livorno e con Canti per l’Agresta di Roma, gruppo musicale che svolge un’attività di raccolta e rielaborazione di canti e musiche popolari. Ha lavorato come mascheraio per diversi artisti italiani e insegna tecniche del racconto orale, costruzione e uso della maschera ad anziani, adulti, bambini, ad attori professionisti e non. Tra i suoi spettacoli, di cui è autore, regista e interprete, ricordiamo Cicoria (1998), In fondo al mondo e Pasolini (1999) con Gaetano Ventriglia. Vita morte e miracoli è il primo movimento di Milleuno, una trilogia sulla narrazione di tradizione orale, di cui fanno parte anche gli spettacoli Baccalà, Il racconto dell’acqua e La fine del mondo. Nel 2005 ha vinto il Premio UBU per lo spettacolo Scemo di guerra nella categoria "Nuovo testo italiano".

IL FESTIVAL
Ancora sulle vie dei canti. Era una scommessa, ma 8.000 persone si sono spostate, lo scorso anno, da un versante all’altro del crinale dell’Appennino tosco-emiliano per seguire scrittori e poeti, attori e musicisti, maggianti, cantafole e cantastorie, confermando l’idea forte che ha dato vita al Canto del Mondo: l’Appennino è luogo di narrazioni. Le 8.000 persone erano abitanti dei borghi ma anche giovani on the road che hanno seguito i canti data dopo data (resoconti e recensioni se ne trovano molte sui blog), ricostruendo quelle linee immaginarie (appunto le "vie dei canti") che, attraversano l'intero Appennino.
E la narrazione è la storia antica e il futuro di un Festival giunto alla sua seconda edizione. Ad agosto nel quadrilatero del Parco dell’Appennino, che comprende i territori della Garfagnana, della Lunigiana, del Parco del Gigante e il versante appenninico parmense, si incontrano narratori, poeti, teatranti, musicisti, maggianti e cantastorie, tutti uniti da una passione: la narrazione orale.
Tra gli ospiti del Festival, oltre a Maurizio Maggiani, ci sono Alba Donati, Ivana Monti, Elisabetta Salvatori, Lisetta Luchini, Marco Cattani, Vincenzo Pirrotta, Mauro Chechi, la Compagnia del Maggio della Val d’Asta e Andreino Campoli detto Tatone il Contafole. Molti di questi artisti hanno posto la narrazione al centro del loro lavoro sia esso di tipo testuale, sia musicale che teatrale. Alcuni di loro (come Maggiani, Donati, Monti) hanno anche un legame biografico con l’Appennino, essendovi nati o avendo scelto i suoi luoghi per viverci.
Il Parco dell’Appennino
Il Festival unisce i luoghi del crinale appenninico tosco-emiliano, luoghi che dal crinale sono stati divisi ma che hanno avuto una storia culturale simile: la comune vocazione alla conservazione delle tradizioni orali e del sapere a queste connesso. La narrazione si è espressa nei secoli in varie forme popolari come i Maggi, i contafole e i cantastorie e ha rappresentato la trama di un territorio veramente unito dai racconti tramandati da una generazione all’altra, passati da borgo a borgo, da un versante all’altro. I luoghi del Festival sono molti: da San Romano e Varliano in Garfagnana a Sassalbo e Comano in Lunigiana; da Castelnovo ne’ Monti e Villa Minozzo sul versante Reggiano a Corniglio nel Parmense. Saranno proprio le piccole piazze, o i sagrati, le Pievi, le aie, le radure ad accogliere i nuovi e i vecchi narratori, proprio su quei sassi o in quei boschi di castagni dove un tempo qualcuno, sul far della sera, si sedeva e iniziava a raccontare.
L’Appennino è un’identità che si è formata in una singolarità geografica fisica e umana che permane oltre le epoche. "È per chi ci vive, per chi ci è nato per chi ci torna - dice Maurizio Maggiani - radici che si sono fatte albero, un albero che vive da millenni, che conserva le tracce fossili delle sue età, che ad ogni mutare di stagione porta nuovi segni sul tronco e nuovi germogli sui rami. È nell’immaginario di chi vi si è nei secoli inoltrato e ancora lo transita, un luogo dell’Altrove, un luogo del Fantastico. Per gli uni e per gli altri, è un luogo di narrazioni. Gli abitanti dell’Appennino tosco-emiliano hanno costruito nel tempo macchine di narrazione complesse e originali, hanno insegnato qualcosa all’Ariosto, hanno imparato forse qualcosa da lui. Hanno una sorta di coazione alla costruzione del fantastico e con quello alimentano il loro albero, la propria identità. La montagna è una Voce."
Il Canto del mondo, intende dare spazio a questa voce, far rivivere e creare uno spazio della narrazione, fare della montagna appenninica il corpo e il luogo delle Voci del Mondo. Il Parco dell’Appennino diventerà un punto di riferimento nazionale ed internazionale "per chi si occupa, ha piacere, è curioso del raccontare".