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Casellario giudiziale a punti?

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Riceviamo e pubblichiamo.

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L’indulto da ieri, dopo l’approvazione del Senato, è legge. Il ministro della Giustizia dice che così lo Stato si dimostra forte. Vien da credere invece che esso cali le braghe e dimostri solo la sua incapacità.

Così è: quando un’azione la si compie (anche) per cause di forza maggiore (esempio più gettonato: le carceri sovraffollate) e non per scelta scevra da vincoli più o meno contingenti, non la si può definire in altro modo.

Uno Stato serio e che si vorrebbe tale le carceri che mancano le costruisce, e in tempi ragionevoli. E non, a rovescio, le svuota per poter poi ripristinare nuovamente “il livello” adeguato di detenuti e quindi per… sovraffollarle di nuovo! Tornando al punto di partenza. E con i lavori per l’edificazione di nuove case circondariali – se questo è veramente il problema – sempre in situazione “Godot”. Ma che senso ha?

Decisioni come questa si ripercuotono certamente in primo luogo sulla pelle di chi ha subìto. Persone che in tanti casi hanno avuto la vita definitivamente rovinata. Gente che (se ci credeva) non ci crederà mai più. Ma non solo di loro.

Non si rischia di rendere, così facendo, quasi una specie di normale categoria del vivere quella del delinquere? Come tante altre, né più né meno? L’onestà (che sta diventando sempre più sinonimo di candore e ingenuità, roba buona per fessacchiotti e gonzi) potrà così essere derubricata da frutto di paziente e lungo lavoro educativo, di moralità, di osservanza delle leggi e della convivenza sociale a semplice opzione. Una tra le altre. Da prediligere se e in quanto conveniente. Senza troppi scrupoli. Già sapendo che “comunque vada sarà un successo”. Non siamo forse nell’era della globalizzazione? Nell’età del “pensiero personale”? Nel tempo in cui ogni valutazione o scelta di vita ha una propria dignità che si pretende non sindacabile e, in quanto frutto di libera scelta, suscettibile di rispetto, o quantomeno di comprensione o tolleranza, nella sua diversità?

Spingendo un po’ il ragionamento (ma, ci pare, non così fuori luogo): a che serve allora l’attività di educazione dei figli? A che pro rivendicare un sistema scolastico efficiente? Esiste ancora tra le materie scolastiche la vecchia “storia ed educazione civica”? Converrà buttare retorica, proclami e slogan nella pattumiera. E definire la nuova regola aurea che non esistono regole. O meglio: che le regole si stabiliscono e applicano a tempo, luogo e persona, secondo condizioni date e convenienza del momento.

Qui non si tratta di fare né del giustizialismo né del populismo. Tra giustizialismo e Giustizia ci sarà pure una buona “via di mezzo” per cui chi sbaglia – entro il quadro delle garanzie costituzionali – paga il suo conto; tra il tacciare di populismo e il cavalcare il malcontento o il dissenso dei cittadini esisterà pure un ragionevole percorso di compromesso positivo per cui si è in grado di riconoscere la fondatezza di certe ragioni e le si antepone alle convenienze incrociate degli attori che siedono in Parlamento. I quali dovrebbero rappresentare, prima ancora che gli interessi della scuderia che li ha lanciati, l’antico e sempre utile buon senso. Ma quando le posizioni che si confrontano sono improntate al “mercato” politico o ad eventuali interessi inconfessabili oppure anche, più terra terra, ai mai morti schemi ideologici non ci si sorprenderà se si verificano questa e tante altre scelte che provocano (a dir poco) malumore.

Anche se esistono differenze sostanziali tra vocaboli, vicini come suono ma lontani quanto a significato, come perdòno e perdonismo, bontà e buonismo, sono purtroppo comuni fastidiose confusioni, cosicché spesso i sentimenti dell’individuo si riducono ad acre poltiglia, persi e stritolati in perversi giochi strumentali.

Indulti, condoni, “chiuse d’occhio”. Questo è il campionario d’esempi che – come in questo caso – promana diffusamente dai vertici del nostro Paese. Chi sbaglia non paga. Sbaglia invece, e paga, chi vorrebbe nutrire fiducia in un sistema più equo di garanzie e di diritto.

Proposta. Perché, dopo la patente di guida, non introdurre anche il casellario giudiziale a punti? Per il furto di galline 1 punto tolto, per uno scippo 2… (…) …per l’omicidio di un minore (il caso del piccolo Tommaso Onofri è ancora così fresco… ) 20… E via…

(Lettera firmata)